I riformisti, cercando di rattoppare un sistema giunto al capolinea, finiscono con l’essere i peggiori conservatori. Se tutti i partiti sono trasversalmente d’accordo nel contrastare il Movimento 5 Stelle, alimenta il sospetto che Grillo sia l’unico a voler effettivamente spezzare quel consociativismo che consente la spartizione delle risorse in proporzione al consenso elettorale ottenuto. Chi è insediato al potere contesta il linguaggio ed i toni usati dall’opposizione con provvedimenti sostanzialmente antidemocratici, con un infastidito “Ragazzo, lasciaci lavorare”. Le minoranze, se la legalità è controllata dall’èlite dominante che ha il potere di legalizzare l’illegalità, sono inevitabilmente spinte verso comportamenti ai limiti della legalità. Non è la degenerazione del linguaggio a trascinare il Paese su una strada pericolosa ma i provvedimenti di chi, riparandosi dietro le istituzioni limita le libertà democratiche di coloro che quotidianamente vedono crescere la distanza tra le proprie condizioni di vita ed i privilegi di coloro che dovrebbero rappresentarli. Grillo forse sarebbe antidemocratico se in Italia ci fosse una parvenza di democrazia. Ma non c’è ! Viviamo in un Paese in cui si predica l’equità ma i cittadini non sono affatto uguali di fronte alla legge, in cui i professionisti della politica sono riusciti a conciliare il pluralismo occidentale con lo statalismo comunista ai danni dell’individuo. Grillo non demolisce il sistema ma ne certifica un decesso provocato dalla tecnologia e dalla globalizzazione.
Di Riccardo Cappello, Il Cappio
Mag 21