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Giu 15

Comitato “Gli Ultimi”

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Vanessa Seffer, presidente del Comitato "Gli Ultimi"

Vanessa Seffer, presidente del Comitato "Gli Ultimi"

La storia recente del nostro paese ci ha consegnato un periodo lungo quasi diciotto anni che ci ha fatto precipitare dentro una spirale economica, che ha peggiorato in maniera repentina le già precarie condizioni di molti, lacerando le aspettative e le speranze di una generazione che aveva ed ha bisogno di realizzarsi soprattutto nel mondo del lavoro, ma che vede allontanarsi sempre più tale prospettiva, con l’incubo di una precarizzazione ad oltranza. Questa condizione già manifestatasi con lo spirare della c.d. “Prima Repubblica”,ha subito una brusca accelerazione dal momento in cui l’Italia, con l’ingresso nell’eurozona, ha dovuto fare i conti con il carico del debito pubblico aumentato dalle scelte di rinvio dei Governi degli ultimi 20 anni, e con un sistema bancario alle prese con la crisi finanziaria conseguente ai crack delle grandi banche statunitensi e internazionali del 2008.Ciò ha comportato l’attuale “credit crunch” a danno della piccola e media impresa e delle famiglie, impedendo di fatto l’accesso al credito a tutti coloro che non debbono staccare cedole o incassare dividendi speculativi. In tale contesto, non si può tacere che l’eurozona ha privilegiato le rendite finanziarie ed i capitali “anonimi”, mortificando le persone ed eliminando la sovranità monetaria dei singoli Stati, sovranità che avrebbe consentito di utilizzare la leva monetaria nazionale quale importante ammortizzatore anticrisi. Ancora, va detto che il debito pubblico, successivamente all’adozione dell’euro, ha subito un ulteriore peggioramento e la nostra una classe politica, insieme agli altri beneficiari di rendite parassitarie di posizione, ha sperperato denaro pubblico a esclusivo beneficio proprio e delle rispettive clientele. Sicché, lo scotto dell’arroganza e dell’irresponsabilità di queste elite è ricaduto sulla testa (e sulle tasche) dei cittadini, insomma sugli ultimi di questa società malata e senza più speranze. A nulla finora si sono dimostrate le denunce nei confronti del sistema bancario, le cui iniziative non rispondono più alle esigenze delle persone, risultando “etero-dirette” dalla banca centrale europea (le varie “Basilea 1, 2 e 3”), sensibile più ai c.d. “poteri forti”, agli intrighi di palazzo, alla criminalità organizzata e/o a logge più o meno occulte con regie internazionali che ai bisogni reali delle persone. Ci hanno così imposto loro uomini e le loro scelte a capo di governi e delle relative politiche di “sacrifici”, intimandoci di non “scegliere” con le regole democratiche, ma di subìre che loro scelte (come se a governare finora fossero state le persone). Per tali ragioni le donne e gli uomini promotori della presente petizione, ancora fiduciosi che “la sovranità appartiene al Popolo”, come solennemente affermato dalla Costituzione del 1946, chiedono al Parlamento che, in questo scorcio finale di legislatura, piuttosto che sfiancarsi nella ricerca di un sistema elettorale che premi l’una o l’altra formazione partitica, adotti misure legislative volte a concretizzare in tempi brevi le indicazioni della presente iniziativa, così sintetizzate:
  • rinegoziare le condizioni per restare nell’eurozona, luogo attualmente di instabilità ed incertezza non solo economica, e che ha permeato ogni aspetto del vivere quotidiano. L’Europa, quindi, deve diventare un orizzonte di speranza per i bisogni delle persone e non solo un luogo di mercanti e/o di speculazioni finanziarie;
  • cancellare il debito pubblico non causato dal popolo e che ha determinato l’impoverimento dei cittadini, operando anche contro gli organismi internazionali quali il F.M.I. (Fondo Monetario Internazionale), dato che l’Italia è “to big to fail” e che ancora la “sovranità” appartiene al popolo italiano, che conserva intatto il suo diritto a non rispettare le decisioni ingiuste dei “pubblici poteri”;
  • nazionalizzare le banche e le grandi centrali finanziarie nazionali, affinché venga penalizzata la speculazione finanziaria con misure realmente interdittive e con una fiscalità di sfavore;
  • ridare fiducia al credito, con misure di garanzia pubblica (Fondi di garanzia basati sugli asset pubblici) a favore delle piccole e medie imprese, nonché dei settori economici oggi penalizzati (il comparto edilizio, specie di quello a favore delle giovani famiglie; quello dei grandi lavori; l’agricoltura; quello della “green economy”; l’internazionalizzazione delle imprese), investendo da subito nella scuola, nella ricerca pubblica e privata (le “conoscenze” di cui l’Italia è ancora piena), e nei giovani in cerca di occupazione (il “salario sociale” fino al raggiungimento della prima occupazione) le risorse ottenute da una politica di finanza straordinaria (un prestito pubblico obbligatorio, come in tempo di guerra, remunerato con “crediti d’imposta” spendibili) e da una vera lotta alla criminalità economica di mafie e potentati vari, con il ricorso a misure di prevenzione anche nei confronti delle grandi centrali finanziarie);
  • vietare qualsiasi candidatura politica a persone raggiunte da procedimenti giudiziari che possano pregiudicare la loro “moralità” e il loro “onore”, secondo la previsione dell’art. 54, 2°comma, Cost., senza attendere gli esiti di una giustizia lenta e spesso di parte;
  • disporre che gli stipendi pubblici (e/o derivanti da società anche in parte partecipate da enti pubblici) non possano superare quello del Presidente della Repubblica, con taglio di ogni benefit, senza possibilità di cumulare retribuzioni e/o rimborsi spese per cumulo di incarichi;
  • prevedere che coloro che abbiano rivestito incarichi politici per 2 legislature non possano essere ricandidati;
  • riequilibrare la tassazione delle rendite finanziarie e patrimoniali in misura non inferiore al 33%.
Solo così, infatti, la nostra Patria potrà “cambiare” in meglio, ripetendo un “miracolo economico” cui non solo noi italiani crediamo la possibilità: basta soltanto richiamare le parole di speranza al popolo americano dette dal Presidente Barack Obama all’indomani della sua rielezione, malgrado la contrarietà delle mafie e dei potentati internazionali. Insomma, ci dite perché agli americani la “speranza del cambiamento” sì e a noi no? In caso contrario, la nostra iniziativa diventerà quella di promuovere uno “sciopero dal voto”, perché “noi ci siamo seduti dalla parte degli ultimi, dato che gli altri posti erano già tutti occupati” (dai banchieri, dai malavitosi e dai cialtroni che finora ci hanno governato).
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