«

»

Nov 10

ATAC..cati al Tram! di Maurizio Bonanni

Share

modificata

 

Indovinate un po’ chi sta nel cuore del cuore degli inganni di Roma? Mamma Atac ("Azienda Tramvie e Autobus del Comune") che, come sostiene L’Espresso,  «da dieci anni almeno, è la stanza di compensazione e la tasca della politica capitolina. Il perno di un sistema» di finanziamento (occulto) dei Partiti, nonché della politica locale laziale e romana. Proprio quell’Azienda comunale di trasporto che vorresti ti portasse dalle tue parti, ma che per te non passa mai! Invece il suo indebitamento corre come un treno, all’interno di un buco complessivo del bilancio capitolino pari a 800 milioni di euro! Dai dati riportati da L’Espresso, a fronte di 12mila dipendenti, un miliardo di passeggeri trasportati nel 2012 (un terzo di quelli della "Rapt" parigina, un quarto di quelli londinesi della Transport for London), l’Atac vanta un deficit annuo di oltre 150 milioni e un debito complessivo che ha raggiunto 1 miliardo e 600 milioni. La prima cosa che vi viene in mente di chiedervi è: “quanti di quei 12mila guidano treni e autobus”? E lì troverete la stessa, tragica risposta che riguarda il rapporto sanitari/amministrativi nella sanità: una ristretta minoranza. Il resto degli assunti, staziona comodamente in ufficio, o è impiegato in mansioni sedentarie nelle stazioni della metropolitana e nelle biglietterie.

 

E c’è da dire “meno male”! Se fossero tutti operativi, quei 12mila, supererebbero di gran lunga i mezzi disponibili, in grado di tenere la strada! Si vede che i nostri politici e responsabili amministrativi non sanno fare minimamente di conto! Altrove, si sarebbero chiesti (i cittadini..) come si giustificano simili organici elefantiaci e i costi abnormi, che caratterizzano il sistema di trasporti nella Capitale. Altrove, si sarebbero guardati attorno, consultando i bilanci e i dati infrastrutturali (N° di stazioni; km tot. di linee ferrate; N° di linee di autobus/metro; N° passeggeri trasportati/anno; etc.) di sistemi di trasporto efficienti, come quelli di Londra e Parigi, per stabilire costi standard accettabili, per la gestione ordinaria della rete e la costruzione di nuove linee. E, invece, no: qui da noi i trasporti collettivi sono un comodo sistema di finanziamento pubblico dei Partiti, di tutto l’Arco Consociativo delle Larghe Intese (ACLI.. “Absit Iniura Verbis”). Volete sapere come si fa a produrre qualcosa come 70-80 milioni di fondi neri con false bigliettazioni? Facile: basta che si mettano tutti d’accordo (Marino lo è? Alemanno lo era? O si tratta soltanto di una sola combine di tecnici?), e il giochino è semplicissimo.

Lo spiega sempre L’Espresso, facendo riferimento a una recente inchiesta della magistratura romana. In sintesi, lo schema fraudolento funziona così: ogni biglietto “buono” possiede un suo codice unico identificativo. Quando lo si passa nei lettori per l’obliterazione, il sistema informatico lo contabilizza nell’archivio di quelli utilizzati, mentre un altro archivio contiene i codici di tutti quelli emessi. Ebbene, i due archivi sono “separati”, anziché essere uniti per la testa come gemelli siamesi. Buon senso vorrebbe, infatti, che il codice del biglietto usato sia cancellato dalla giacenza, e il suo valore venga contabilizzato nell’attivo di cassa, in modo “trasparente”. Se, invece, si vuole creare un enorme fondo nero, basterà clonare quante volte si vuole lo stesso codice, perché il ricavato di tutti i biglietti (autentici) “falsi”, identici al primo, vada a finire in un capiente fondo nascosto, sfuggendo a tutte le verifiche contabili! Geniale, non trovate? Non avreste voglia di guardare negli occhi l’ingegnere che l’ha concepito, per chiedergli cortesemente di cambiare mestiere e di rifondere il danno patito dalla collettività, sempre che qualcuno non glielo abbia ordinato?  Voglio proprio vedere quanti pesci piccoli e grandi resteranno impigliati nella rete.. metropolitana, alla fine dell’attuale inchiesta della magistratura!

Un rimedio, del tutto generale, ci sarebbe.. Basterebbe far digerire alla burocrazia (tutta!) le due seguenti cose fondamentali: a) l'introduzione -a sistema- della metodologia dei costi standard, incentrata, come si diceva, su di un'accurata comparazione internazionale, a parità di servizio reso, e successivo "benchmarking", che serve a scoprire chi fa molto meglio di noi, nel rapporto prezzo/qualità, in base agli indicatori prescelti; b) garantire ai burocrati solo una quota-parte dell'attuale stipendio base e, poi, stabilire ferrei circuiti premiali, per la produttività e la qualità dei servizi resi, in modo da equiparare, senza mezze misure, il dipendente pubblico a quello privato. Faccio un rapido es.: per ammortizzare una TAC bisogna farla lavorare anche di sabato e di domenica? Pazienza: se vorranno guadagnare, medici, infermieri, operatori della sanità faranno i turni che servono, parametrando il loro stipendio accessorio di risultato sul montante dei ticket pagati dall'utenza. E via dicendo..

Ultima, ma non meno clamorosa annotazione: lo sapevate che la stragrande maggioranza delle cartelle maggiorate che vi spedisce Equitalia –riguardanti, ad es., multe ex Codice della Strada- sono illegittime? Già, perché esiste una sentenza annulla-sanzioni della Corte di Cassazione, N. 3701 del 16 Luglio 2007, che “qualcuno” ha cercato di tenere disperatamente nascosta, in cui si statuisce che gli interessi del 10 per cento, su base semestrale, applicati da Equitalia sono illegittimi. Eppure, le Tre Scimmiette delle Tasse hanno continuato ad applicare la suddetta maggiorazione, come se nulla fosse, malgrado che la Corte abbia stabilito espressamente «l'iscrizione a ruolo della sola metà del massimo edittale e non anche degli aumenti semestrali del 10 per cento. Aumenti, pertanto, correttamente ritenuti non applicabili». Allora, miei cari concittadini, perché non sottoscriviamo, tutti assieme, una bella “Class Action” contro Equitalia, e ci facciamo restituire tutte le somme non dovute? Almeno in questo, cerchiamo di fare una piccola rivoluzione liberale, passando da sudditi a protagonisti del nostro destino!

 

Share

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Puoi usare i seguenti tag ed attributi HTML: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <s> <strike> <strong>

Questo sito fa uso di cookie tecnici e di terze parti per il suo funzionamento. Per ulteriori informazioni sui cookie e su come eventualmente disabilitarli, leggere la Informativa estesa cookie. Proseguendo la navigazione, ricaricando questa pagina o cliccando sul link Accetta cookie si accetta quanto specificato nella Informativa estesa cookie. Informativa estesa cookie | Accetta cookie