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Apr 15

Una “Bonifica 2.0” per l’Agro Pontino, di Maria Francesca Moroni

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“Bonifica 2.0” è l’inedito percorso di sviluppo sostenibile della Pianura Pontina, che ha l’ambizione di dare nuova linfa ai territori della bonifica mussoliniana. Spazia dalla navigabilità eco-friendly del bacino idrografico, con il visionario progetto “Pianura Blu”, all’eco-fruizione degli argini grazie alla mobilità elettrica, dallo sviluppo di micro smart grid a un sofisticato sistema di monitoraggio ambientale

   
 
Andiamo in barca verso il Circeo? Via mare o lungo i canali della terra ferma? La valorizzazione dell’Agro Pontino passa per il suo bacino idrografico, e “Bonifica 2.0” è l’innovativo progetto di sviluppo sostenibile per il territorio a Sud di Roma che fu palude infestata da malaria fino agli anni Trenta. Il nome scelto richiama l’epopea della bonifica del ventennio fascista, raccontata da Antonio Pennacchi nel libro vincitore del Premio Strega 2010 “Canale Mussolini”. Proprio Pennacchi è il volto simbolo, ispiratore del progetto visionario denominato “Pianura Blu”, molla di questa nuova bonifica, green e ipertecnologica.     “Pianura Blu” è parte integrante di “Bonifica 2.0” e prevede una riprogettazione di tutta la rete fluviale del territorio pontino che, fra canali di bonifica e corsi d’acqua, misura 300 km circa e incide su una superfice di 700 kmq coinvolgendo oltre 350.000 abitanti. “Eravamo una palude – commenta Pennacchi – l’acqua è una risorsa che dobbiamo utilizzare e valorizzare. Dalla forza del passato possiamo costruire il futuro e una diversa qualità della vita in una provincia che è ormai al collasso”. La voglia di rinascita è stata così sottoscritta nel protocollo di intesa che ne è alla base e che vede il coinvolgimento di più di 50 enti fra cui la Regione Lazio, la CCIAA di Latina, 9 Comuni, 2 Consorzi di Bonifica, l’Autorità di bacino del Lazio, il Parco Nazionale del Circeo e 11 Associazioni di Categoria.   Il primo battello elettrico a basso consumo ha una copertura a pannelli fotovoltaici: nato da un progetto sperimentale, ha già navigato i suoi primi chilometri l’estate scorsa. Una chiatta per il trasporto di circa 14 persone, realizzata proprio per spostarsi nei bassi fondali dei canali senza disturbare flora e fauna grazie all’utilizzo di pale rotoriche al posto delle comuni eliche. Le normali imbarcazioni ad elica avrebbero seri problemi in quei tratti dove le alghe la fanno da padrone! Il battello è pensato per un uso didattico-turistico, sia nel periodo estivo che in quello invernale, come incentivo a un turismo destagionalizzato.   Il ciclo di ricarica di queste imbarcazioni sarà affidato a delle stazioni di ricarica alimentate a energia verde, in particolare fotovoltaico ed eolico. Oltre queste stazioni ci saranno veri e propri approdi e punti dislocati in diverse zone rurali, che saranno integrati e monitorati in un sistema di produzione, stoccaggio e distribuzione di energia rinnovabile, grazie a dei centri di controllo. L’energia verde così generata sarà, infatti, a disposizione degli edifici vicini, oltre che per la ricarica dei mezzi, dando vita a delle mini smart grids rurali.   Oltre la navigazione, verso l’intermodalità: a bordo dei natanti troviamo la predisposizione al trasporto con ricarica di biciclette elettriche a pedalata assistita, o altri piccoli veicoli come i pedoni elettrici, ma anche risciò e quad elettrici e defender 4x4. Li progetta il POMOS – Polo Mobilità Sostenibile, nato nel 2008 grazie a una convenzione tra il Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione, Elettronica e Telecomunicazioni (DIET) dell’Università La Sapienza di Roma e la Regione Lazio. “Il POMOS, benché giovane – racconta il responsabile scientifico Prof. Frattale Mascioli – ha già dato il suo apporto a diversi progetti pilota in chiave green, fra cui quello di “Ventotene Isola a emissioni Zero”, testando alcuni dei suoi prototipi e dei sistemi di gestione integrata del territorio”.   Altamente tecnologico l’apporto dei droni controllati da remoto, oltre che della sensoristica fissa, per il monitoraggio costante del territorio, in grado sia di registrare informazioni qualitative e quantitative sull’ambiente, mediante sensori ottici e misure di radiazione elettromagnetica, che di indicare lo stato di salute delle acque e della vegetazione. Questi dati andrebbero a alimentare una piattaforma GIS - Geographic Information System, a supporto di modelli fisico-matematici che descrivano la situazione attuale e indichino gli standard di riferimento esistenti su territori analoghi.   Queste le premesse della fase sperimentale di “Bonifica 2.0”, che oltre all’apporto pubblico della Regione Lazio, conta sul programma di investimento in rete “SmartMob 2.0”, che vede il coinvolgimento di diverse imprese, fra cui l’Enel. “Un inizio a macchia d’olio – auspica il Prof. Frattale Mascioli – con i primi test già da quest’anno”. Il punto di partenza? Per la sua valenza simbolica e i suoi vantaggi territoriali una delle prime stazioni potrebbe sorgere a Foro Appio, dove s’incrociano il Fiume Cavata, che parte sotto Sermoneta e Linea Pio che arriva fino a Terracina, o risalire verso l’Oasi di Ninfa, i cui giardini sono fra i più belli d’Europa. Di Maria Francesca Moroni, La Stampa
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