È tutta questione di…
cognizione di sé.
Sentiamo spesso parlare di
normalità sempre pronti
a ignorare il notevole contributo che apporta
nelle nostre azioni quotidiane, e lentamente ci abituiamo a non apprezzarla per il positivo che invece porta con sé. Eppure, è proprio con questa categoria mentale che possiamo ogni giorno
credere che il futuro sia possibile, considerando ciò quasi un nostro diritto. Ma dimentichiamo che tutto quello che abbiamo
lo dobbiamo a quegli adulti che chiamiamo genitori e nonni, senza dei quali tutto di noi sarebbe certamente claudicante, o peggio non esisterebbe proprio.
Non a caso allora per il sesto anno consecutivo, si è appena svolto a Pienza, dal 3 al 7 novembre, il Campus per la valorizzazione della persona, per volontà dell’Istituto Comprensivo “John Lenon” di Sinalunga, della Sezione Soci Valdichiana Nord di Coop Centroitalia, dell’ASL n. 7 di Nottola, l’Amministrazione comunale di Pienza, la Curia Vescovile e la collaborazione di altri enti.
Si tratta dell’
unico Campus educativo esistente in Italia dedicato alle eccellenze intellettuali (adolescenti con una votazione scolastica media oltre l’otto in tutte le materie), con il grande valore aggiunto di aver lavorato assieme al Centro “Lorenzo Mori”, che ospita ragazzi meno fortunati, sia dal punto di vista scolastico che esistenziale, a Gugliano, nel Comune di Trequanda. Vi erano Gino ed Enrico (i nomi sono, ovviamente, di fantasia), due adulti, ospiti fin da giovani del Centro che da sempre
è per loro l’unica, vera e grande famiglia. Vi erano altri
ragazzi vittime di ogni forma di violenza, che coraggiosamente affrontano la diffidenza con la quale si difendono dai loro tragici ricordi,
cercando di liberarsi dei loro genitori, altri adulti resi disgraziati, a loro volta, da una catena infernale di dolore che si perde nel tempo.
Ma è proprio
grazie a questa combinazione, unita alla presenza di cinque studenti universitari del Dipartimento per le Scienze dell’Architettura dell’Università di Genova, che siamo riusciti a
studiare,
fare e
progettare domande e risposte riguardo a temi importanti della nostra vita, con 35 ragazzi dai 13 ai 21 anni, in un clima che si è subito dimostrato vincente.
Sono stati trattati temi come l’immigrazione e il progetto
Mare nostrum; la violenza domestica ed il femminicidio, la disabilità sia adolescenziale (fisica e mentale) che adulta ed anziana; il concetto di
qualità della vita di fronte al tema dell’eutanasia e del testamento biologico; la presenza in tutti noi di parti maschili e femminili con le quali agiamo spesso a livello inconscio, e, infine, si è discusso circa i concetti stessi di
intelligenza ed
eccellenza.
I ragazzi del Centro Mori
sono riusciti a farci capire quanto sia importante, per il benessere della nostra mente, vivere in un ambiente in cui siano
banditi i giudizi su ciò che appare, per sospendere ogni forma di critica negativa personale,
imparando a valutare le persone per il proprio desiderio di
dare e
ricevere amore,
affetto e
protezione. Una delle cose più emozionanti per me, è stato così scoprire che i miei studenti, del terzo ed ultimo anno della laurea triennale in Design del Prodotto e della Nautica, si sono scoperti fragili di fronte ai dolori di altri loro coetanei,
imparando a ringraziare l’appartenenza a famiglie normali e pertanto quasi ovvie e scontate.
Se vogliamo davvero migliorare, in questo strano paese scolasticamente arretrato e civilmente superdotato, cerchiamo tutti noi di
unire le forze, e di tacere i giudizi che contrappongono le persone una contro l’altra, ricordando – come ci insegna Emily Dickinson – che nessuno di noi conoscerà mai la propria altezza sino a quando non sarà chiamato ad alzarsi da qualcuno che lo ama.
Di
Alessandro Bertirotti, l'Antropologo della Mente