La schiavitù in Mauritania: parla Biram Dah AbeidProseguiamo con la seconda parte dell’intervista esclusiva che ci ha rilasciato il Presidente dell’Ira (qui la prima parte), Iniziativa per la Rinascita del Movimento Abolizionista, Biram Dah Abeid, definito il “Mandela mauritano”, oggi deputato, da sempre impegnato nella lotta alla schiavitù che incombe nel suo Paese. I Beydanes, la casta schiavista costituita dallo Stato, gli Imam, la polizia e i giudici, impediscono agli schiavi di liberarsi. Quando uno schiavo si libera e l’Ira non ne è a conoscenza la polizia e i giudici lo intimidiscono fino a farlo sottomettere nuovamente. Ci parli del secondo arresto che è avvenuto nel 2012, in seguito alla distruzione dei testi giuridici islamici della scuola di legge islamica che appoggiavano la schiavitù e che lei e i suoi compagni attivisti avete bruciato in una piazza durante una manifestazione a Nouakchott. E’ stato accusato di apostasìa, un reato per cui c’è la pena capitale. Ho deciso che avrei bruciato i testi sacri che riportavano quelle parole volutamente fraintese dagli Imam per spaventare la povera gente e ridurla in stato di schiavitù. Erano libri giuridici sacri. Per questo reato c’è la pena capitale. Fui arrestato di nuovo. Per Aziz bruciare quei libri era apostasìa, per me no. La mia missione era quella di distruggere quei libri, come promesso a mio padre, perché fanno credere il falso, addebitando a Dio di volere la schiavitù. Dove ha bruciato fisicamente questi libri? In una piazza vicino casa mia. Ormai la chiamano l’Avenue de Biram, la Strada di Biram. Ma se la popolazione ha dato quel nome alla strada significa che avevano capito e che erano con lei. Sì, l’effetto di aver bruciato questi libri ha provocato una riunione urgente del Consiglio dei Ministri e degli ambasciatori vicini al Presidente. Aziz ha organizzato una manifestazione chiedendo a tutto il Paese di sollevarsi contro di me e di condannarmi a morte. Ma durante una di queste riunioni con i parlamentari, uno di loro si è alzato e ha dichiarato che quella strada si sarebbe formalmente chiamata “La strada dove sono stati bruciati i libri”. Nella stessa notte, la popolazione è andata in quella strada per scrivere sui muri di ogni casa “Via di Biram”. Durante la manifestazione del Presidente Aziz contro di me si è formato un altro gruppo che manifestava per me, la popolazione si sentiva finalmente rappresentata. Mia moglie è stata aggredita e ferita durante quella manifestazione. Per questo non vede più bene con l’occhio sinistro, perché è stata colpita dalle schegge di una granata in faccia. Quando hanno programmato il nostro processo, la popolazione che stava con me ha trascorso tutta la notte sotto al tribunale. La stampa ha chiesto a queste persone che cosa sarebbe successo se io avessi perso questa causa e loro hanno risposto che se mi avessero condannato a morte tutta la gente di Aziz sarebbe morta. Durante il processo c’era una forte tensione. Così il giudice ha annullato il processo “per vizio di forma”. Non c’è stata nessuna grazia da parte di Aziz come si è cercato di far credere, il processo è finito prima di dichiararmi colpevole. Appena il giudice ha dichiarato il processo nullo, il popolo era così felice che ha invaso il tribunale, nemmeno la polizia è riuscita a fermarli. Hanno chiesto a me di fare qualcosa, di parlare con loro per calmare la situazione. Il suo terzo arresto risale al 2014. Cosa è accaduto? Nel 2014 si svolsero le elezioni presidenziali. Avevano capito che il mio movimento era molto seguito e potente, per questo volevano distruggermi. Avevamo organizzato un caravan con cui andavamo a sensibilizzare i contadini ancora costretti in schiavitù. Per questo sono stato nuovamente arrestato e condannato a due anni di prigione, scontati fino a diciotto mesi. L’ultimo arresto invece è dello scorso anno. Non è stato un