Qual è il bello della diretta? Vedere due bravi cabarettisti, Grillo e Renzi, parlare di politica in streaming (pessimo audio e ancor più scadenti le immagini relative!), nel corso delle trattative per la formazione del nuovo Governo, “Matteo I”. Mai l’Atto Primo della commedia politica italiana fu più rapido e dissacrante! C’è quasi da rimpiangere il precedente confronto più “soft” di Bersani che, nelle stesse condizioni, resse un po’ più a lungo l’impatto del Grillo Furioso. Perché Matteo è stato, infatti, immediatamente “scaricato” dal capocomico, che l’ha impietosamente bollato di intendenza con il nemico giurato dell’M5S: quel sistema bancario e finanziario che, da tempo, tira le fila dei personaggi che, da novembre 2011, si alternano sulla poltrona di Palazzo Chigi. Così, per il buon toscano (il secondo in pochi anni, che si sperimenta come Premier..), la salita al Golgota si è fatta un tantino più ripida. Perché, ormai, una cosa deve essere chiara a tutti: chi si illude di una consistente fronda interna -scissionista e filo-governativa-, ai gruppi parlamentari dei penta stellati, è destinato a trovarsi con la stessa, risicata, maggioranza di prima.
Renzi lo sa, e il suo incubo si chiama Alfano. Ecco perché l’intesa di non belligeranza con Berlusconi durerà per tutto il tempo necessario a fare -rapidamente, si spera e, comunque, entro l’inizio del 2015- le riforme di sistema: legge elettorale; riforma del Titolo V della Costituzione e conseguente riorganizzazione dello Stato nel territorio; abolizione del bicameralismo perfetto. Di sicuro, l’intesa tacita, tra Renzi e Berlusconi, presuppone che, come “ultima ratio”, si possa ricorrere a un Governo limitato delle larghe intese, Pd-Fi, se tutto dovesse evolvere al peggio. Lo scenario di una crisi Ncd/Pd, infatti, non è da escludere, ad es., a seguito del rifiuto, scontato, del Nuovo Centro Destra di votare a favore di un “Job-Act” poco liberista, della patrimoniale, o della riforma in senso liberale di alcuni diritti civili, come il riconoscimento delle unioni tra persone dello stesso sesso. Alfano, infatti, deve, a tutti i costi, mantenere il punto del suo rifiuto di non volere caratterizzarsi né come Governo di centro-sinistra, né tantomeno di sinistra, a seguito dell’eventuale ingresso di SEL nella nuova Maggioranza.
Il buon Angelino, del resto, non solo deve guardarsi le spalle dai suoi ex amici di Forza Italia, ma ha bisogno di recitare lo stesso ruolo di Casini, nel vecchio schema del centro-destra, per sperare di conservare almeno una particina elettorale alla sua creatura “artificiale”. Cosa ben difficile, visto il proliferare di nuove sigle partitiche e movimentiste, che affollano l’attuale panorama italiano, sia sul versante liberale, sia sul fronte dei conservatori moderati e dei neo-popolari, di matrice ex democristiana! Soglie alte di sbarramento, come quelle che si stanno preparando con l’Italicum (per piacere, lo chiamiamo in un altro modo? Troppe assonanze sinistre, come già rilevato in precedenza!), rappresentano, decisamente, veleno puro, per “poltronisti” nati, come Lupi, Alfano stesso, Lorenzin, etc. che, presi da soli, valgono molto meno dell’attuale rappresentanza parlamentare dell’Ncd, frutto di una congiura mascherata di Palazzo, miseramente naufragata, con il licenziamento in corsa del Governo Letta!
