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Mag 27

Pd = Partito Domini? Di Maurizio Bonanni

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Parafrasando il poeta: “Passata è la tempesta, e odo i corvi far festa”.. Temo che non basterà una pasticca al leader di M5S, e al di lui lugubre guru, per digerire la clamorosa sconfitta del 25 maggio scorso. Si temeva l’invasione delle cavallette e, invece, per il Pd di Renzi, è arrivata la manna elettorale! Mai viste simili percentuali da capogiro, nella storia del Pci e dei suoi succedanei, dal 1948 a oggi! In verità, guardando ai valori assoluti, certi record rimangono ancora da battere. Infatti, a fronte degli 11.172.861 consensi per Renzi alle europee 2014, restano ancora lontani i traguardi raggiunti da Veltroni -che raccolse 14.099.747 voti alle politiche del 2008-, e da Berlinguer, il cui Pci totalizzò 12.614.650 suffragi alle storiche elezioni del 1976. Qual è la lezione da trarre, dopo questo fatidico 25 maggio 2014?  Più d’una, certamente.

 

 La prima, in assoluto, riguarda la fine dell’ultimo contenitore politico ideologico. Anche per il Pd, si dimostra l’assunto che, ormai, contano solo la forza e il carisma della leadership, e non le sigle partitiche. Oggi, il Partito Democratico si sostanzia in Renzi, e viceversa, nel senso che la possente macchina organizzativa del Partito raggiunge risultati eclatanti, solo se e soltanto se si pone, come un sol uomo, al servizio del suo leader, ne valorizza adeguatamente l’immagine, crea mille momenti d’incontro, nel territorio, tra lui e gli elettori in carne e ossa. La dimostrazione pratica la si è vista con il successo del Pd alle contestuali elezioni amministrative e regionali, perché l’immagine positiva del leader ha fatto da traino, a livello nazionale.  

 

La seconda ragione riguarda la comparazione tra i due opposti stili di comunicazione di Renzi e Grillo. Da un lato, spicca la “Forza tranquilla” del primo, tutto crono programma -pur con scadenze continuamente aggiornate-, oboli elettorali e linguaggio obamiano, assai efficace per catturare i sogni di riscatto dei cittadini ultra tartassati. In tal senso, infatti, la rivoluzione “morbida” renziana è stata veicolata attraverso discorsi immaginifici di sicura presa etica (ad es.: il tetto agli stipendi dei dirigenti pubblici -ma non per tutti!-, la spending review selettiva, etc.), in cui predomina la garanzia espressa di regalare agli Italiani, in un futuro quanto mai prossimo, riforme di sistema da sempre disattese. La prima ad andare in porto è stata quella sul lavoro, mentre restano sospese sul ponte tibetano delle faide interne al Pd e della crisi (sempre più profonda) di Fi, le riforme costituzionali, che riguardano il passaggio al sistema unicamerale e la riorganizzazione dello Stato nel territorio (abolizione delle province; accorpamento dei comuni; individuazione di bacini di area vasta, per la prestazione dei servizi pubblici comuni; fissazione dei costi standard, etc.).

 

Per di più, messi alle strette, milioni di moderati, indecisi dell’ultima ora, terrorizzati dal Grillo-Osama (tutto sfracelli, insulti, minacce e lager per i dissidenti), hanno optato per il meno peggio, regalando una cambiale in bianco all’astuto omino fiorentino, perché, dice il pensiero comune, se dovesse andare via anche lui, seguendo il grigio destino di Monti e Letta, “a noi non resterebbe che piangere”! Insomma, meglio che diamo una possibilità a chi promette di realizzare mille, avendo portato a casa, per il momento, soltanto dieci, piuttosto che affidarci ai ragli irosi di certi somari che, messi alle strette nei confronti mediatici decisivi, non hanno nessuna ricetta di ordine pratico da proporre agli Italiani, per uscire dalla più grave delle crisi della nostra storia moderna.

