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Dic 12

Come si combatte la corruzione? Nominando un’Authority! Di Riccardo Cappello

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C’è una ragnatela di corpi intermedi che avviluppa il Paese emarginando chiunque non abbia una lobby a proteggerne gli interessi. Creata col pretesto di avvicinare le istituzioni ai cittadini, ne complica il rapporto per trarre profitto dalle disfunzioni. Gli eletti intrattengono rapporti solo con i protetti, ai quali i disperati, non avendo alcun rapporto con gli eletti, sono costretti ad affidare la gestione del proprio consenso. I protetti, quindi, sono grandi elettori, collettori di voti che vivono in quel mondo di mezzo in cui si sviluppa la corruzione. La  quale è il portato delle modalità di acquisizione del consenso. Le leggi anticorruzione hanno un forte impatto emotivo ma non risolvono il problema anzi finiscono con il complicarlo. Una volta in presenza di una scandalo si nominava una Commissione oggi, invece, si crea un’Authority o un assessorato alla trasparenza cercando qualcuno che metta sul piatto la sua credibilità: crede di aiutare il Paese mentre aiuta chi è insediato al vertice a restarci. Finita l’emergenza, l’arma legislativa fa tornare tutto come prima. Il Parlamento non ha né la forza né l’interesse a disinquinare la palude tra pubblico e privato ed a definire in modo chiaro i confini tra politica e affari nelle cui intercapedini si annida la corruzione. Così, “fare pulizia” è uno slogan per prendere in giro gli italiani e l’interesse pubblico una definizione vuota utile solo a moralizzare comportamenti truffaldini. Chi, favorendo assunzioni e carriere, ha favorito gli appartenenti incompetenti, dovrebbe evitare di nominare anche l’usciere del più inutile dei ministeri. Tutte le nomine dovrebbero essere estratti a sorte da un elenco, come avveniva ad Atene ai tempi di Solone e come avviene per i giudici popolari. Il sorteggio offrirebbe molte più garanzie degli accordi tra partiti.

Di Riccardo Cappello, Il Cappio  
 
   
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