Renzi dice, come in un libro dei sogni, di voler fare una riforma epocale al mese, senza tenere conto, a quanto pare, del suo accerchiamento da parte di una maggioranza parlamentare del Pd che guarda, ancora un po’ troppo, ai Civati, ai Cuperlo e a Bersani stesso. Morale della favola: sul piano pratico, quelle mirabolanti riforme renziane, potrebbero slittare inesorabilmente nel tempo, oppure (com’è molto probabile) essere svuotate, cammin facendo, della loro stessa sostanza “rivoluzionaria”! Sempre che Berlusconi non presti al giovane Matteo un pronto soccorso esterno.. Cosa molto probabile, direi, sulle grandi riforme costituzionali, che vedano, ad es., un rafforzamento del ruolo costituzionale del Primo Ministro. Però, la partita è durissima, per Renzi, come per Monti e Letta, prima di lui, per quanto riguarda l’araba fenice dell’abbattimento della spesa pubblica.
Perché, qui in Italia, tengo a ribadirlo, esiste una Maggioranza elettorale consociativa che vive, in un modo o nell'altro, di spesa pubblica; vota regolarmente e vince, comunque vada, “tutte” le elezioni!Per di più, come nell'Urss di una volta, l'80% degli Italiani aspira a un posto fisso.. E che cosa chiedono i forconi e gli operai disoccupati che protestano? Più Stato, sempre più Stato..Già: anche se nessuno se n’è accorto, abbiamo da tempo superato la soglia dei 60 anni (dal 1948 a oggi) di consociativismo catto-comunista.. Esattamente come quando cadde la Cortina di Ferro e l’URSS, nel 1991, erano passati più di 60 anni dalla Rivoluzione d’Ottobre! E vedete un po' come stanno combinati i russi, ancora oggi, dopo quasi 25 anni di.. "Liberazione", malgrado le immense risorse naturali di cui dispone il loro territorio!
Quindi, ci vorrebbe la forza (che, di certo, manca oggi del tutto alla sinistra!) di impostare un piano di.. rieducazione nazionale, che operi, nel tempo, una vera rivoluzione culturale e antropologica, nell’arco temporale di diverse generazioni, insegnando ai giovani il gusto del rischio, dell'intrapresa e della libertà individuale. Pertanto, credo proprio che non vedrò nulla di cambiato, in questo Paese, per il tempo che mi resta da vivere!E, invece, con che cosa verranno inondate, prossimamente, le vetrine mediatiche televisive? Con discorsi sulla riduzione (sacrosanta, del resto!) dei super stipendi e delle pensioni d'oro di manager e alti dirigenti pubblici, per eliminare i costi più odiosi e impopolari, che riguardano la politica e la Pubblica Amministrazione. Tutti argomenti, questi ultimi, che costituiscono delle vere e proprie "Revolving Door" mentali, in cui si fa uscire un vero problema, per farne entrare uno soltanto apparente. Infatti, depurato il sistema da quei costi, l'ammontare del deficit pubblico rimane -obiettivamente- invariato! Identico ragionamento vale per la “Spending Review”!
Mi preoccupa, però, molto di più il ritorno dello schema del Grande Vecchio, che fa e disfa i Governi di questo Paese.. A quanto pare, al suo comando, Alfano ripercorre il tristo sentiero dei Partitini "ago della bilancia", di democristiana memoria.. Tutto ciò ha l’amaro sapore di una involuzione gattopardesca, in salsa Renzi, perché "tutto cambi, affinché nulla cambi!". Del resto, i tre maggiori Partiti presenti in Parlamento sanno benissimo che non possono andare a nuove elezioni, con il proporzionale puro del "Consultellum", pena un'Italia ingovernabile, con Governi balneari. Renzi ha avuto il coraggio dei disperati di sostituire Letta in corsa, con il dubbio amletico di chi collocare nel dicastero chiave dell’Economia, in sostituzione di Saccomanni che, di certo, non lascerà un gran ricordo. E con lui, però, dovrebbe essere “dismessa” tutta la burocrazia medio-alta del Ministero dell'Economia, che si è resa, lett., ridicola! Ricordo, en passant, il fatto scandaloso degli scatti di anzianità, non restituiti, da parte degli insegnanti. Se avessimo avuto una Corte dei Conti minimamente decente, avrebbe chiesto miliardi di danno erariale a tutti i dirigenti ministeriali!
E, Renzi, avrà la forza per imporsi a tutti costoro?
Di Maurizio Bonanni