Silvio Berlusconi rottama il Pdl: un partito azienda che si autofinanzi. I nomi da Guido Barilla ad Alfio Marchini, di Alessandro De Angelis
Un vero partito azienda. Che seppellisca il Pdl così come è: tessere, organigrammi, bilancio in perdita. È più di un restyling quello che ha in mente Berlusconi. E che ha accennato in minima parte al mega vertice con tutto lo stato maggiore del suo partito ieri sera a palazzo Grazioli. Si muove su due livelli il Cavaliere. Da un lato lo sfogatorio con i suoi. Dall’altro la messa a punto dell’operazione con il cerchio magico composto da Denis Verdini, Daniela Santanchè, Daniele Capezzone e Rocco Crimi.
Non è un caso che ieri, mentre venivano servite tartine agli ospiti in sala, Berlusconi è stato chiuso fino a tardi con Crimi e Verdini nel suo studio. Sul tavolo il dossier di 40 pagine, con tanto di simulazione di costi, che prevede la rottamazione del Pdl. E poco importa che la nuova creatura si chiami o meno Forza Italia, che resta sempre la best option. La rivoluzione è altra. Lo spiega una fonte che ha letto il dossier: “Tutto ruota attorno al fatto che Berlusconi non caccerà più un euro. Con la riforma del finanziamento pubblico, ha chiuso i rubinetti. Per capire la nuova organizzazione vale il vecchio motto, follow the money”.
Seguendo i soldi si arriva alla nuova sede di San Lorenzo in Lucina, che ha preso il posto di via dell’Umiltà: tremila metri quadri che costano “solo” 700mila euro l’anno, in luogo due milioni dell’attuale. E la stessa operazione sarà fatta su larga scala, su tutte le sedi regionali, a partire da quella simbolica di via Monza a Milano.
Ma il grosso dell’operazione non è immobiliare. È “politica”. La dead line è settembre. Perché nuove imprese e nuovi palinsesti non si lanciano a luglio. Chiuso nello studio con Verdini e Crimi, Berlusconi ha pronunciato una frase che annuncia un terremoto: “Non voglio più coordinatori. Voglio un amministratore delegato che coordini i venti regionali”.
Per ora è un’idea da valutare. Ma sarebbe la logica conseguenza della struttura descritta nelle 40 pagine di report. Che prevede la sostituzione dei segretari regionali con dei “manager” che si occupino di found raising. C’è scritto che ogni “coordinamento” deve avere la sua partita Iva e occuparsi delle questioni amministrative. Venti “reparti” con bilanci e autonomia, che così non graverebbero sul bilancio nazionale dell’azienda, come accade ora per via dell’Umiltà. La raccolta fondi è destinata in due direzioni: una parte a coprire le spese, un’altra da versare la struttura nazionale. Previste già tabelle con obiettivi di budget, perché è chiaro che la Lombardia deve portare più quattrini della Basilicata. Follow the money, appunto.
Questa è la parte del piano che solo in parte Berlusconi ha fatto sapere. Prosegue la fonte: “Il suo metodo è questo, da sempre. Lancia un’idea, fa discutere tutti e poi, col tempo, arriva a quella sintesi che ha già in mente sin dall’inizio. Solo che alla fine dicono tutti evviva”. E il punto si intravede già: il partito in mano a manager e falchi; le colombe al governo. Così i duri alla Santanchè hanno un “lavoro”, obiettivi e meno tempo per bombardare Letta.
Ma, quando sarà, sono loro ad avere in mano politica e soldi, con Alfano e company destinati a cadere col governo Letta, senza tanti dibattiti sulle primarie e nell’ufficio di presidenza visto che il partito è un’azienda con un unico capo. Ecco la frase sull’amministratore delegato. In questo schema Berlusconi è alla ricerca di uno che sul partito faccia quello che fa Confalonieri a Mediaset o Galliani al Milan.
E qui la questione si complica. Follow the money: Daniela Santanchè non ha fatto mistero di puntare al ruolo. Tanto che da giorni si è attaccata al telefono per piazzare dei suoi “found raiser” come coordinatori. Anche se il Cavaliere ne ha già una sua. Il sogno è di avere venti manager o imprenditori di successo. I nomi “coperti” che vorrebbe reclutare non li ha condivisi. Ma sono scritti nel report. Quello di Alessandro Benetton, che da tempo il Cavaliere vorrebbe coinvolgere. Sarebbe perfetto, ha detto ai suoi, per il Veneto e il Nord in generale. Per Lazio e Roma, invece, la corte è verso Alfio Marchini, che il Cavaliere avrebbe candidato al posto di Alemanno. Altro rampollo che piace tanto all’ex premier è Guido Barilla. Un dream team perfetto per un nuovo ’94, all’insegna dell’impresa che scende in campo in nome dell'abbattimento delle tasse.
E’ bastato accennare all’idea dell’azienda che il terrore si è scolpito sul viso dello stato maggiore del Pdl. Con Cicchitto che si è messo a urlare a Daniela Santanchè: “La devi smettere di parlare come se fossimo tutti incompetenti e come se non avessimo fatto niente nella vita”. Perché, al fondo, serpeggia un timore. Dice uno dei presenti: “La domanda è: perché un imprenditore di successo dovrebbe fare il coordinatore della Lombardia? L’unica cosa certa è che Berlusconi sta cercando di azzerare tutto un gruppo dirigente che non sopporta, non stima e costa troppo”. Follow the money.”
Di
Alessandro De Angelis
Da
Huffington Post