«

»

Gen 30

Intervista a Gianpiero Samorì, Presidente del MIR – Moderati in Rivoluzione, il cui obiettivo è di rifondare il centrodestra

Share
FOTO SAMORI'     Nelle schede che l’elettore troverà ai seggi, domenica 24 e lunedì 25 febbraio, comparirà anche il simbolo del Mir (Moderati in Rivoluzione), il cui leader indiscusso -ideatore e fondatore del partito stesso (tra l’altro, in russo “Mir” vuol dire.. “stella”!)- è l’Avv. Modenese, Giampiero Samorì che, in occasione dell’avvio della campagna elettorale ci ha cortesemente rilasciato la seguente intervista.   D1) Nel suo programma (e Romiti è d’accordo con lei!) risalta l’assoluta necessità di procedere a una ricostruzione “fisica” dei territori, con particolare riferimento alle realtà urbane degradate. Idea geniale, direi, d’ispirazione puramente keynesiana: basterebbe smontare e rimontare, periodicamente (ad es., ogni cento anni) le città, per dare occupazione a tutti, per sempre. Occorre, forse, per questo, formulare l’ipotesi di una proprietà fondiario-immobiliare “a tempo”? Ovvero, ogni cento anni le aree fabbricate debbono tornare nell’ambito del patrimonio pubblico, per essere, poi, demolite, riqualificate e riedificate?   R1) Io credo, in merito, che sia importante introdurre dei sistemi “misti”: le proprietà che non sono oggetto di demolizione (perché non deturpano l’ambiente, o non creano problemi alle pubbliche amministrazioni) debbono essere lasciate nel pieno godimento di chi le possiede, dato che, in quel contesto, non si ritiene di dover intervenire con opere di riqualificazione. Al contrario, per tutte quelle aree degradate, da acquisire al patrimonio dello Stato, pagando un equo indennizzo, la sua idea è molto giusta.              Lì occorre che i prodotti riqualificati (che potranno essere abitazioni, campi sportivi, parchi, etc.) possano essere immessi sul mercato, a condizioni economiche anche vantaggiose, per favorire gli acquisti, ma con contratti di proprietà “a termine”. Nel senso che, almeno in via di principio, quelle stesse aree possono essere oggetto, nel futuro, di nuovi interventi di riqualificazione e, quindi, il fatto di attribuire loro una proprietà perpetua potrebbe essere controproducente.             Questo sistema misto esiste in Inghilterra e in altre Nazioni e, pertanto, non sarebbe una novità nei Paesi a capitalismo avanzato. Il sistema offre l’ulteriore vantaggio della così detta “asset allocation” (particolarmente utile nei periodi di crisi), in quanto consente la reimmissione sul mercato dei prodotti della riqualificazione, a prezzi più contenuti.   D2) Sappiamo che lo Stato deve qualcosa come 75 miliardi di € ai privati. Non sarebbe meglio che sia “Lui” stesso a indebitarsi con le banche, per pagare i suoi creditori? Che ne dice se lo facesse, dando loro in cambio buoni speciali del Tesoro a tasso agevolato (es. Il 3%), garantiti dalle nostre riserve auree, che poi le banche stesse possono scontare attingendo al credito privilegiato -all'1% di interesse- della Bce? Pensa sia una strada percorribile?   R2) Anche qui, secondo me, la domanda è giusta e il tema è importantissimo. La soluzione, però, la vedrei in modo diverso. Io metterei da parte le banche attuali, perché ho l’impressione che si siano “incartate”, in quanto più proiettate a salvare se stesse che ad assumersi i rischi del credito. Io credo sia essenziale costituire una Banca Pubblica molto snella (e non un.. “carrozzone!), che non deve fare raccolta tra la gente -già ce ne sono troppi di Enti che operano in questo campo, come le Poste, le Casse rurali, etc.-, ma che chieda alla Bce di essere trattata con pari dignità delle altre grandi banche  private.             Questa Banca Pubblica deve avere accesso alla liquidità della Bce, da prendere in prestito a dei tassi normali e, quindi, fare operazioni di credito in due direzioni. Primo: mediante la monetizzazione dei debiti, che lo Stato ha nei confronti di imprese e privati. Secondo: erogare credito ordinario a imprese e famiglie, non “regalando” soldi, ma dandoli a chi ha un minimo merito per ottenere credito, a dei tassi che ne consentano la restituzione.             Perché l’altro problema degli interessi oggi praticati dalle banche -anche in quei pochi casi in cui viene fatto credito-, è quello di non avere la funzione di remunerare il denaro, bensì di garantire un “quid pluris”, che serve per risanare le banche stesse e rende, quindi, quei prestiti eccessivamente onerosi!      D3)      La Germania propose, tempo fa, il meccanismo dell’Erf (European Redemption Fund), in cui era previsto che la Bce (o chi per lei..) avrebbe acquistato la quota del debito sovrano (dei Paesi più indebitati dell’Unione) eccedente il 60% del deficit, dando in cambio alle banche -al tasso del 4%- titoli europei "sicuri", in sostituzione dei Bond “a rischio default”. L’Italia, quindi, avrebbe restituito i suoi mille miliardi di prestito in 20/25 anni, pagando 70 miliardi all'anno di interessi. Non potremmo riformulare quel meccanismo, raddoppiando il periodo di pagamento a un interesse dimezzato? In questo modo potremmo utilizzare riserve auree e vendita del patrimonio pubblico per investimenti produttivi a lungo termine. Lei che cosa ne pensa?   R3) È ovvio che sia molto meglio allungare il periodo.. Io, però, penso che non sia sufficiente. Credo, infatti, che il peggioramento della crisi economica e la conseguente diminuzione del Pil aggraverebbero ulteriormente la fase recessiva, malgrado l’eventuale dilazione dei tempi della restituzione del prestito all’Erf..              