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Set 16

UN COPERTO IN PIÙ. Di Maurizio Bonanni

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I fantasmi? Sono veri. Questo, in sostanza, è il bel paradosso della commedia "Un coperto in più", che va in scena alla Sala Umberto di Roma, per la regia di Gianfelice Imparato, con Maurizio Micheli (nel ruolo del diseredato e truffaldino Camillo Dolci) e Vito (al secolo Stefano Bicocchi, qui nella parte del gioielliere, Alfredo Di Sarno). La pièce, scritta da Maurizio Costanzo all'inizio degli anni 70 (allora, attori/registi furono i fratelli Giuffré) conserva intatto il "fascino discreto della borghesia", notissimo film coevo dello spagnolo Luis Buñuel, dove la verità sta sempre sotto la tavola imbandita. Anche qui le scelte coreografiche sembrano essere in piena sintonia con l'opera del famoso regista spagnolo. Invece del solito separé, le direzioni destra-sinistra -rispetto alla barriera di separazione- sono immaginificamente specificate dalla diversa coloritura di un lungo tavolo rettangolare che occupa l'intero sfondo della scena. Di colore bianco-avorio a sinistra (caratteristico del ricco ambiente borghese dei telefoni bianchi) e marrone-scuro a destra, tipico delle case di abitazione -poco e penosamente abitate e illuminate- di un moderno lumpenproletariat. Mentre la parte "povera" (Camillo Dolci) si trasferisce spesso e regolarmente in quella "ricca" (Alfredo Di Sarno), il contrario non avviene mai. L'ambientazione è fortemente psicogena: da un lato, alligna e incombe il fantasma della donna amata dal gioielliere, Luisa, che si impone con la sua presenza-assenza in tutti i discorsi tra i due, con vere acrobazie linguistiche da parte di Camillo, costretto suo malgrado a star dietro a situazioni da lui mai vissute, ma insistentemente richiamate dall'amico che crede (ma fino a che punto?) che l'altro sia in condizioni di vedere e parlare con la sua adorata essenza. Il tutto, nasce da un tentativo di truffa del Dolci nei confronti del Di Sarno: un anello farlocco, che passa dalle mani del primo alla cassaforte del secondo solo perché, nel congedarsi, dopo essere stato messo con fermezza alla porta, Camillo si trova a salutare astrattamente "La Signora". Da qui nasce un solido legame di amicizia tra i due, con Camillo che continua a rubacchiare, di volta in volta, piccole somme nel cassetto della sala da pranzo del gioielliere, ma con sempre meno convinzione. Perché un mariuolo resta un mariuolo, purché la tua vittima non ti tratti da "uomo perbene". Qui sta l'evidente forzatura del Di Sarno, difeso a spada tratta dal Dolci, che contesta veemente alla sua precaria compagna napoletana l'accusa di pazzia nei confronti del visionario commerciante. Ed è proprio lo stato surreale in cui si svolge la vita privata dell'amico a redimere l'umanità deviata di Camillo, orientata al malaffare e allo scarico di responsabilità in ogni senso: il rifiuto di un lavoro onesto; l'abbandono della moglie e dei figli, per godersi appieno il suo stato alienato, incomunicativo all'estremo. Già, perché lui, il truffatore solitario, passa parte del suo tempo libero a parlare al telefono con la voce incisa sul disco orario. In quegli anni, infatti, bastava comporre un numero prefissato gratuito per conoscere l'ora esatta. Ed è così che, volendo fare l'unica opera buona della sua vita, Camillo regala ad Alfredo le sue precarie compagnie femminili: amante e moglie, nell'ordine, cercando -con successo- di mettergliele nel letto, facendo impersonare loro il ruolo di Luisa, il fantasma immanente di casa Di Sarno. Tutta la recitazione dei quattro scorre sulle corde dolcissime e tristi delle solitudini malcurate e inguaribili, arricchite dai colori un po' volgari e vistosi dei dialetti napoletano e romano, molto caricati dalle due simpatiche e brave "spalle" femminili. Ma qui, il dramma vero è tutto coniugato al maschile: perché Camillo cederà di schianto, come farebbe un costone di roccia franando in basso, non riuscendo più a fare un ulteriore tratto di strada in compagnia di Alfredo, che lo vorrebbe addirittura associare alla sua azienda. Insomma, uno spettacolo per tutti, delicato e struggente quanto basta. Valerio Santoro presenta una produzioneLa Pirandelliana MAURIZIO MICHELI VITO LOREDANA GIORDANO ALESSIA FABIANI in UN COPERTO IN PIU’ diMAURIZIO COSTANZO scenografiaROBERTO CREA costumiIVA CAPOCCITTI regia di GIANFELICE IMPARATO
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