Il cuore dei problemi del Paese, l’unica vera priorità non è la liquidità delle imprese o la crescita dei posti di lavoro ma la cristallizzazione della struttura sociale. Senza lo smantellamento delle corporazioni, delle attuali modalità di acquisizione del consenso e senza l’eliminazione o, quantomeno, la drastica riduzione della discrezionalità politica, la ripresa dell’economia finirebbe con l’alimentare ulteriormente le clientele e la corruzione. Le risorse, infatti, sarebbero impiegate per risolvere i problemi delle imprese partecipate o contigue alla politica ed i posti di lavoro sarebbero destinati agli amici o agli amici degli amici. La struttura sociale resterebbe cristallizzata rendendo ancor più profondo il solco tra protetti ed emarginati. Destra e sinistra non sono in grado di rispondere all’emergenza e di dare sufficiente affidabilità per l’opera di risanamento e rilancio perché non hanno né l’interesse né la volontà di farlo. Il Governo di Mario Monti, che ha dato la priorità al risanamento economico, a mio avviso sbagliando, nonostante i 54 voti di fiducia, invece di aiutare il Paese ha “salvato” una classe politica largamente screditata e sul punto di essere travolta.
Lasciare la gestione delle risorse o dei posti di lavoro ad una classe politica capace di mettere le mani su tutto ciò, anche sul volontariato, che può produrre denaro o clientele sarebbe come portare l’acqua con un secchio bucato. Se le scelte politiche sono nell’interesse del Paese allora i partiti devono liberare la via del progresso ostruita dal corporativismo. Se c’è la volontà ed il coraggio è un’operazione semplice e rapida per una classe politica che è riuscita, all’indomani dello scandalo petrolifero, a far arrivare in 16 giorni la legge sul finanziamento dei partiti sulla Gazzetta Ufficiale.
Avv. Riccardo Cappello
Da Il Cappio, del 28/5/2013
Mag 30