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Nov 27

Banca – Impresa: un rapporto di Pari Dignità, di Elfisio Pinna

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Efisio Pinna
  A distanza di oltre cinque anni dal fallimento di Lehman Brothers, stiamo vivendo nel nostro Paese una situazione che si trascina ormai da lungo tempo. Questo ha fatto si che nel linguaggio quotidiano si sia inserito un termine che pensavamo a noi estraneo e che riguardasse solo altri Paesi spesso lontani da Noi: Crisi! Una crisi in cui ci ritroviamo smarriti ed increduli rispetto ad una situazione che pensavamo del tutto improbabile perchè tanto succede sempre agli altri. In realtà la Crisi è sotto gli occhi di tutti : nei primi 9 mesi del 2013 sono fallite quasi 10mila Aziende . E le previsioni per il futuro non sono certo più ottimistiche. Si tratta di una Crisi che prima di essere Economica è in realtà una Crisi Culturale. Di un Paese che non è affatto cresciuto in quanto Conoscenza e Consapevolezza del Valore della Cultura, intesa appunto in senso classico come Sapere. Per capirci, se scrivessi HK SNG TYO e ne chiedessi il significato, probabilmente non sarebbe facile capire agli interpellati che questa sigla identifica all'Aeroporto di Hong Kong il volo hong kong – singapore – tokyo e si capirebbe che ciò che rende intelligibile questa sigla è la CONOSCENZA. Infatti, se "conosco capisco, se non conosco non capisco" In questo contesto si inserisce il rapporto tra il Sistema Imprese e il Mondo Bancario nel suo insieme e nell'area del Credito in particolare, e cioè in quel rapporto di "Pari Dignità" nelle Relazioni che inevitabilmente le Imprese instaurano con le banche. In particolare mi riferisco ad un tema spesso trascurato e sottovalutato e per il quale invece la Giurisprudenza con sentenze della Suprema Cassazione ha aperto spazi di intervento nel rapporto con le banche tendente a tutelare maggiormente le Aziende e i Privati rispetto al sistema bancario molto spesso in Italia super tutelato. Mi riferisco al tema degli "Indebiti bancari" e in particolare ai rapporti che le Aziende intrattengono con gli istituti bancari attraverso i contratti bancari di Conto Corrente, Leasing, Mutui, Derivati, Swap etc etc Infatti può accadere, che questi contengano clausole che vengono definite vessatorie e la cui introduzione in maniera unilaterale genera dei fenomeni che possono sfociare in pratiche anatocisticheovvero in interessi usurari e pertanto in addebiti di costi e interessi non dovuti alle banche che hanno gravato sul conto economico dell'azienda in maniera notevole e che oggi è possibile recuperare richiedendone il rimborso. In tutti questi anni , nella stragrande maggioranza delle Aziende , il rapporto tra banca e imprenditore è stato instaurato su un terreno figlio di un Capitalismo di Relazione più che di un rapporto "tra soggetti economici che si scambiano Beni e/o Servizi": cioè banca e impresa. Questo rapporto, letto in chiave "Psicologico-Comportamentale", è sempre stato basato su quello che in Analisi Transazionale (che studia gli stati dell'IO nelle relazioni tra esseri umani) si chiama "Genitore-Bambino". In cui la Banca (il Genitore) ha trattato l'Azienda/Imprenditore (il Bambino) sempre con atteggiamenti e comportamenti in cui non vi è una relazione paritaria come si addice ad una relazione che si definirebbe "Adulto-Adulto" nel rispetto delle individualità e competenze di ciascuno. Se a questo aggiungiamo che per la Banca, il Cliente è la Controparte il quadro è evidentemente chiaro: c'è un conflitto di interesse tra le parti. E' facilmente comprensibile che questo Atteggiamento mentale , che si traduce in un Comportamento, ha fatto sì che in tutti questi anni il pallino rimanesse in mano alla Banca (il Genitore) impedendo così l'attuazione di un qualsiasi processo di Crescita Culturale che emancipasse l'Azienda (il Bambino) da un rapporto di sudditanza nei suoi confronti. Basti pensare che nei paesi anglosassoni e più emancipati dal punto di vista finanziario, l'attività di Finanziamento e di accesso al credito avviene secondo modalità del tutto diverse rispetto al sistema italiano. Le imprese italiane reperiscono il 70% dei finanziamenti allo sportello bancario. Invece in Francia le aziende finanziano solo il 39% delle loro esigenze in banca e in Germania il 45 per cento. Bastano pochi numeri, elaborati da Intesa Sanpaolo sui dati Bankitalia, per mettere a fuoco uno dei tanti problemi italiani: le imprese dipendono in maniera eccessiva dalle banche. E ora che la "fonte" bancaria si è in parte prosciugata, il made in Italy rischia di morire. Ma le alternative esistono. E sono molte. Ecco perché diventa sempre più importante sviluppare il vero grande assente in Italia: un mercato finanziario che fornisca alle imprese credito non bancario e, soprattutto, capitale. E' evidente quindi che se l'unico elargitore di Credito in Italia è rappresentato dal sistema bancario, quest'ultimo si permette di attuare politiche contrattuali in condizioni monopolistiche non avendo l'Impresa un canale alternativo di finanziamento. Oggi qualcosa sta cambiando e le Imprese e i Privati cittadini possono far valere i propri diritti grazie a sentenze della Cassazione che stanno censurando comportamenti scorretti delle banche, condannandole a restituire il maltolto. Di Elfisio Pinna
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