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Mag 30

I bambini, una volta per tutte, di Alessandro Bertirotti

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Alessandro Bertirotti

Su un totale di 29 paesi, l'Italia si posiziona al 22° posto, all’interno della classifica sul benessere dei bambini nei Paesi ricchi, subito dopo Spagna, Ungheria e Polonia e prima di Estonia, Slovacchia e Grecia, e la situazione l'Italia da questo punto di vista migliora solo in alcuni settori. È quanto ci spiega il Presidente dell'Unicef per il nostro Paese, Giacomo Guerrera, ricordandoci che in Italia il 17% dei bambini – pari a circa 1.750.000 minorenni– vive sotto la soglia di povertà. L’Italia è in buona posizione anche per il suo livello “NEET” (Not in Education, Employment or Training) nell’ambito di una graduatoria che comprende tutti i Paesi industrializzati, e si posiziona dopo la Spagna, con l’11% dei giovani che non sono iscritti ad una scuola, non lavorano e non frequentano nessun corso di formazione. Il rapporto dell'Unicef, presentato il mese scorso e di cui troppo poco si è parlato, dimostra che non esiste una correlazione tra Pil individuale e il benessere dei più piccoli, infatti i Paesi cosiddetti ricchi registrano una povertà infantile che è giunta ad un pericoloso livello di guardia. Al contrario, per esempio, accade quando consideriamo il Nord Europa, la zona dove si registra il più alto tasso di benessere infantile (con i Paesi Bassi, Finlandia, Islanda, Norvegia e Svezia a guidare la classifica). Siamo però contenti di scrivere che in questi ultimi periodi, i Paesi dell'Europa centro-orientale presentano condizioni di vita migliori, rispetto a quelli più industrializzati. Infatti, la mortalità infantile (in riduzione in tutti i paesi che hanno fornito dati al riguardo) è in discesamentre è aumentato il tasso di iscrizione scolastica. I dati Unicef dimostrano inoltre che, eccezion fatta per lo sport, che è ancora poco praticato dai bambini e dai giovani, i comportamenti rischiosi ed estremi sono ancora tollerabili: contenute le cifre che riguardano le vittime di bullismo, i giovani fumatori e pochi sono anche i ragazzi che hanno abusato di alcoolnella loro vita. Possiamo dunque affermare che nel nostro Paese le cose continuano a non andare nel verso giusto, visto che l'interesse che le istituzioni rivolgono ai bambini sembra essere pari a quello che rivolgono agli anziani e ai carcerati. Questo atteggiamento è preoccupante se pensiamo che l'utenza debole, quella che abbiamo appena ricordato, non sarà mai nelle condizioni di trasformarsi in forte senza una presenza massiccia dello Stato. Sembra invece che ci troviamo, ancora una volta, di fronte ad uno Stato che sa essere censorioregolatore e persino prescrittivo, mentre sembra sia lontano dall'idea che il benessere della popolazione è il risultato di una costruzione architettonica lenta, ma costante e tenace. Solo quando uno Stato farà delle proprie debolezze istituzionali i propri luoghi di investimento reale, potremo davvero dirci evolutivamente utili al mondo intero, oltre che a noi stessi.
Prof. Alessandro Bertirotti
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