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Apr 09

Quando la sinistra è di destra..

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  “La Sinistra è di.. Destra”? Piero Sansonetti elimina il punto interrogativo, argomentando il suo punto di vista nel libro dal titolo omonimo, pubblicato per la collana Bur di Rizzoli. L’autore, nella sua veste di ex caporedattore e, poi, di vicedirettore del quotidiano “L’Unità” (organo storico del Partito Comunista Italiano), attraversa tutta la storia moderna e recente della sinistra italiana, narrando i retroscena e i personaggi di primo piano di quella che fu la “Casta” di Botteghe Oscure e non solo.. Interi capitoli prendono, infatti, i nomi e i cognomi di figure illustri: Veltroni, Craxi, D’Alema, Di Pietro, Matteo Renzi e (soprattutto..) Silvio Berlusconi. Lo schema narrativo percorre una curva chiusa, una sorta di ellisse, con i due fuochi posizionati nel 1917 e nel 1989. L’introduzione chiarisce fin dall’inizio il punto di partenza, individuando le ragioni fondamentali della Caporetto della sinistra italiana.   Sansonetti fa un resoconto giornalistico, a tutto tondo, di almeno 40 anni di storia patria intensamente vissuti, non lasciandosi mai contaminare dal rischio di conformismo e mantenendo intatta la sua indipendenza di giudizio. Tralasciando i tratti prettamente biografici dell’opera (tutti davvero imperdibili, essendo brillantemente narrati da una fonte diretta -lo stesso Sansonetti-, che non fa mistero del suo anticonformismo e del conseguente gusto innato del rischio), il saggio enuncia la sua urticante tesi attraverso, sostanzialmente, tre pilastri: Tangentopoli; Berlusconi; la Matrice Giustizialista. Con la prima, termina la parabola storica dei due Partiti-chiesa (Dc; Pci) e del Psi di Craxi. In particolare, si rimuovono in radice i loro legami con il territorio e, con essi, anche i percorsi più virtuosi della funzione politica di prossimità. Dopo il ’94, scompaiono sezioni e scuole di partito; viene meno la capacità di presa in carico delle esigenze minute della gente e, quindi, la capillarizzazione stessa del dialogo e dello scambio “up-down”, umano, culturale (e “clientelare”, ma solo in ultima istanza) tra base e vertici politici, che legava a doppio filo rappresentanti e rappresentati. Lett.: “I Partiti erano «sangue e merda», ma erano anche spirito, anima, sapere di massa”.   Contrariamente al pensiero dominante della sinistra e del centro “montiano”, Sansonetti riposiziona Berlusconi (solo “B.”, in seguito..) in una cornice storica oggettiva, negando quella forza dei pregiudizi che imprigiona, ieri come oggi, i suoi antagonisti politici e “mediatici” (vedi il quotidiano “La Repubblica” e Rai Tre), in una sorta di fanatismo autolesionista. B. è trattato alla stregua di un vero “epifenomeno” politico, che introduce cambiamenti fondamentali e irreversibili, sia nel “modus operandi”, che nel costume della politica italiana, scalzando, in primo luogo, la Fiat e Agnelli dai salotti “buoni” della Grande Borghesia italiana. Il ciclone Berlusconi stravolge le precedenti leggi della politica, capovolgendo la funzione della leadership interna ai Partiti (che divengono apparati serventi -praticamente “padronali”-, a sostegno esclusivo del Capo indiscusso) e “americanizzando” televisivamente le regole del confronto con i suoi antagonisti politici.  Né ora, né allora la Sinistra ha capito che (lett.) “B. era un avversario come un altro, e che bisognava battersi con lui, accettando il suo diritto a muoversi dentro il «suo» sistema di valori e contrapponendogli il «proprio»”.   E, invece, la Sinistra che fa? Si fonde nel suo nocciolo stalinista, che ammette uno e un solo sistema di valori, facendo proprio, “per default”, quello di B.! Ed è così che “berlusconismo” e “antiberlusconismo” divengono facce di una stessa medaglia! Mentre B. introduce e afferma il suo riformismo “parallelo” -che va in senso inverso a quello della tradizione socialdemocratica-, trasformandolo in una tendenza liberale, i suoi avversari si limitano semplicemente a contemplare il proprio “ombelico ideologico”, rinunciando a formulare qualsiasi strategia alternativa. Lett.: “Il riformismo tradizionale socialista si è «arreso», rinunciando a esistere, a proporre”. B. è tutt’altro che un reazionario: “la sua caratteristica fondamentale è «l’innovazione»!”, e i suoi avversari non l’hanno capito, scambiandola per reazione! E qui si inserisce un ragionamento profondo e devastante di Sansonetti sulla follia giustizialista della sinistra, in funzione anti-B.! Perché, in fondo, “Il nemico, per lo stalinismo, è «ossigeno»!”. E nulla importa se, per perseguirlo, occorra indossare l’ermellino e sposarsi alle frange più reazionarie che invocano il ricorso catartico e liberatorio alle.. manette!   Per la sinistra, prigioniera da sempre della sua matrice stalinista, la lotta politica non è una competizione di idee, ma la conquista del «Potere», come suo fine unico! Dopo il 1998, nel momento stesso in cui D’Alema doma B. e lo estromette dal Palazzo, decide anche di fare sue le politiche di B., perché non sa come sostituirle! Cioè, di fatto, rinuncia al riformismo! Lett.: “Anzi, ribattezza riformismo una nuova politica di destra, che punta a spingere lo sviluppo del Paese sulla base di un aumento e non di una riduzione delle disuguaglianze sociali!”. Questo perché, in fondo, la sinistra non ha voluto e saputo affrontare, senza tabù, le vere ragioni del fallimento del comunismo, pur di salvare l’ideale marxista dell’orizzonte collettivista che, nella sua visione di comodo, non andava confuso con un mero fatto di «cronaca», come quello rappresentato dal crollo del regime sovietico! Capito il ragionamento? Maurizio Guaitoli
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