fatto casuale, poiché quel giorno si teneva una commissione che doveva giudicare la sua candidabilità alla presidenza per le future elezioni presidenziali, con un partito che si chiama Sawab. Il 7 agosto 2018 quindi viene di nuovo arrestato. Nel 2018, con i fatti accaduti in precedenza, l’Ira non poteva diventare un partito accreditato alle elezioni, ma vietato. Per partecipare alle elezioni bisogna fare parte di un partito, così abbiamo fatto un’alleanza con Sawab per essere nella lista dei deputati. Se fosse stata convalidata la mia candidatura per deputato avrebbero dovuto accettare anche la mia candidatura alle prossime presidenziali. Così a settembre del 2018 sono diventato deputato. Le elezioni presidenziali saranno in giugno 2019. Mi hanno messo in carcere per impedirmi di diventare deputato, perché questo era il presupposto per la mia presentazione a giugno. Cosa c’è per questi uomini e donne quando si sono liberati dalla schiavitù? Ho immaginato questi schiavi come dei ciechi che vengono operati da un grande chirurgo e dopo vengono fasciati per guarire. Poi vengono tolte le fasce, guardano per la prima volta e vedono la luce per la prima volta, però non sanno dove andare e qualcuno deve indicare loro la strada. Sanno riconoscere e usare la libertà o ne hanno paura? Mio padre, quella volta che venne quello schiavo a rifugiarsi in casa nostra, mi disse che mi mandava a scuola perché io studiassi e leggessi anche i libri religiosi per fare capire perché hanno distorto il messaggio. Non è giusto dire che questo trattamento viene dalla parola di Dio. Quindi per mio padre dovevo leggere e studiare tanto, capire il messaggio e diffondere correttamente il messaggio che viene da Dio e non quello trasformato a piacimento per creare la schiavitù. Mio padre mi ha spiegato il nostro rapporto familiare con la schiavitù, perché sua madre, mia nonna era una schiava. E mi ha raccontato la sua storia. C’è tutto da rifare e una strada da costruire per loro, questo è il mio impegno per il futuro, dare un futuro a queste persone attraverso l’istruzione. Come candidato presidente vuole mettere un faro sulla questione scuola, educazione per aiutare la popolazione ad aprire la mente attraverso la conoscenza della verità? Per insegnare loro che c’è un altro tipo di vita lontana dalla schiavitù, nella libertà? Tutte le situazioni che riducono alla schiavitù donne, uomini e bambini sono quello che io ho nel cuore e sono la causa della mia determinazione in un’azione contro la schiavitù. Accanto a me ho mia moglie Leila che mi aiuta in questo percorso verso le donne. Non si può cambiare la Mauritania senza cambiare la situazione della donna, dei bambini che lavorano anche se troppo piccoli e la situazione degli schiavi. Si può contare su di me, perché ci sarà una rivoluzione vera per queste cause fondamentali. Com’è la condizione reale delle donne in Mauritania? Le donne non hanno peso nella nostra società. Nelle cause di stupro, quando una donna viene violentata, il giudice ribalta la situazione dando tutte le colpe alle donne. Le viene chiesto perché sei uscita a quell’ora, come eri vestita, è colpa sua che è stata violentata e spesso viene definita una prostituta. Se una donna denuncia un’aggressione o una violenza, l’accusa viene declassificata e valutata come una relazione extraconiugale. Questo è un reato che si può pagare anche con la prigione, con la tortura, la lapidazione o addirittura con la morte. Quindi nessuna donna pensa di denunciare uno stupro. Le bambine subiscono l’infibulazione. Perché per la nostra comunità non è buono che la donna abbia un piacere sessuale, fisico, secondo i principi religiosi e sociali. Se non vengono sottoposte a questa pratica vengono definite impure. Addirittura un uomo non la toccherebbe mai, non mangerebbe il cibo preparato da lei e se la donna non infibulata tocca un oggetto