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Set 14

Chi valuta i valutatori ? Di Riccardo Cappello

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Se sono i peggiori a determinare nomine e carriere perché ostinarsi a buttare soldi nella scuola ? I più capaci avrebbero maggiori possibilità di emergere se l’assegnazione degli incarichi fosse affidata al sorteggio come avviene per i giudici popolari. Una Repubblica fondata sulla rassegnazione e costruita sulla filosofia di “mamma, Paese e posto fisso” può produrre solo conigli che si muovono rasentando i muri per non bagnarsi e per essere pronti ad entrare in un portone al primo accenno di temporale. Ognuno si trascina dietro persone di capacità inferiori alle proprie, per presidiare le vie di accesso al lavoro, e costruisce le caratteristiche necessarie ad accedere agli incarichi a misura della persona che vuole nominare. Non c’è da stupirsi. In fondo, anche i bandi di gara sono spesso cuciti addosso all’impresa che si vuol favorire. Il problema non è il debito pubblico ma l’assenza di meritocrazia che ha azzerato un’intera classe dirigente ed occluso ogni percorso per ricostruirla. In tale contesto è estremamente difficile che possano emergere dei leaders. Anzi, spesso sono ritenuti tali coloro che sono dotati di prontezza di spirito e capacità di adeguarsi e districarsi. Manca chi sappia assumersi la responsabilità di decidere tra le diverse soluzioni prospettate dagli esperti. I quali, nel dubbio, finiscono con l’essere sostituiti. Mentre nel 1985 la Thatcher eliminò con un solo colpo, ed in una notte, tutte le 45 contee metropolitane compresa quella di Londra, in Italia è ancora aperto il dibattito sulle Province. Ma la Thatcher era un leader, sapeva cosa fare ed ha avuto il coraggio di farlo. Senza proclami e senza annunci ha rotto lo status quo preparando il terreno alle profonde trasformazioni dell’economia inglese. Le grandi riforme sono mute e la montagna di bugìe spesso nasconde la volontà di non volerle affrontare. Come ci ricordava un editoriale del Corriere della Sera “nella legislatura in corso abbiamo già inghiottito 3.917 commi, 55 leggi, 41 decreti. Il nuovo esecutivo (con una media mensile di 3,33 decreti) ha superato di gran lunga i 4 esecutivi precedenti”. I leaders affrontano i problemi rischiando l’impopolarità, gli altri si accontentano di:galleggiare in un mare di chiacchiere!  Di Riccardo Cappello, Il Cappio
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