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Gen 21

Alfano, il numero primo. Di Maurizio Bonanni

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Dice un detto: “Andarono per suonarle e furono suonati!”. Prendiamo il buon Cicchitto, che si è “cicchettato” un passato di talebano pro-Cav, per diventare il Coniglio Mannaro (vi ricorda qualcosa? Pansa illuminaci tu!) dell’Ncd! Nemmeno si fosse trattato della conversione di Saul sulla via di Damasco! E Alfano, non vi sembra quello della “Solitudine dei numeri primi”, politicamente parlando? Indivisibile per Berlusconi, per il Pd e per Grillo. Andrà a finire spontaneamente tra i rottamati, come Fini, Casini e Monti? Curioso: lui giura e spergiura di pensare solo agli interessi dei cittadini ma, a quanto pare, gradisce le frattaglie della Prima Repubblica, quando i Partitini facevano e disfacevano i Governi balneari, con i loro insulsi capricci, ripicche e impuntature. Lui, “primo”, non può pretendere certo di fare il comune multiplo del centrodestra, poverino.. Rivuole indietro le preferenze (che, per inciso, nella sua Sicilia hanno rappresentato l’epopea dorata del voto di scambio), ben sapendo la preferenza di Renzi (e Berlusconi..) per i “listini chiusi”. E si capisce perché. In tal modo il Cav. potrà continuare a dirigere incontrastato la sua creatura politica, mentre Matteo, con il giochino delle primarie, farà fuori uno dopo l’altro i suoi cacicchi del Pd, ormai vecchi e ridicoli arnesi di un tempo che fu. Mi chiedo: è un bene o un male, tutto ciò?

Mi rispondo da solo, con due osservazioni. La prima: non mi pare questo un modo per procedere a un radicale rinnovamento della leadership politica. La seconda: questi accordi storici di Palazzo si rivelano inutili a cambiare, in positivo, il volto di uno Stato-Amministrazione, che uccide economicamente il Paese, con i suoi immensi sprechi di denaro pubblico e con la sua burocrazia faraonica, nemica del contribuente, in cui i pubblici impiegati godono di assurdi privilegi, rispetto ai lavoratori privati. Oltre al presidenzialismo (del tutto condivisibile), c’è da progettare un nuovo sistema, per la scelta dal basso della rappresentanza parlamentare, e della dirigenza pubblica. Io, personalmente, vedo due modelli possibili, per la creazione delle nuove leadership. Il primo, consiste in una generalizzazione del meccanismo delle elezioni primarie, previa eventuale (ma non necessaria) sua costituzionalizzazione. Oggi, chiunque si voglia candidare, non deve per forza dimostrare di “saper” fare il parlamentare, mentre tutti, tanto per dirne una, dobbiamo superare un esame teorico-pratico, per poter guidare un’automobile.

Ora, mi sembrerebbe quantomeno un fatto di pura decenza, pretendere che gli aspiranti parlamentari siano dotati di un’adeguata “patente”di guida, prima di stringere il volano della più grande e sofisticata macchina istituzionale, che produce leggi e regolamenti d’importanza primaria per il cittadino, determinando l’indirizzamento di molte centinaia di miliardi di spesa pubblica. Chi si candida, quindi, deve dimostrare sia di saper scrivere e illustrare pubblicamente una legge, sia di conoscere, in maniera sufficiente, i processi di formazione del bilancio dello Stato. Poi, è giusto che chiunque abbia ottenuto l’idoneità si possa iscrivere a una Lista Unica Nazionale di Aspiranti Parlamentari, accessibile dal web, e completa dei curricula aggiornati dei candidati (dichiarazione dei redditi compresa!) e del loro programma politico individuale. Dopo di che, parrebbe del tutto naturale affidare a un Organo supremo di sorveglianza (di preferenza, la Corte Cost.) la gestione della Lista Unica, attraverso uno o più Regolamenti di legge. Il citato Organo accerta l’idoneità tecnica e morale dei candidati, sovrintendendo alle procedure di cancellazione, iscrizione e reintegrazione nella Lista stessa. A ogni tornata elettorale, Partiti, Associazioni, Movimenti (sia presenti, che assenti dal Parlamento) offrono proprie candidature agli iscritti alla Lista, da sottoporre, poi,  al giudizio delle primarie di Partito, Associazione, Movimento, etc., regolate da legge e uguali per tutti. Sarebbe la fine dei Partiti “padronali” e i corrotti resterebbero fuori dal Parlamento.

