Troppo poco parliamo di disabilità, non ponendo l’attenzione sul modo di vivere disagiato di tanti nostri concittadini, sui luoghi di accoglienza, di terapia e riabilitazione. Ma anche di trasporto dei disabili. Avere la possibilità di viaggiare, di passeggiare per la propria città, di partecipare a eventi autonomamente senza scontrarsi con le numerose barriere architettoniche, è troppo spesso un sogno per chi non è autosufficiente. Ma dover fare la propria terapia quotidianamente nei luoghi deputati a farla è un diritto e non può diventare una gara ad ostacoli o addirittura un incubo.
Il mondo della disabilità è assai complesso e fragile, ha bisogno della dovuta attenzione. Non possiamo limitarci a definirlo un “disagio”, perché viene meno il senso di tutto quello che contiene questa parola, che è fatta di tante persone coinvolte. Oltre all’attore principale, il disabile, chi gli vive intorno nel quotidiano: la famiglia, le professionalità operanti, le istituzioni. Sono molte le figure coinvolte. Per cui sono necessari progetti di avvicinamento e di supporto, dove la comunicazione, innanzitutto e poi l’operatività, con una serie di iniziative per favorire altri percorsi, siano messi in atto.
Noi intendiamo parlare di disabilità un po’ più spesso, per non dimenticare i nostri concittadini più obliati. Per cominciare, raccontiamo di come fanno a raggiungere ogni giorno i luoghi della riabilitazione: ci sono aziende che operano nel settore del trasporto dei disabili, che si impegnano quotidianamente per migliorare la propria offerta e per garantire gli spostamenti di coloro che hanno vari tipi di disabilità. Le persone con disabilità sono costrette a fare uso di sedie a rotelle e necessitano quotidianamente di accompagnamento per poter raggiungere i centri di riabilitazione.
L’articolo 26 delle Legge 104/92 è intitolato “mobilità e trasporti collettivi”. Esso attribuisce alle Regioni la definizione delle modalità con le quali i Comuni dispongono gli interventi per consentire alle persone portatrici di handicap la possibilità di muoversi liberamente sul territorio, usufruendo, alle stesse condizioni degli altri cittadini, dei servizi di trasporto collettivo appositamente adattati o di servizi alternativi. In questo senso le Regioni sono tenute a redigere dei piani regionali di trasporto e dei piani di adeguamento delle infrastrutture urbane.
Sono i Comuni a dover assicurare modalità di trasporto individuali per le persone portatrici di handicap che non sono in grado di servirsi dei mezzi pubblici. Nella sola Capitale, ogni giorno 1250 persone con diverse disabilità, vengono prelevate da circa 200 pulmini dalle loro case, in diversi orari concordati con le famiglie secondo l’esigenza della terapia, per recarsi nei centri di riabilitazione detti semiresidenziali, per seguire un programma riabilitativo personalizzato e finalizzato al recupero funzionale e sociale, per poi essere riportate a casa in tutta sicurezza. A bordo trovano il personale qualificato all’accompagnamento, un autista e un operatore. Su richiesta specifica dell’Asl di competenza può anche esserci un secondo operatore. I mezzi di trasporto devono essere efficienti e in piena regola, altrimenti le Asl applicano specifiche sanzioni economiche ed altre penali, che potrebbero giungere, in particolari casi, anche alla rescissione del contratto con l’azienda di trasporto. A bordo ci sono operatori con anni di esperienza nel settore della disabilità.
Il trasporto è un momento di aggregazione per i disabili, gli utenti interagiscono fra loro al di fuori del contesto familiare e dei centri dove fanno la riabilitazione. Sui mezzi infatti non ci sono familiari. Per fare questo tipo di lavoro bisogna avere una buona dose di empatia e di sensibilità, doti necessarie a creare una relazione umana con coloro che utilizzano il servizio, così come con le famiglie. Poiché si tratta di un settore di attività molto delicato, per essere svolto in totale sicurezza, bisogna seguire precise normative che riguardano le caratteristiche degli automezzi, l’integrità delle persone trasportate e delle sedie a rotelle. I veicoli, sulla cui efficienza abbiamo già accennato, devono essere adeguati al trasporto dei disabili e pertanto sono opportunamente modificati per accogliere pazienti con determinate patologie invalidanti. Sono realizzati con accorgimenti particolari che permettono e facilitano l’accesso nell’abitacolo, il tragitto e l’uscita dal mezzo, salvaguardando quindi l’utente e la sua sedia, lo strumento più caro al disabile.
Possono usufruire dell’assistenza riabilitativa presso centri accreditati, i cittadini minori e adulti con disabilità fisiche, psichiche, sensoriali o mista. Ogni mezzo può trasportare 7 utenti a capienza massima, ma difficilmente si arriva alla capienza massima, perché si va incontro alle esigenze dei familiari, prevalentemente sull’orario. Talvolta richiedono di prendere un ragazzo la mattina presto, altre volte più tardi. Poi bisogna seguire gli orari delle terapie, quindi si seguono in via prioritaria le esigenze personali.
Cerchiamo di dare, con questi approcci al tema della disabilità, l’opportunità di riflettere insieme su tutto quanto ruota intorno ad una persona disabile, a quali sono così i bisogni e le urgenze sui quali attivare percorsi efficaci e le istanze su cui ragionare. Ci imponiamo di parlare di disabilità per porre l’accento sulle differenti esigenze, per condividere le buone prassi così che diventino occasione di confronto e percorsi professionali validi fra i differenti interlocutori e per far sentire sempre più i familiari di una persona con disabilità al centro di una rete di buoni intenti, di capacità e competenza.
@vanessaseffer
da L'Opinione
Mar 19