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Mag 22

Le gabbie umane, di Alessandro Bertirotti

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Alessandro Bertirotti

Tutte le gabbie opprimono, limitano e inducono frustrazione, anche se nel linguaggio comune sentiamo a volte parlare di "gabbia dorata". Non sono d’accordo, perché la limitazione dello spazio d'azione, per qualsiasi essere vivente conosciuto, attiva una situazione che uccide la vita in quanto tale. Ecco perché personalmente sono completamente in disaccordo con qualsiasi forma carceraria di detenzione e di rieducazione. Ma questo è un altro problema, e qui mi appresto a parlare di un altro tipo di carcere.

A tal proposito e in linea con questa premessa a Cassino emerge una importante iniziativa, dedicata alla comunicazione di una realtà costrittiva, avvertita come tale solo da coloro che effettivamente la vivono sulla propria pelle, mentre gli altri, tutti noi, solo ogni tanto fermiamo la nostra attenzione su questo tema.

Le gabbie della disabilità, sono ora sperimentabili grazie a questa azione di Guerrilla marketing: una tecnica di invasione della normalità quotidiana con l'evidenza di azioni che ne sconvolgano il suo susseguirsi temporale.

Forse, vedendo cosa significa stare dentro una gabbia con una carrozzella, anch'essa gabbia verso cui si prova amore ed odio al tempo stesso, e rendersi così conto di quali siano i reali spazi mentali di coloro che la abitano tutti i giorni, potrà essere utile per comprendere quanto il normale sentire quotidiano sia lontano dai problemi della disabilità.

Io ho la gran fortuna di lavorare con molti disabili, fin da quando ero relativamente giovane, e questa condizione relazionale mi ha fatto ormai comprendere che ogni valutazione che possiamo fare sulla questione nasconde il desiderio di non affrontare seriamente il tema. E questo non dipende solo da una repulsione, forse biologicamente ed evolutivamente determinata, verso ciò che stravolge la normalità corporea e gli atteggiamenti mentali della tradizione, quanto da forme educative che continuano ad essere lontane dalla realtà quotidiana del disabile.

La disabilità è spesso caratterizzata da una relazione sociale mancata, una relazione urbanistica negata, una relazione affettiva condizionata da opinioni sature di pregiudizi e tabù culturalmente determinati… e potrei continuare ad evidenziare il muro delle negatività che caratterizzano queste forme relazionali.

Ecco perché sono contento di leggere ciò che è avvenuto a Cassino, augurando a tutti noi di provare ad entrare anche solo per qualche minuto nelle gabbie, per sederci sulla sedia a rotelle e vedere come cambia il mondo intorno a noi visto da quella prospettiva.

E poi, capire ulteriormente che quando il mondo cambia intorno a noi, anche noi cambiamo intorno al mondo… spesso senza nemmeno rendercene conto.

Di Alessandro Bertirotti, l'Antropologo della Mente

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