Questa classe politica, la generalizzazione è d’obbligo oltreché inevitabile, se avesse lo spirito di iniziativa di aprire una trattoria, fallirebbe certamente. Ha affinato la capacità di attirare clienti ma non sa, e forse neppure ha interesse, cucinare. Saccheggiando le risorse pubbliche si è, finora, procurata gli argomenti per solleticare l’avidità e la vanità degli elettori. I quali hanno perso ogni fiducia nei partiti ormai trincerati nei fortilizi delle società pubbliche per distribuire gli ultimi incarichi di governo e sottogoverno. Ed è proprio negli strumenti usati per acquisire il consenso che si annidano i reati e la corruzione. Infatti, ha irreggimentato la società ordinata in gabbie associative, entro le quali la volontà del singolo si annacqua e si diluisce, e si è posta al vertice della piramide ricattando, con l’arma legislativa spianata le categorie. Con le quali trova sempre un accordo alle spalle ed ai danni del cittadino che, non disponendo di una lobby che ne tuteli gli interessi, è condannato all’eterna emarginazione. Il popolo è sovrano solo in virtù di un’affiliazione con buona pace del suffragio universale.
La politica, invece di tutelare l’interesse pubblico generale difende le minoranze organizzate in proporzione al numero di elettori che ciascuna di esse è in grado di portare al seggio: invece di aiutare l’individuo a liberarsi dalle categorie aiuta queste ultime a sopraffarlo. L’intera classe politica si candida a rimuovere gli ostacoli allo sviluppo col consenso di chi la sostiene proprio perché gli garantisce rendite parassitarie ed inamovibilità del contesto. Tutti sono d’accordo nell’offrire agli appartenenti a generi diversi quelle pari opportunità che non esistono neppure tra gli appartenenti allo stesso sesso. In questa lotta tra la vecchia società corporativa e la nuova società fondata sul mercato e sulla competizione, la classe politica si affanna nel tentativo di autoriprodursi mentre il Paese è sommerso dalle macerie di un sistema che crolla sotto i colpi della tecnologia e della globalizzazione.
Di Riccardo Cappello, Il Cappio
Mar 08