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Set 05

Si scrive “Pd” ma si legge “Dc”, di Maurizio Bonanni

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Quanto sono democristiani quelli del Pd? Chiedetelo a Letta (Enrico)! Nello stile, però, sono anche post-sovietici: il “Ticket” Renzi-Letta è una sorta di clone della commedia russa del potere, come quella andata in scena al Kremlino, negli ultimi venti anni, con lo scambio dei ruoli (Presidente-Primo Ministro) tra Putin e Medvedev. Certo, mezzo secolo d’incontrastato potere democristiano ha offerto esempi eclatanti di patti e di alleanze tra giovani leoni (nemici/amici) di Piazza del Gesù, per l’alternanza alla guida del Partito e del Governo. Allora, però, i calibri erano quelli giusti, per di più “pesati” con il rito antico delle tessere. Il tesseramento, in realtà, rispecchiava il relativo radicamento, sul piano nazionale, delle correnti interne alla Dc, facendo valere il peso del territorio, in modo da utilizzarlo, non di rado, per controbilanciare la forza delle idee e dell’eccesso di leadership di altri gruppi politici interni. Ad es., i morotei erano quattro gatti, ma Aldo Moro era un gigante della politica italiana! Quindi, nella Dc di allora, poteva accadere che fosse riconosciuto a una corrente minoritaria un ruolo governativo di primo piano, a favore del suo leader carismatico, proprio in ragione delle relative idee e della capacità di compromesso politico con gli altri partiti alleati. Idee e dibattiti che venivano discussi negli spazi pubblici di area, per il mantenimento dei quali veniva utilizzata la famigerata “dazione ambientale” dipietrista (ovvero, le “bustarelle”, pari al 10% circa degli importi sugli appalti pubblici, assegnati ai privati dalle amministrazioni locali). Ormai, nulla di tutto questo si ritrova nel finto duello Letta-Renzi. Da un lato, infatti, è assente quella parte “permanente” del confronto politico che, pur rappresentando una lotta per il potere, possedeva, altresì, in passato, un’energia costruttiva e solidale, verificata attraverso l’approccio quotidiano con i cittadini elettori. Anche se, occorre dire, lo sforzo equitativo e redistributivo tra le classi sociali fu affidato, per molti decenni, alle cure di uno Stato-badante, che si comportava come la Buona Provvidenza, assistendo i suoi cittadini “dalla culla alla bara”, grazie all’enorme, progressivo indebitamento pubblico che, oggi, è la prima causa della nostra rovina collettiva! Allora, l’Italia, protetta dalla globalizzazione, grazie ai dazi e al sovrapprezzo imposto ai beni d’importazione, poteva impunemente praticare quell’economia assistita, che privatizzava i profitti e pubblicizzava le perdite. A proposito, Dr. Marchionne, ricorda i molti milioni di ore di Cassa Integrazione e le decine di migliaia di miliardi (in lire) di incentivi concessi dallo Stato alla Fiat, nei suoi ultimi quarant’anni di attività? E che dire del disastro urbano, certo favorito dagli Agnelli e dai politici asserviti, per cui si sono costruiti immensi quartieri periferici, in tutte le maggiori aree urbane italiane, senza “prima” realizzare i tracciati delle linee metropolitane (sotterranee e di superficie che, all’inizio, avrebbero avuto costi irrisori!), come quelle di Parigi e Londra? Questo delitto scellerato ha permesso al Lingotto e dintorni la vendita di centinaia di milioni di brutte automobili, responsabili di aver causato guasti inenarrabili e costi altissimi (per gli alti tassi di inquinamento, di consumi petroliferi, per i tempi di spostamento, etc.), a chi viveva nelle grandi e medie città italiane! Come mai tutta la politica attuale tace, in proposito? Perché, per rimediare, non si dice a Fiat di investire in Italia qualche miliardo di euro, nella ricerca di motori “puliti” (elettrici, a idrogeno,..), per affrancarci dalla spropositata bolletta petrolifera, che oggi siamo costretti a pagare agli sceicchi mediorientali e alle Sette Sorelle anglo-americane? Quali sono le politiche industriali di Letta e Renzi, per ricostruire, nei prossimi venti anni, un tessuto industriale del tutto andato, e senza il quale l’Italia non potrà mai più crescere? Come si fa ad abbattere la tassazione d’impresa fino al 30%, come accade in tutti i Paesi più avvantaggiati dell’Occidente? Tutto tace, in proposito.. Oggi, questi pseudo-leader (compresi quelli del centrodestra!), beneficiano di una servile sovraesposizione mediatica, lunga e stucchevole quanto il calcio quotidiano in tv! La “gente” (anche quella di area..) è lontana da costoro, non ne capisce i riti, le finte conflittualità, come ad es. l’anteposizione del confronto dialettico sulle date congressuali, rispetto ai problemi urgenti dell’economia e dell’occupazione mondiali. Perché una cosa deve essere chiara: a tutti costoro, nati politicamente negli anni ’90 del secolo scorso, è venuto a mancare l’ancoraggio a una cornice globale di riferimento ideologico. Infatti, Moro, Craxi, Andreotti e Berlinguer erano anime in conflitto permanente, all’interno della drammatica “confrontation” Est-Ovest, che contrapponeva  due Armate (Usa e Urss), in grado di distruggere in un colpo solo la Terra intera, nell’eterna lotta (del tutto relativa!) tra il “Male” comunista e il “Bene” delle democrazie rappresentative. Oggi, dove sono il “Male” e il “Bene”, politicamente parlando? Nel “berlusconismo” e nel suo esatto contrario? Ma mi facciano il piacere! Di Maurizio Bonanni
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