qualsiasi, anche quell’oggetto non va toccato perché impuro, va lavato. È vietato alle donne di esprimere il loro desiderio sessuale anche in camera da letto al proprio marito e quando lui è soddisfatto del rapporto poi se ne va, anche se la donna non ha avuto il suo piacere, che non può neanche chiedere. Sarebbe considerata maleducata e senza rispetto, una cosa inaccettabile. I desideri di una donna non contano niente. Lei deve solo essere disponibile per suo marito quando lui vuole, anche se lui va con altre donne o se le porta in casa. Lei non può divorziare, lui si e può ripudiarla quando vuole, dalla sera alla mattina. L’uomo può sposare quante donne vuole. Anche se la moglie gli ha dato dei figli, lui può andare con un’altra donna e sposarla e non dare alla prima moglie i soldi, può non occuparsene. Questo sempre per un’interpretazione sbagliata del Corano, se la donna rifiuta il rapporto sessuale con il marito è condannata ad andare all’inferno. Il marito invece non andrà mai all’inferno, qualunque cosa faccia. La sofferenza delle donne potrei raccontarla per giorni e giorni. L’unico uomo pubblico che si fa vedere con la moglie pubblicamente sono io. Anche se in tanti, anche dell’Ira, non sono d’accordo con me. Leila la aiuta a diffondere il suo messaggio di libertà non solo stando al suo fianco nelle occasioni pubbliche, ma anche parlando direttamente con le donne della loro condizione? Perché immagino che lei Biram non potrà avvicinarle direttamente, ma può pensarci Leila. D’altronde è la futura Premiere Dame! Leila incontra tante donne, ma anche gli uomini. Anche quando io non ci sono. Nella nostra casa vivono tante bambine e bambini che abbiamo salvato insieme dalla schiavitù, infatti abbiamo dovuto ingrandire la nostra casa per poterli accogliere. Quanti figli vostri avete? Abbiamo cinque figli. Mi racconta delle bambine che vengono costrette a sposare uomini anziani? È un altro dramma. Abbiamo liberato Barca, una bambina di dieci anni che era già incinta. La piccola ha già due bambini, uno dell’ex padrone e uno del figlio del padrone. I mauritani dicono che Maometto aveva sposato Aisha che aveva nove anni. Quindi per loro le bambine di nove anni sono già pronte al matrimonio. Gli schiavi non hanno alcun valore. Possono essere venduti dal loro padrone, regalati, scambiati. Non c’è tv, nessuno svago, niente soldi. Le donne schiave vengono violentate a piacimento dai padroni e dai loro figli. Come vivono dentro le case dei padroni questi schiavi? Gli schiavi vivono mangiando i resti di quello che mangiano i padroni, dormono in una stanza fuori della casa dei loro padroni. Si ammazzano di lavoro per un poco di cibo. La colpa di Biram, per l’attuale governo è di avere aperto gli occhi a queste persone, sul loro modo di vivere. Ecco perché mi accusano di essere “colui che divide”, perché insegno ai Mauritani un altro punto di vista che li separa dai loro padroni. Nel 2007 è stata approvata una legge dal Parlamento mauritano che dichiarava la schiavitù un reato penale. Nel 2014 il Parlamento ha deciso di raddoppiare la pena per i colpevoli di reato di schiavitù fino a 20 anni di carcere, garantendo alle vittime un processo regolare e assistenza legale gratuita. È proprio così o c’è qualcosa sotto? Sulla carta, ma nella realtà è un’altra cosa. Queste leggi sono state fatte per accontentare il panorama internazionale. Nel 2007 il mio gruppo non era ancora forte. Nel 2014 hanno dovuto fare qualcosa, ma queste leggi valgono solo sulla carta. Paradossalmente chi va in carcere sono quelli che denunciano la schiavitù, non chi pratica la schiavitù. Questo è un modo per proteggere lo stato effettivo delle cose. Come futuro Presidente della Mauritania dovrà ricostruire da zero un Paese. Noi siamo qui non solo spettatori, ma contiamo su di lei per questo cambiamento radicale e nel nostro piccolo cercheremo di darle una