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Feb 06

Benedetta Rinaldi, il bel volto della televisione italiana nel mondo, di Umberto Mucci

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benedettarinaldi1009290Dopo un periodo di pausa, è ripresa la trasmissione Rai dedicata agli italiani all'estero. La RAI rappresenta per molti italiani una importante risorsa per rimanere in contatto con l'Italia, ed avere una trasmissione a loro dedicata, oltre al normale palinsesto di programmi trasmessi nel mondo ma realizzati per gli italiani che vivono in Italia, è fondamentale. Significa che almeno nella tv pubblica c'è chi capisce l'importanza dei nostri connazionali emigrati. La scelta è ancora più da premiare considerando che chi presenta la trasmissione è una brava e bella giovane italiana, fiera della sua appartenenza e – chi lo scrive lo ha verificato di persona, avendo avuto l'onore di essere a volte ospite in studio – molto professionale e capace di mettere sempre a loro agio i suoi ospiti, molti dei quali non sono abituati a stare da questa parte della telecamera. Incontriamo con piacere Benedetta Rinaldi, che è già nel cuore di tantissimi italiani nel mondo, e in particolare negli Stati Uniti.   Benedetta, qual è la tua storia? Come sei arrivata nel mondo della televisione? Ci sono arrivata partendo dalla radio, dove iniziai grazie ai sacerdoti salesiani dove io andavo a scuola, che avevano e hanno una piccola radio a Roma che si chiama Radio Meridiano 12. Su base volontaria ho cominciato con loro, partendo dalla redazione e poi nel corso di quattro anni arrivando a condurre in onda; da lì mi è capitato di essere chiamata a lavorare per la Radio Vaticana, e poi per una sostituzione nell'ambito della rubrica religiosa di RAI 1, che si chiama "A sua immagine". A quel punto in RAI hanno deciso di darmi più spazio, e in breve, eccomi qui. Community è il programma per gli Italiani nel mondo che presenti ogni giorno, e che poi è trasmesso in tutto il mondo sulle frequenze di Rai Italia. Quali sono i temi che toccate? Community nasce per mettere in contatto tra di loro le comunità sparse di italiani sparsi nel mondo, che probabilmente non si conoscono, essendo appartenenti a paesi e società che sono in diversi continenti. L'entusiasmo nelle tante storie che ci arrivano e che ogni giorno raccontiamo, però, è lo stesso, è quello italiano: sono storie individuali o di associazioni, di persone che amavano l'Italia quando sono partiti e continuano ad amarla. Un'altra parte del programma è dedicata ai rappresentanti di associazioni o gruppi di italiani nel mondo, che vengono in studio a descrivere le loro attività, le loro problematiche, le risorse che hanno: tematiche molto frequenti in quest'ambito sono quelle del rientro degli italiani che sono all'estero e l'avvicinamento con le nuove generazioni o magari con gli oriundi, a volte vogliosi di rientrare in Italia. Una terza parte del programma è dedicata all'ospite "misterioso", che ogni giorno è una persona famosa che ha legami con l'Italia e con l'estero, per qualche motivo: perché ha viaggiato, perché ha avuto successo, perché parte della sua famiglia viene o è ancora fuori dall'Italia. Inoltre nella rubrica Info Community diamo spazio ogni giorno a quesiti che ci arrivano via email alla nostra posta elettronica community.italia@rai.it e cerchiamo di dare loro risposta con i nostri esperti consulenti di fisco, notai, avvocati e di altre cose importanti per gli italiani all'estero. Infine c'è una bellissima rubrica sulla lingua italiana dove ogni giorno, con l'aiuto dei linguisti della Società Dante Alighieri, raccontiamo una parola italiana nuova (che gli italiani all'estero potrebbero dunque non conoscere) o vecchia (e quindi caduta in disuso) oppure parliamo di un dialetto regionale. Ogni puntata può essere rivista online sul sito, che è nuovissimo, www.raitalia.it e lì cercare la sezione Community, dove si possono trovare sia le puntate intere che anche tutte le singole rubriche che interessano del programma, puntata dopo puntata. "Mamma RAI" ha appena festeggiato il suo sessantesimo compleanno. Senti l'importanza di lavorare per un'azienda che ha avuto un ruolo fondamentale nell'evoluzione e nella crescita del popolo italiano dal dopoguerra ad oggi? La sento certamente. Sarebbe bello se tornasse ad essere fondamentale anche oggi. La RAI ha avuto grandi meriti nell'educare e far crescere l'Italia del dopoguerra, però a volte adesso sembra aver perso questa capacità. Noi a Community abbiamo