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Ago 04

Addio Renato Nicolini inventore dell’Estate Romana

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Fu assessore al Comune di Roma e a quello di Napoli e il suo nome resta legato alla "rinascita" culturale della capitale dopo il terrorismo e gli anni di piombo. Fu architetto, professore e intellettuale scapigliato. Lo soprannominarono il "re dell'Effimero" ma il suo modello culturale reinventò le città estive

Addio Renato Nicolini inventore dell'Estate Romana Renato Nicolini
E' morto Renato Nicolini, ex assessore del Comune di Roma, celebre per aver inventato l'Estate romana. Architetto, intellettuale e professore scapigliato, era nato a Roma il 1 marzo del 1942. Era malato da tempo, stamani ha avuto problemi respiratori. Dopo gli anni bui degli anni di piombo, riportò in piazza la Cultura. A darne notizia, su Twitter, è stato Stefano Di Traglia, portavoce del segretario del Pd, Pierluigi Bersani. Una delle sue ultime  battaglie civili, il no al progetto di discarica accanto a Villa Adriana. Se n'è andato proprio nei giorni caldi della sua Roma d'estate, quella che fece riscoprire allegra, luminosa e amica ai suoi concittadini dopo gli anni di piombo. Dal 1976 al 1985, s'inventò la leggerezza di tornare in piazza, l'effimero per uscire dal clima buio. Negli anni in cui erano sindaci a Roma Carlo Giulio Argan ( e disse "Senza un Argan non sarei mai diventato assessore dell'effimero"), Luigi Petroselli e Ugo Vetere. Dieci anni di Cultura e di estro, con lui, l'assessore comunista poco più che trentenne che si presentava sui palcoscenici col cappello di carta da muratore e i riccioli vaudeville. Dal 1983 fu anche deputato per tre legislature prima del Pci e poi del Pds. Raccontò di aver stracciato a un certo punto la tessera del Pd, poi però si riscrisse e provò a candidarsi, sostenuto dai tanti amici
di sempre, alla carica di sindaco.
DAL SUO LIBRO I RICORDI DELL'ESTATE ROMANA E' morto nella sua casa romana a Trastevere e, nonostante la malattia, era attivo fino alla settimana scorsa nel suo lavoro di docente ordinario presso l'università di Reggio Calabria, e curatore del Teatro dell'Università, e nei suoi molti impegni culturali e politici. La sua città d'estate, oltre 35 anni fa? Era come una tavolozza d'estate: qui il cinema, là il teatro, lì accanto la rassegna solo per bambini, e i poeti a Castel Porziano, e il cinema di Massenzio col Napoleon applaudito da Jack Lang, e i Balli intorno al laghetto di Villa Ada e la riapertura agli spettacoli pubblici dello stadio dei Marmi, e la "riscoperta" degli spazi di Cinecittà, e concerti, e balletti e festival di luci e le feste di ferragosto. La "sua" Roma da assessore come mai se ne erano visti nella Capitale, città  che usciva dalle giunte democristiane degli scandali e dei sacchi urbanistici, era un gran contenitore di "cose colorate e allegre", un po' come venne descritta da uno dei manifesti ufficiali, un variopinto e surreale Colosseo che strabuzza di oggetti buffi, che chiama al sorriso. Su quelle Estati, Nicolini ci scherzava anche sopra. Scadenzando le nascite dei suoi figli. "Ottavia nata nell'anno di Massenzio, Cecilia nel '93 in piena campagna elettorale, Giovanni nel '97 ancora elezioni e anno del ritorno a Roma e poi l'altro, Simone che è come un quinto figlio... ognuno ha una sua collocazione". Lui, l'inventore dell'Effimero romano che fece scuola in tutte le altre città d'Italia - e anche del breve rinascimento napoletano col sindaco Bassolino, quando gli venne in mente di offrire dei baci Perugina "comunali" per San Valentino e intitolare una rassegna da ridere o da piangere "Secondigliano? Fegato sano"?, spiegava semplicemente il perchè. "In fondo sono stati anni di gioco. Mi piaceva far sentire i giovani e gli abitanti delle periferie più degradate parti integranti della città. Così entravano nella Basilica di Massenzio da protagonisti e non da esclusi come accadeva per l'Auditoriun di Santa Cecilia". A Roma ancora ci si perdeva. "Non guido la macchina, giro molto a piedi ed è una città che solletica il mio lato surrealista. Arrivo sempre tardi agli appuntamenti perchè lungo il cammino trovo sempre qualcosa che mi incuriosisce". Nella parentesi napoletana portò anche lì una ventata di freschezza: scrisse "Napoli, angelica Babebe" e a voce diceva che la città era come "un inferno abitato da angeli". Trasformò in trash art la spazzatura per le strade, raccontò come avvenne l'investitura di Bassolino. "Me ne stavo tranquillo all'università di Reggio Calabria quando arrivò la sua telefonata: "Senti, io sono un pò pazzo...ma so che tu lo sei più di me...". Si convinse, spiegò Nicolini, soprattutto per una frase del programma del sindaco: "Ricostruire come dopo una guerra...Ricominciare dall'infanzia". Lunedì  la camera ardente sarà ospitata in Campidoglio.     Simona Casalini Da Repubblica.it
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