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Set 23

Cosa fare per la pace? Di Fiorella Ialongo

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  Da molto tempo i valori di accoglienza, prossimità, sostenuti dall’ex Ministro Andrea Riccardi e dagli amici della Comunità di S. Egidio si sono tradotti in azioni condivise con il comune di Fondi. Di questo rapporto, consolidatosi nel tempo, la cittadina pontina ha voluto recentemente  riconoscerne l’importanza attribuendo la cittadinanza onoraria all’ex Ministro Andrea Riccardi. Nel corso della stessa serata si è svolto  un evento culturale,  la presentazione di due libri, organizzato dal comune di Fondi con la Comunità di S. Egidio ed intitolato: “I papi e la pace”. Questo tema è stato scelto per ricordare i cento anni dall’inizio della I Guerra Mondiale. Questa data, per la Chiesa, è importante. Da allora, infatti, con Papa Benedetto XV essa ha abbandonato le “scorie” della “guerra giusta” per abbracciare il progetto della pace totale. Da queste premesse è derivato un dibattito sull’ attuale situazione internazionale, a cui hanno fornito il loro autorevole contributo il Sottosegretario agli Affari Esteri Mario Giro, il Presidente della Comunità di S. Egidio Marco Impagliazzo e gli autori delle opere letterarie presentate. Il primo è stato il prof. Andrea Riccardi, che ha illustrato il suo libro intitolato: “L’uomo dell’incontro”. In esso è analizzata l’attività diplomatica internazionale di Angelo Giuseppe Roncalli, divenuto prima Papa Giovanni XXIII e poi santo. Il secondo autore è stato il prof. Roberto Morozzo della Rocca, docente di storia contemporanea all’Università Roma 3, che ha commentato il suo libro dal titolo: “Tra Est ed Ovest”. In esso è evidenziata l’azione di uno dei diplomatici vaticani più fini e conosciuti: il Card. Agostino Casaroli. I libri contengono una grande lezione molto attuale in riferimento alle crisi internazionali. Si tratta dell’importanza di una diplomazia del dialogo rispetto ad una dello scontro, del muro contro muro. Le figure di Papa Giovanni XXIII e del Card. Casaroli hanno testimoniato che la pace non è fatta solo dalle vittorie militari degli eserciti, ma la storia può essere cambiata anche dall’agire degli uomini. I protagonisti dei libri hanno realizzato la seconda ipotesi in un periodo molto difficile, quello della Guerra Fredda, del bipolarismo, cioè della divisione dell’Europa in due grandi blocchi di influenza. Di fronte ad un enorme problema qual’ era all’epoca il comunismo per il Vaticano, essi non hanno avuto paura di prendere l’iniziativa. Essi hanno provato a dialogare con i Paesi dell’Est anche se all’inizio è sembrato inaudito dialogare con la “cortina di ferro”, con i “senza Dio”. Papa Giovanni XXIII si è ispirato, nella sua azione, ad  una teoria che è stata la forza del suo pontificato: mettere da parte quello che divide e lavorare su quello che unisce. Questa idea lo ha probabilmente guidato nel ruolo che ha svolto, ossia favorire il disgelo tra Chruscev e Kennedy nella crisi di Cuba del ’62, quando il mondo è sembrato vicino alla III Guerra Mondiale. Il Card. Agostino Casaroli costituisce ancora oggi un modello per la diplomazia vaticana. Ha fatto scuola per come è stato discreto protagonista nell’Ostpolitik, la politica di apertura verso l’Est. Essa l’ha intesa come dialogo, comprensione, mediazione tra gli uomini. La sua opera ha rappresentato il lavoro preparatorio dell’azione che, iniziata con Papa Giovanni XXIII, si è conclusa con il crollo del muro di Berlino. Tutto questo è evidente nella foto di copertina del libro “Tra Est ed Ovest” in cui si vede il Card. Casaroli invitare al dialogo Gorbacev e Papa Giovanni Paolo II. Quest’opera di mediazione ha raggiunto il culmine nel 1973 con la Conferenza di Helsinki. Essa era stata voluta dai sovietici per cristallizzare i confini politici dell’Europa dell’Est dopo la II Guerra Mondiale con l’allargamento ad Occidente dell’influenza russa. Per questo motivo i Paesi occidentali, ed in particolare gli Stati Uniti, non erano favorevoli a parteciparvi. Ma il fatto che la Santa Sede vi avesse aderito, fece da traino per l’ingresso per l’Italia e poi per le altre Nazioni alleate, compresi gli USA. Grazie al lavoro svolto nei dibattiti preparatori dal Card. Casaroli, nei 10 punti finali della Conferenza di Helsinki furono fissati elementi che i sovietici non avevano previsto. Concessero sostanzialmente il diritto di ingerenza, oltre “cortina”, agli Occidentali nel campo dei diritti umani fondamentali in cambio della fissazione definitiva delle frontiere. La Conferenza di Helsinki costituì anche la base dei successivi sviluppi politici tra Est ed Ovest sui diritti umani. In particolare diventò lo strumento di difesa delle libertà polacche contro le oppressioni sovietiche. Inoltre, il Cardinal Casaroli intuì che Gorbacev apparteneva ad una nuova generazione di russi, che avrebbe potuto cambiare la situazione internazionale e riuscì anche a dissipare le iniziali diffidenze verso il leader russo da parte di Papa Giovanni Paolo II. All’epoca, sarebbe stato difficile pensare che la libertà potesse venire anche dal capo del comunismo sovietico. Oggi, come nel periodo della Guerra Fredda,  ci si può chiedere come poter reagire di fronte ai focolai di crisi che minacciano di riunirsi. Dai relatori è stato sottolineato il pericolo di “guerre di religione”. Le forze politiche dovrebbero piuttosto concentrare i loro sforzi  nell’elaborazione di strategie per realizzare la pace. In questa direzione è stata  evidenziata la necessità di rafforzare il dialogo tramite una diplomazia più ferma. Questo significa  una maggiore responsabilità internazionale nella soluzione delle crisi tenendo presenti antiche tradizioni di mediazione in cui l’Italia potrebbe assumere un ruolo di interlocutore importante. Per questo, potrebbe essere proficua la “politica dei piccoli passi” descritta nei libri presentati. Fiorella Ialongo
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