molto presente i meriti della RAI di allora, e siamo coscienti del potere del mezzo televisivo stando attenti a dare messaggi giusti e ponderati: ma a me sembra che a volte in altri programmi non sia esattamente sempre così. A volte, da utente RAI, mi spiace quasi accogliere in casa mia situazioni e linguaggi non propriamente adeguati, messaggi sbagliati. E' vero che la concorrenza impone una gara a chi fa più audience, ma, per come la vedo io, la concorrenza dovrebbe portare ad un innalzamento della qualità dei messaggi che passano, del linguaggio che si usa, di quello che si vede: non il contrario. Questo non significa che io non creda al ruolo guida della RAI, anzi: ci sono ancora programmi improntati a questo spirito, come quelli di Piero Angela, alcuni di RAI 3. Gli italiani in America: come li descriveresti, dal tuo punto di vista? Sono gli italiani nel mondo che conosco di più, perché ho avuto modo di andare in America più di una volta per quella che era RAI International, che ora non c'è più. Le persone che ho incontrato io erano tutte a metà tra l'essere italiane e l'essere americane: ho visto una perfetta integrazione col tessuto sociale e col modo di pensare americano, ma senza che questo abbia intaccato la loro forte italianità. A me piace il fatto che gli italiani in America abbiano preso il meglio della società dove sono andati a vivere, e hanno potuto sviluppare il loro essere italiani in un contesto che magari, in alcuni settori, li ha aiutati più di quanto non accadesse qui in Italia. Per questo, a mio avviso molti italoamericani sono italiani "al quadrato", cioè potenziati dal fatto di vivere dove le proprie qualità ed i propri meriti sono valorizzati e premiati meglio e di più. Hai una storia che ti ha colpito, che riguardi qualche connazionale emigrato negli Stati Uniti? Mi viene in mente Mario Collavino: un friulano che oggi ha più di 80 anni, che ho voluto conoscere di persona dopo aver sentito raccontare la sua storia. Questo signore è partito dal Friuli col fratello, erano falegnami: sono andati in Canada, dove hanno iniziato a fare i muratori, e poi si sono messi in proprio, aprendo una piccola ditta di lavori (il suo primo appalto fu di un marciapiede). Da lì sono cresciuti fino a costruire anche negli Stati Uniti e poi in tutto il mondo stadi, parcheggi, supermercati, grandi palazzi, ponti ... fino ad essere i vincitori della gara per l'edificazione della Freedom Tower, a Ground Zero a New York, con tanto di elogi e ringraziamenti finali per il lavoro svolto in maniera perfetta. La sua storia è l'esemplificazione di come gli italiani, partiti dall'Italia senza altisonanti titoli di studio e veramente con niente, siano riusciti a guadagnare soldi e successo grazie solamente alle loro qualità, la loro intraprendenza e la loro caparbietà, che sono state loro ben riconosciute nel Nord dell'America. Ed è anche una storia che premia la pulizia, la trasparenza, l'onestà di quegli italiani: perché Collavino ci ha spiegato che gli americani, come è giusto che fosse, per costruire un qualcosa di così importante come la Freedom Tower, che non è solo un edificio ma anche un po' un monumento, hanno messo in piedi un rigorosissimo sistema di controllo e verifica sulle aziende che avrebbero partecipato, non volendo che nulla di illegale ci fosse per chi si occupava di questo fondamentale aspetto della ricostruzione di quella simbolica area. Tra l'altro, Mario Collavino è una persona molto semplice, umile, affabile, che ti mette a tuo agio: ha conservato in questo la sua italianità, sebbene sia anche un deciso, veloce e pragmatico imprenditore di successo. Ed è sempre sorridente e gioviale. Quando tornerai negli Stati Uniti? Molto probabilmente tornerò a settembre per l'Associazione Culturale di New York, che ogni anno organizza, con il suo fondatore Tony Di Piazza, un festival della canzone italiana fatto molto bene, con talenti veramente in gamba e musica di ottima qualità. Di Umberto Mucci, We the Italians
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1 comment

  1. Umberto

    Buon giorno, Vorrei sapere da che provincial dell’Italia proviene il cognomen GIAMPAOLO ,Una volta credevo che era solo in Abruzzo ,Ricordo negli anni cinquanta eravamo cinque famiglie di GIAMPAOLO a Ripa Teatina ,poi io emigrai ,e ritornando in Italia gli Giampaolo di Ripa Teatina sono scomparsi tutti ,Grazie e BUON NATALE a voi tutti di RAI COMMUNITY,

    Umberto Giampaolo Da Philadelphia.

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