«

»

Nov 17

L’ITALIA IMMUNE? Di Maurizio Bonanni

Share
Chi ha paura di Daesh-Isi? Soprattutto di vederlo, prossimamente, dalle parti di Piazza S. Pietro in Roma? Circostanza poco probabile, secondo me.. Non dirò mai -come il poeta- che ho paura di chi porta "doni esplosivi", perché ritengo che il vero pericolo di questo evo contemporaneo sia la disinformazione e la sovraesposizione mediatica. Ma, d'altronde, sarà mica vero che noi siamo immuni dal rischio-Isis? Come dire che gli Italiani non si prendono mai un raffreddore.. Piuttosto: perché la Francia in meno di un anno ha visto umiliata la propria grandeur da poche unità di terroristi votati al suicidio, giovani e determinati? La risposta è nell'humus, il terreno (o brodo) di coltura di quel tipo e modello di eversione. Osservo che per il successo di attentati seriali in rapida successione spazio-temporale (come quelli parigini) servono molte cose. Indico le principali. Anzitutto un "reseau" e un "milieu" dove gli agenti silenti possano fingere, per anni, di vivere come persone perfettamente normali, magari alla ricerca di un'occupazione e di un lavoro. In secondo luogo, la capacità di avvalersi di strumenti multimediali di ultima generazione per comunicare, senza essere scoperti. Infine, rendersi insospettabili, pagando regolarmente l'affitto e le bollette; frequentando localini alla moda e facendosi vedere in giro con qualche bella ragazza giovane e disponibile. La frequentazione regolare della moschea, poi, è un altro requisito indispensabile del buon musulmano. Successivamente, l'organizzazione di attentati, una volta che la centrale esterna abbia dato loro l'ordine di attivazione, avviene con un linguaggio in codice noto solo agli appartenenti al ristrettissimo nucleo di jihadisti interessati. Questi ultimi, se presi prigionieri, produrrebbero danni limitati, non essendo in grado di denunciare altri gruppi di fuoco. La questione relativa all'acquisizione dell'armamento leggero e dell'esplosivo necessario (cinture comprese!) a condurre a buon fine le azioni si avvale -nella mia ipotesi- di canali di approvvigionamento simili a quelli dei trafficanti di uomini. La Francia ha grandi aree portuali e importanti carichi di merci vengono da navi provenienti dal Magreb, regione in cui operano gruppi ben organizzati di fondamentalisti islamici. Daesh-Isi dispone di notevoli risorse finanziarie per corrompere chiunque e far arrivare, mimetizzati all'interno di carichi insospettabili, armi ed esplosivi che, poi, qualcuno si occuperà di scaricare nottetempo con barchini invisibili, prelevandoli dalle navi (ancorate per il tempo strettamente necessario in acque internazionali) e occultandoli successivamente un po' ovunque, in territorio francese. Con un viaggio di sola andata (in cui i rischi di essere intercettati sono abbastanza inesistenti, visti i giganteschi flussi quotidiani di traffico da e verso la megalopoli parigina), il materiale viene recapitato clandestinamente ai "combattenti" francesi pronti a immolarsi per la Jihad. C'è da supporre che, negli ultimi periodi di relativa quiete (dopo i fatti di Charlie Hebdo), chi di dovere abbia occultato arsenali sufficienti per altre eclatanti, future azioni come quelle del 13 novembre, in Francia e altrove. l'Isis, pertanto, potrebbe non essere particolarmente colpita e ostacolata dalla dichiarazione dello stato di emergenza e dalla chiusura temporanea delle frontiere, dato che le filiere terroristiche restano perfettamente efficienti e oliate, essendo.. "embedded" nelle comunità autoctone di sicura fede ed etnia di appartenenza. Quindi, quello che, in fondo, penalizza la Francia è la sua esigenza (legittima!) di conservare intatti i suoi legami con le sue ex colonie dell'Africa del Nord, Tunisia e Algeria, in particolare. A ben guardare, l'Italia non presenta all'apparenza nessuna delle peculiarità e delle vulnerabilità sopra descritte. Dunque: oltre a un'ottima intelligence storica, ben inserita nel mondo sunnita, esistono altri fattori non secondari a ostacolare di fatto l'aggressione jihadista? Direi di sì. Uno di questi (piuttosto imbarazzante, se vogliamo..) è la coesistenza tra la sorveglianza degli apparati istituzionali di quella porzione di territorio costiero italiano più a rischio di infiltrazione dall'esterno, da un lato, e il controllo occulto, ma capillare, dall'altro, del crimine organizzato che utilizza i possibili attracchi per i suoi traffici clandestini del contrabbando di armi e di droga. Potrebbero mai i terroristi islamici introdurre in Italia i loro armamenti, bypassando la sorveglianza invisibile degli affiliati alle cosche e delle sentinelle disseminate lungo la costa? Il rischio concreto, per loro, è di essere catturati e consegnati allo Stato italiano, che farebbe passare la cosa come un successo della propria intelligence. In cambio di che cosa? Non saprei.. Ma di una cosa sono certo: le mafie hanno tutto da temere dall'introduzione dello stato di emergenza, proclamato dal Governo e dal Parlamento italiani come contromisura per stragi terroristiche, sul modello parigino. Un simile evento renderebbe impossibile ai mafiosi condurre i loro affari "as usual" nei territori controllati! Allora: la Mafia un alleato controvoglia? Più che altro, direi.. contromano! Di Maurizio Bonanni
Share

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Puoi usare i seguenti tag ed attributi HTML: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <s> <strike> <strong>

Questo sito fa uso di cookie tecnici e di terze parti per il suo funzionamento. Per ulteriori informazioni sui cookie e su come eventualmente disabilitarli, leggere la Informativa estesa cookie. Proseguendo la navigazione, ricaricando questa pagina o cliccando sul link Accetta cookie si accetta quanto specificato nella Informativa estesa cookie. Informativa estesa cookie | Accetta cookie