mano. Grazie infinitamente, un onore per me. Noi bianchi, europei, occidentali, pieni di contraddizioni, siamo secondo lei schiavi di qualcuno o di qualcosa? Sì, chi prende le decisioni in Occidente è prigioniero della lettura dei fatti che è solo sua e che cerca di riportare nella sua società, ma non è l’idea giusta. Prigioniero della sua lettura, del modo di vedere le cose, schiavo di un sistema, di un modello tecnologico. Per es. riguardo alla lotta contro l’infibulazione: si fa un progetto per questo, per combatterla insieme e poi non ci sono gli strumenti sufficienti per ottenere il risultato e i soldi non si sa dove siano finiti. Il progetto non è sufficiente, bisogna andare fino in fondo. Un altro esempio a proposito della lotta contro la schiavitù. C’è una legge, ma il governo sa che per gli occidentali è importante che ci sia solo una legge, poi se non vi è applicazione non interessa a nessuno. In Mauritania ci si può rifiutare di applicare la legge. Cosa si aspetta dal governo italiano e da quelli europei? Quello che mi aspetto dall’Italia e dall’Europa è che ci si renda conto che terrorismo, immigrazione, riciclaggio dei soldi e droga, possono distruggere l’Occidente e il mondo intero. Se smettessero di aiutare i nostri Paesi spendendo male i propri soldi, facendo soffrire le nostre popolazioni, obbligando i giovani a fuggire e a rifugiarsi nei paesi occidentali, sarebbe una bella cosa. Perché se continuano ad aiutarci come fanno, alimentando terrorismo e droga, alimentano l’immigrazione. La Mauritania è ricchissima di ferro, oro, gas, petrolio e pesce. Ci sono società internazionali che fanno accordi con il nostro governo. Per esempio, una società canadese ha un accordo per cui il 93% dell’oro va alla società e il 7 per cento alle famiglie vicine al presidente. Fanno gli accordi con le famiglie che hanno il potere. Lo stesso anche per gli altri beni e il popolo non ha niente, muore di fame. Altre società prendono il pesce distruggendo l’ecosistema. I giovani non hanno più lavoro e scappano, vengono da voi e sappiamo cosa succede. Poi però i governi occidentali danno soldi per lottare contro il terrorismo, provocato comunque dalla cattiva gestione della politica locale e degli accordi internazionali con questa. Un modo stupido di fare! Anche la vendita delle armi nei Paesi poveri dell’Africa. Queste società straniere con questi accordi rubano alla popolazione e peggiorano la situazione del Paese e del popolo. E la politica internazionale attualmente è ancora orientata ad agire in questo modo. Usano i loro soldi per continuare a sfruttare il Paese e il popolo. Senza questa opportunità economica, Aziz sarebbe già scomparso dalla scena politica della Mauritania. Lui è li perché aiutato dai poteri europei che non sostengono i valori democratici al di fuori dell’Europa. I Paesi europei sono difensori dei Diritti umani e hanno gli stessi valori democratici. Fuori dell’Europa non difendono questi valori. Ma difendono gli interessi degli affari, del business. Una gran fatica lavorare dall’interno del Paese e dall’esterno. Qualcuno deve pur farlo. Molti auguri. Nel frattempo lei ha ricevuto nel maggio del 2013 un Premio dall’Irlanda “Front Line Award for Human Rights Defenders at Risk”; nel dicembre del 2013 un Premio per i Diritti Umani dalle Nazioni Unite; nel 2014 è figurato nell’elenco delle 10 persone che hanno cambiato il mondo di cui potreste non aver sentito parlare, del Time magazine. Io le auguro invece di prendere il premio Nobel per la Pace. La ringrazio molto. Mi hanno in effetti già contattato. Un avvocato olandese ha fatto la richiesta. Ci accodiamo anche noi, da italiani grati per quanto sta facendo e per i rischi che si è assunto nello svolgimento del suo ruolo, contatteremo l’avvocato olandese e sosterremo fortemente questa candidatura al Premio Nobel della Pace. @vanessaseffer Da L'Opinione