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Ago 15

Sì, è stato giusto (scientificamente) espellere l’Imam. Di Alessandro Bertirotti

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È tutta questione di… ospitalità. Il Middle East Media Research Institute, vicino alla causa israeliana, con il proprio Head Quarter a Washington, ha pubblicato un video nel quale l’Imam della Moschea di San Donà del Piave invoca: “Oh! Allah porta su di loro ciò che ci renderà felici. Oh! Allah, contali uno ad uno e uccidili fino all’ultimo. Non risparmiare uno solo di loro. Fai diventare il loro cibo veleno, trasforma in fiamme l’aria che respirano. Rendi i loro sonni inquieti e i loro giorni tetri. Inietta il terrore nei loro cuori”. Il filmato è in arabo e sottotitolato in inglese, con la traduzione confermata da esperti arabi. Il ministro Angelino Alfano ha espulso dal nostro Paese l’Imam. Ha fatto bene, anzi benissimo, e questa mia affermazione non è dettata da ideologie di origine politica, ma è l’espressione di una impostazione, oserei dire, scientifica e disciplinare. Sono sempre stato un fautore della tolleranza culturale, ossia della necessità di creare occasioni di confronto, anche tumultuose, fra opinioni e tradizioni diverse, rispettando però una caratteristica antropologica che la nostra specie possiede assieme ad altri mammiferi ed animali: la territorialità. Non ne faccio assolutamente una questione di religione e di cultura, ma una questione molto più semplice, ossia geografica. Il nostro rapporto quotidiano con lo spazio ed il tempo si traduce in rapporto con il territorio nel quale si vive e con le fasi della vita quotidiana che lo stesso territorio ci permette di sperimentare. Questa relazione, antropologicamente determinata e ben iscritta nella nostra mente, all’interno di parti cerebrali molto antiche, come l’Amigdala e l’Ipotalamo, è fondamentale per esercitare la tolleranza verso la diversità. Ma questa tolleranza è plausibile solo se accompagnata dall’intransigenza verso ogni forma di volontaria provocazione verso atteggiamenti palesemente aggressivi. Infatti, tollerare non significa accettare qualsiasi cosa, come qualche desueta e criminale ideologia ha fatto credere a molte persone in questo mondo, come se un qualsiasi territorio, abitato da persone che ospitano stranieri, fosse indifferente ad atteggiamenti anti-evolutivi ed aggressivi. Incitare alla distruzione di un popolo, anche avesse commesso i più efferati delitti, da parte di qualsiasi autorità religiosa, che in alcune culture è persino autorevole politicamente, è esercizio di una tale ineducazione culturale che l’Occidente europeo (almeno quello più civile…) non può tollerare come presente all’interno della propria geografia. Questo semplice concetto è valido per tutte le popolazioni finora studiate e conosciute su tutto il globo circumterrestre, e per trovare accettazione di tali impeti di aggressività bisogna vivere in Paesi in cui regna la dittatura, oppure scegliere un altro sistema solare che accolga simili dichiarazioni di intolleranza. Di Alessandro Bertirotti, l'Antropologo della mente
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