Tuttavia, anche un Parlamento eletto con primarie aperte e trasparenti, non è immune dall’influenza negativa delle lobbies. Occorre chiudere dal basso il circuito di garanzia, ad es., introducendo in Cost. il referendum "propositivo-confermativo", che dovrebbe funzionare come segue: a) un Comitato promotore raccoglie X% (in proporzione agli aventi diritto al voto, arrotondato all'unità superiore) di firme, su una legge d'iniziativa popolare; b) previo parere di ammissibilità della Corte Cost., il progetto viene trasmesso, esaminato -con corsia preferenziale- e votato dal Parlamento; c) in caso di bocciatura, il Comitato promotore può chiedere al Presidente della Repubblica (che ne è obbligato) di sottoporre la proposta a referendum prop./conf.. La proposta è approvata e pubblicata senza indugio sulla G.U., qualora abbia ricevuto il 50%+ 1 dei voti validamente espressi. Per le proposte di legge costituzionale il quorum è identificato con il 50% +1 (arrotondato all'unità superiore) degli aventi diritto al voto. Mi sembra che potrebbe bastare, per cambiare i connotati a questa Repubblica!

Infine, per liberarci da ogni forma di clientelismo, nella scelta del personale pubblico (sia dirigenti, che impiegati) basta reinterpretare, in chiave moderna, quanto disposto dall’attuale Cost., in materia di reclutamento per concorso. Sintetizzo come segue il mio asso nella manica. Primo: fare obbligo per legge a tutte le PP.AA. (Stato, comuni, province, etc.) di comunicare a una Authority esterna e indipendente (per il 60% composta da personalità di fama internazionale, estratte per sorteggio, con incarico quinquennale non rinnovabile!) "tutti" i posti vacanti e gli incarichi disponibili, previa copertura finanziaria della spesa relativa e pubblicizzazione del tipo di contratto che si intende offrire. Secondo punto. L'Authority, con proprio regolamento: stabilisce -per comparto e per profilo professionale- i requisiti morali, culturali e attitudinali per essere inseriti in liste aperte uniche nazionali degli aspiranti agli incarichi e ai posti pubblici di lavoro disponibili; assegna un punteggio numerico obiettivo ai titoli professionali/ culturali e alle esperienze lavorative, in modo funzionale alle liste di comparto e alle sotto liste professionali.

Ultimo punto: sarà l’Authority a operare, in modo autonomo e automatico, un semplice "matching" tra ordini di graduatoria e posti/incarichi disponibili. Fine, così, dell'ingerenza della politica, e avvio di un vero e proprio mercato del lavoro, che equipari pubblico e privato. Con questo metodo, qualsiasi dirigente e impiegato è assunto esclusivamente sulla base del merito individuale. Per par condicio, tutti gli attuali dirigenti e impiegati sono tenuti a dotarsi del titolo di abilitazione previsto dall’Authority, per il loro comparto e professione. Chi non supera le prove d’idoneità è semplicemente fuori, e deve sottoporsi a un ciclo obbligatorio di formazione-lavoro, prima di ritentare la prova. L’accertamento dell’idoneità ha, per tutti, carattere periodico, così come accade per la patente di guida. Pensate alla rivoluzione che comporterebbe una simile misura nella scuola, nella sanità e in tutta la PA, in generale! Chi mi aiuta a dirlo a milioni di telespettatori? Berlusconi, Corrado Passera, o Cairo, per esempio?

Di Maurizio Bonanni

 

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