Quanti petali ha la margherita elettorale? Tanti, quanti sono i giorni del 2014, con ogni probabilità. Un giorno si vota, e il giorno dopo no. Anche se la cosa non appassiona nemmeno un po’ gli italiani, angosciati da ben altre preoccupazioni più concrete, come la disoccupazione che continua ad aumentare, con la componente giovanile più penalizzata delle altre. Titoli di studio che non valgono nulla, per qualità e per assenza di un mercato intellettuale dell’offerta, mentre il Governo continua nella sua opera anestetizzante, parlando di “ripresina”. E tutto questo, senza consegnare alla riflessione collettiva dati statistici concreti, che prendano in esame il numero delle imprese che hanno delocalizzato negli ultimi cinque anni, portando all’estero impianti e know-how produttivo, con conseguente perdita di fatturato e di mancati introiti per il fisco italiano. Se Renzi è la grande speranza degli italiani, c’è poco da stare allegri: il suo Dna origina dalla sinistra della tassazione sulle rendite e sui patrimoni. Sinistra che non è in grado, nemmeno in tempi di crisi come questi, di ragionare sul fatto che la ricchezza si può ragionevolmente distribuire, se c’è qualcuno che la produce.
Né Renzi, né Letta sono in grado di affrontare il toro della crisi, connaturato in una spesa pubblica fuori controllo e sulla necessità di un drastico ridimensionamento dell’impiego pubblico, attenuandone (o meglio, cancellandone) le caratteristiche di inamovibilità e privilegio, rispetto a tutte le restanti categorie di lavoratori. Nessun Governo di centro sinistra sarà mai in grado di porvi rimedio, poiché il suo elettorato è largamente rappresentativo di quel blocco sociale maggioritario che, in un modo o nell’altro, vive di spesa pubblica. Lo si è visto, di recente, con la farsa del mancato recupero, da parte del Tesoro, degli scatti di anzianità per gli insegnanti (in media, 150 € mensili pro-capite), in merito ai quali non è stato chiarito chi sia il responsabile dell’errore che, in questo caso, dovrebbe pagare di tasca propria, visto che si tratta di danno erariale certo. In proposito, la Corte dei Conti non ha nulla da dire? L’impressione, in assenza dell’accertamento delle responsabilità relative, è che si sia trattato di un grazioso gioco delle parti, una sorta di finzione, per regalare agli insegnanti aumenti di stipendio camuffati, malgrado il blocco dei contratti per il pubblico impiego.
Analizziamo l’altro grande inganno, quello della riforma elettorale. Chi non ha interesse a liquidare il porcellum, tende (in un certo qual modo) a “costituzionalizzare” la riforma relativa, condizionandola, o associandola a ben altre, radicali modifiche costituzionali, come quella sul bicameralismo e sul numero dei parlamentari. Gli altri, invece (non si capisce se tra questi vi sia Renzi), tendono al voto subito, come Fi e M5S, e sono pronti ad accordarsi su una riforma qualunque essa sia, purché garantisca il mantenimento del bipolarismo/tripartitismo, cancellando dalla scena le formazioni minori. In tutto questo, nessuno che metta decisamente l’accento sulla questione fondamentale: la riscrittura dell’organizzazione territoriale dello Stato e del sistema delle autonomie, in modo da obbligare i piccoli comuni ad accorparsi, all’interno di macroregioni e città-regioni (o metropolitane), rendendo interdipendenti tra di loro i principi di fiscalità e responsabilità (“no taxation without representation”).
Altro tema di importanza capitale, per il nostro Paese, è rappresentato dalla scelta delle élites. Grillo, Berlusconi, il Pd di Bersani e Renzi hanno dimostrato, da un lato, il fallimento dei così detti “Partiti padronali” e delle elezioni così dette “primarie”, in cui vengono premiati candidati di scarsa caratura politica e conoscenza della macchina dello Stato, di cui, come parlamentari eletti, dovranno essere i supremi amministratori. Come uscirne? Provo a esplicitare, in sintesi, una mia proposta. Sulla falsariga dell’attribuzione d’impieghi pubblici, l’eleggibilità a parlamentare della Repubblica deve essere, in modo sostanziale, vincolata al conseguimento di un attestato di competenza, per quanto riguarda: la comprensione dei meccanismi istituzionali; la capacità dell’utilizzo delle leve legislative e di bilancio di cui autonomamente dispone l’eletto, soprattutto in un’epoca in cui la formazione di base non è più garantita dalle strutture formative di Partito.
Occorre, quindi, selezionare dal bassole élites politiche, nel modo più naturale possibile, attraverso procedure codificate di elezioni primarie, uguali per tutti, che consentano di far collimare gli interessi di eletti ed elettori. Basterebbe, per questo, costituire un Albo Unico Nazionale degli Aspiranti alla Rappresentanza Attiva (di seguito, “Albo” tout-court)al quale accedono, su richiesta e previo il superamento di un giudizio d’idoneità, i cittadini che abbiano compiuto il venticinquesimo anno d’età. La Corte Costituzionale sovrintende al controllo di merito dei candidati e gestisce l’Albo relativo, dettando regole per la cancellazione e l’integrazione degli iscritti all’Albo stesso. Il giudizio d’idoneità prende in considerazione sia la condotta morale dell’aspirante, che i requisiti culturali ed empirici, per quanto riguarda la tecnica legislativa e contabile; la capacità di redigere e discutere progetti di legge; la conoscenza dei principi costituzionali, della cornice ordinamentale, della balance-of-powere del funzionamento delle istituzioni repubblicane.
All’atto dell’iscrizione, l’Aspirante è tenuto a presentare un proprio programma politico che, da quel momento in poi, sarà associato al suo profilo pubblico, integrato con lo stato patrimoniale personale e da un dettagliato curriculum vitae, aggiornati con cadenza annuale. L’Albo è accessibile dal web. Con legge ordinaria, poi, sono regolate, erga omnes, le elezioni primarie, obbligatorieper tutti Partiti e Movimenti, sia che vantino eletti in Parlamento, sia nel caso contrario, qualora intendano concorrere in libere elezioni, per la scelta di propri rappresentanti. Sessanta giorni prima della data fissata per le elezioni, i Partiti, i Movimenti, o le liste civiche offrono proprie candidature agli iscritti all’Albo, che accettano a norma del Regolamento sulle elezioni primarie. Trenta giorni prima della data fissata per le elezioni, gli elettori esercitano -preferibilmente, tramite voto elettronico- la scelta primaria dei candidati, per le formazioni politiche che intendono presentare proprie liste.
Io dico che così si svecchia l’Italia.. Voi che ne pensate?