 

L’altra faccia della medaglia, pertanto, è stata rappresentata dalla campagna aggressiva di Grillo, che ha alzato i toni, fino a toccare corde inviolabili (come i campi di concentramento e Hitler), pur di fare velo -evidenziato dal contenuto altamente demagogico dei suoi interventi tribunizi- all’assenza di un programma riformatore, in grado di evitare all’Italia uno scenario da iperinflazione sudamericana, in caso di uscita dall’euro e dai Trattati dell’Unione. Molti si chiedono, tuttavia, come e perché, sondaggisti, media e giornalisti navigati siano giunti a dare per scontato perfino il sorpasso di M5S sul Pd o, quantomeno, un testa-a-testa tra i due antagonisti, esponendosi così a un’impressionante figuraccia storica, visto che il pallottoliere elettorale si è fermato al 41% per il Pd e al 21% per Grillo. Io, che non sono incline a credere alle favole, penso, piuttosto, che (in qualche modo) si sia voluta operare una sorta di manovra a tenaglia (a seguito di un patto tacito e segreto tra Pd e Fi), per alzare il livello di guardia dell’opinione pubblica italiana, in merito ai rischi di destabilizzazione del sistema, che avrebbe comportato un successo eclatante del M5S.

 

Grillo e i suoi, infatti, attraverso sondaggi di opinione confezionati ad arte (la Ghisleri non ne sa davvero nulla, in proposito? Troppo brava, per poter credere in un simile incidente di percorso!), sono stati interessatamente “dopati”, oltre ogni limite, di aspettative relative a un loro clamoroso successo elettorale. Intrappolati nelle sabbie mobili dei talk-show e dei tribunali della santa inquisizione di Vespa & Co., Grillo e i suoi grillini hanno dato larghissima prova della loro inconsistenza politica, oltre che di una dose intollerabile di demagogia populista. Vogliamo fare gli auguri (e gli scongiuri) a Renzi, affinché il credito, che egli può vantare oggi, venga ben speso? Certo che sì! E non potrebbe essere altrimenti, perché il suo Governo, con la legittimazione ricevuta domenica scorsa dagli elettori, potrebbe tranquillamente arrivare al 2018, con “questo” Presidente della Repubblica, al quale va, a mio parere, il merito di aver creduto nel “Rottamatore”, facendo finta di avversarlo, per poi avallare tutte le novità renziane che gli sono state proposte, Ministre e candidate-veline comprese!

 

Per inciso, due brevissime considerazioni a latere. Per la soluzione della crisi di Fi, meglio non andare, a mio avviso, alla ricerca di una soluzione dinastica! I Le Pen sono una famiglia di gente che è nata e cresciuta facendo politica e, quindi, non fa testo. Nel centro destra, occorre ricercare nuove leadership, cooptando, soprattutto, outsider, anche attraverso lo strumento delle primarie aperte. Un de profundis, infine, sulla tristissima fine di Scelta Civica. Monti, nato come una creatura nelle mani dei Mangiafuoco della finanza internazionale, è evaporato senza lasciare tracce. Questo perché dietro il suo partito, diviso e litigioso, non c’è più il sostegno cattolico originario, a seguito della ostentata presa di distanza di Papa Francesco dalla politica italiana.

 

Di converso, a M5S e Grillo suggerisco una cosa molto semplice: fate fruttare il patrimonio del 25% della rappresentanza parlamentare nazionale (fino allo scioglimento di questo Parlamento), magari scendendo a qualche compromesso sulle riforme istituzionali con Pd e Fi. Poi, cari grillini, in Europa e a casa nostra, fate esattamente quello che fecero, per tanto tempo, dagli anni ’70 in poi, quei quattro gatti di radicali (e voi siete ben di più!), denunciando, documentando e rendendo pubbliche tutte le malversazioni, la corruzione e i torti di un sistema consociativo che, malgrado loro, ci ha ridotti al punto in cui siamo. Continuate pure a salire sui tetti; gridate l’inadeguatezza di tutti i politici e dei dirigenti, che a voi paiono incapaci, collusi e confusi. Siate l’occhio vigile e intelligente del Paese, mettendo il naso in tutti i carteggi e i sancta sanctorum che a noi sfuggono, o dei quali ci viene sottratta ogni conoscenza. Siate la coscienza civile mancante di questo Paese, con la vostra gioventù e il vostro entusiasmo. “#vinciamopoi”, certo. Ma non è strettamente necessario. Restate puri se potete. Ecco, questo mi viene da dirvi, nel giorno della vostra disfatta..

Di Maurizio Bonanni

 

 

 

 

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