La situazione attuale, infatti, è al limite della sostenibilità: occorre fare un investimento straordinario per abbattere il debito pubblico, “senza” indebitare il Paese. Occorre, quindi, andare a prendere le risorse dove ci sono: in particolare, in Bankitalia e nelle Fondazioni.             Occorre, in questi casi, comportarsi come un buon padre di famiglia, che aliena i suoi pezzi pregiati (mobili, gioielli, case..) quando la sua situazione debitoria si fa insostenibile. Oggi la scelta è tra l’impoverimento, lento ma inesorabile, della popolazione italiana, e l’adozione di regole e strumenti straordinari che, peraltro, consentano comunque di uscire da questa situazione di crisi.   D4) Lei non pensa che si potrebbe applicare integralmente al pubblico impiego l’idea della Siemens della “scrivania digitale”, svuotando le cittadelle burocratiche, e facendo lavorare “a casa”, più produttivamente, le persone? Non ritiene che, in tal modo, si conseguirebbero risparmi enormi, tagliando via tutti gli immensi sprechi, dovuti a quella miriade di attività del tutto inutili, finalizzate esclusivamente alla “auto-amministrazione”?   R4) Io sono perfettamente d’accordo.. È assolutamente evidente come tutto ciò debba passare per una prima fase di “acculturamento morale”. Infatti, per fare quello che lei dice, occorre un’elevata moralità delle persone, le quali debbono comprendere che sono al lavoro, anche svolgendo le attività relative da casa.. E siccome nel privato il sistema delle sanzioni è molto più efficiente, anche chi è restìo deve accettare il meccanismo premiale/sanzionatorio “obtorto collo”..             Non vorrei che una rivoluzione di questo tipo, non preceduta da una fase di acculturamento, potesse dare risultati non proprio soddisfacenti.. Noi abbiamo un personale pubblico che non è culturalmente preparato per una rivoluzione simile e, quindi, si rischia per un periodo medio-lungo, una sensibile caduta della produttività del pubblico impiego.   D5) La sua esperienza di banchiere le suggerirebbe di separare le banche commerciali da quelle d’affari (tema, quest’ultimo, anche molto discusso in America!)?   R5) Questo è davvero un aspetto fondamentale: la banca d’investimento deve mettere i propri soldi, e non quelli dei clienti, per fare le operazioni a rischio che desidera.. La banca commerciale, invece, deve dedicarsi alle attività tradizionali di intermediazione.. D6) Quali sono le proposte del Mir per la selezione meritocratica di una nuova classe dirigente (politica e burocratica) di questo Paese?   R6) Innanzitutto, qualunque selezione di classe dirigente deve partire da una forte iniziativa di miglioramento del livello culturale medio! Occorre, cioè, formare scolasticamente le persone, secondo la regola meritocratica! Perché se questo concetto non lo si introduce nella.. “testa” dei cittadini, a partire dal primo anno delle elementari fino all’università, è difficile che lo si possa imporre con norma di legge, o con meccanismi coercitivi successivi..             C’è bisogno, quindi, di forti investimenti sulla scolarizzazione: bisogna migliorare nettamente i profili scolari delle persone e dobbiamo introdurre, a tutti i livelli, il concetto di “meritocrazia” come faro-guida. Per quello che riguarda la classe politica, una maggiore meritocrazia la si può ottenere ipotizzando e prevedendo una.. “legale temporaneità degli incarichi”.             Infatti, una persona che non sia più sicura di avere un incarico a vita, essendo costretta a lasciare dopo un certo numero di anni, ha bisogno -per “riciclarsi” e riproporsi- di mantenersi costantemente “efficiente”.  Altrimenti, una volta uscita, non rientrerà più nel circuito della politica.             Per la Pubblica Amministrazione bisogna anche individuare dei criteri obiettivi, e non solo di selezione, ma anche di formazione permanente e di.. “gerarchia”. Se quest’ultima viene meno, infatti, allora anche il merito finisce per diventare più “evanescente”, con tendenza a un ripiegamento verso il basso di tutti, rendendo difficile identificare i punti di eccellenza.             Per la selezione dell’alta burocrazia, cercherei le persone più meritevoli e le metterei alla prova sui tempi di realizzazione dei provvedimenti: non si può andare avanti con norme che non trovano, poi, i necessari regolamenti attuativi. Bisogna che la legge preveda un quadro sanzionatorio, affinché il principio di responsabilità vada a incidere efficacemente sui comportamenti della dirigenza pubblica.             Alla mancata adozione dei provvedimenti attuativi, che normalmente sono resistiti dai vertici burocratici, deve far seguito il turn-over dell’alta dirigenza che se ne renda responsabile. È l’unica soluzione realmente praticabile.. Altre, francamente, non ne vedrei.. da L'Opinione del 26/1/2013 di Maurizio Guaitoli
Share

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Puoi usare i seguenti tag ed attributi HTML: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <s> <strike> <strong>

Questo sito fa uso di cookie tecnici e di terze parti per il suo funzionamento. Per ulteriori informazioni sui cookie e su come eventualmente disabilitarli, leggere la Informativa estesa cookie. Proseguendo la navigazione, ricaricando questa pagina o cliccando sul link Accetta cookie si accetta quanto specificato nella Informativa estesa cookie. Informativa estesa cookie | Accetta cookie