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Feb 06

La filosofia dell’essere nel principio di sussidiarietà, di Fiorella Ialongo

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Espressioni quali Big Society, “più società, meno Stato”, che spesso vengono indicate come slogan di trasformazione e rinnovamento in atto coinvolgono interamente le istituzioni ed i corpi sociali.

Per comprendere appieno questa novità è opportuna una riflessione filosofica che evidenzi i fondamenti politici, economici e giuridici della sussidiarietà che è il principio che genera le precedenti espressioni.

La tradizione del diritto romano – germanico per sostenere la sovranità della Nazione, ha teorizzato l’inclusione della società nello Stato, per cui la sovranità si è espressa attraverso il rapporto cittadino – Stato. La crisi del welfare ha fortemente incrinato questa relazione ed evidenziato il fatto che essa si sta invertendo con la necessità di concedere autonomia ai soggetti della società civile. In altri termini, solo la persona è un essere sussistente, è sostanza, ossia ha l’essere in sé e per se stessa. In questa prospettiva è autonoma rispetto agli altri e quindi non può essere inclusa in qualcosa di diverso. Questo fondamento metafisico rende le persone uniche ed irripetibili, pertanto, non possono essere assorbite in enti maggiori.

A questo punto ci si potrebbe chiedere cosa sia la società. Essa potrebbe essere definita come una unità di relazione, ossia come la rete di relazioni che gli individui pongono in  atto verso un fine condiviso. Questo complesso di contatti arricchisce l’uomo, gli consente di beneficiare di vantaggi di cui non godrebbe se vivesse isolato. Le relazioni poste in essere tra le persone, inoltre, sono reali e quindi la società potrebbe essere definita anche come realtà di relazione. Queste considerazioni non devono indurre a ritenere che la società sia la somma degli individui o sia riducibile alle singole persone che ne fanno parte. Essa deve essere considerata come un ente nuovo, autentico, dotato di una sua unità e sinteticità anche se rimane un ente accidentale, ovvero ha bisogno, per esistere, di inerire ad un altro essere che sia sussistente in sé e per sé. La società è un ente di secondo grado, si struttura attraverso le persone che contribuiscono alla sua costituzione attraverso una loro funzione concreta e attualizzante per raggiungere dati obiettivi. Vi è quindi una differenza nella consistenza metafisica: in riferimento alla persona si parla di sostanza (ciò che ha l’essere in sé), rispetto alla società di relazione. Tutto questo è all’origine di una diversità dei ruoli: la società dovrebbe porsi al servizio dell’essere e dei fini della persona.

Si intende di conseguenza affermare che lo Stato dovrebbe essere compreso all’interno dell’ordine ontologico ed etico proprio della persona. In altri termini, lo Stato deve individuare il proprio caposaldo e, di conseguenza, i confini del proprio potere non illimitato, in un ordine normativo superiore alle leggi positive (ovvero quelle emanate dalle autorità civili e politiche per regolare la convivenza umana), ossia nella persona. Lo Stato, quindi, non può assumersi un ruolo superiore a quello delle persone, ma rappresenta un’espressione necessaria dell’essere e dei fini della persona, ossia è preteso dalla sua realizzazione. Ne deriva, di conseguenza, la necessità di abbandonare una concezione più tradizionale dello Stato, di matrice hegeliana, che sostiene la superiorità dello Stato sulla società, sia una minimalista dell’intervento statale, a favore di quella sintetizzata dall’espressione “più società, meno Stato”. Con essa si intende uno Stato autorevole, che ha la capacità di collegare i suoi poteri con la libertà e le capacità degli individui e dei gruppi sociali minori. Richiede, inoltre, una diversa capacità di intendere il potere ed una differente organizzazione del suo esercizio. Lo Stato moderno, post-hegeliano, comporta rapporti molteplici ed elaborati dove l’ethos non è assegnato all’apparato politico – amministrativo, bensì è attribuito alla società. Il ruolo dello Stato è quello di rendere le persone e gli enti intermedi soggetti attivi e responsabili dello sviluppo personale e sociale, di porsi al servizio di una società operosa e responsabile.

 Di Fiorella Ialongo

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