Gen 12
CHI SIAMO NOI? Di Maurizio Bonanni
Onore ai colleghi caduti di Charlie Hebdo! Ma, davvero siamo tutti "Charlie"? E come mai non ci diciamo che, in primo luogo, siamo tutti.. cristiani? No, perché se lo fossimo (cristiani) la primissima cosa che ci verrebbe in mente è di andare a liberare milioni di derelitti, che vengono quotidianamente massacrati, in Nigeria, nel Magreb e in Medio Oriente, dai boia di Boko Haram e dello Sceicco Nero. M16, contro AK-45, detto in soldoni! Ecco, questa volta, ve lo assicuro, io non sarò "politically-correct"! Odio cordialmente: i malpancisti; i perbenisti; le migliaia di firme giornalistiche che, guarda caso, oggi discettano sull'Islam radicale, per riaddormentarsi tra qualche giorno, in un sonno destinato a durare, in genere, alcuni anni. Alcuni, poi, fanno dotti (?) distinguo se si sia, o meno, trattato di un atto di guerra o di terrorismo, quello che ha falcidiato dodici credenti e difensori (in divisa) della libertà di stampa, mentre nessuno sembra accorgersi che, nel continente africano e in Medio Oriente, accadono cose infinitamente peggiori, che non sfiorano nemmeno un po' la sensibilità e lo spirito guerriero delle nostre anime belle.
Odio, soprattutto, le manifestazioni oceaniche come quelle di Parigi, che servono -dal punto di vista psicologico- soltanto a esorcizzare la paura collettiva di un'Europa senza più né Spada, né Vangelo. Esibizioni di folla a beneficio dei potenti del mondo, che non hanno alcuna valenza o potenziale deterrente, né possono costituire, di per sé, un metodo operativo di contrasto a una minaccia reale. Anzi: dal punto di vista freddamente tecnico, espongono cittadini inermi all'immenso rischio di infiltrazione (che vuoi controllare, in luogo aperto, milioni di persone?), da parte di aspiranti martiri suicidi jihadisti. Per fortuna, i commandos che si ispirano all'Isis (notate? Perfino Al Qaeda è considerata da costoro moderata!) hanno altri obiettivi, e non intendono attivare silent agents per simili azioni. C'è un dato di fatto incontrovertibile, in questa vicenda: chi ci attacca, ci conosce benissimo. Al contrario, noi di loro non conosciamo assolutamente nulla: chi siano; che cosa vogliano; quali siano i loro talloni d'Achille. Avete notato che quando il MALE si fa protagonista, accende gli animi come il BENE non riuscirebbe mai a fare?
Perché gli jihadisti hanno capito con assoluta chiarezza una cosa molto semplice: in Noi lo spirito del crociato è, forse, morto per sempre. Ma la vera questione fondamentale è la seguente: perché, secondo alcuni, quella del fondamentalismo è divenuta una “guerra globale” (che alcuni definiscono la “Quarta Guerra Mondiale”, dato che la Terza, quella relativa alla Guerra Fredda, l’abbiamo vinta noi, alla grande!)? I musulmani sono 1,6 miliardi nel mondo. Noi cristiani, circa altrettanto, ma un po' meno. Ora, poiché le aree di adiacenza (l'uno accanto all'altro) sono in numero elevatissimo, se l'Islam coincidesse con la Jihad tout-court dovremmo essere in uno stato di guerra permanente, con milioni di morti ogni anno. A voi pare che sia così? Per inciso, ricordo che la dominazione araba in Spagna contemplava la coesistenza pacifica (durata secoli) tra un coacervo di religioni. Allora, fatevela una domanda: chi e perché tiene in vita il Burattino fondamentalista?
Pertanto: prima o poi, i Burattinai che hanno creato il mostro integralista waabita (Arabia Saudita ed Emirati, in testa a tutti), saranno costretti a uccidere la loro stessa creatura, alleandosi all'Occidente, come fecero all'inizio degli anni '90, per prendere a calci nel sedere Saddam, che aveva occupato il Kuwait. Secondo aspetto: per annientare i potenziali commandos, tipo Charlie, basta e avanza un'ottima Delta Force internazionale, che agisca in base alle leggi di guerra, con azioni preventive mirate. Le vignette, ahimé, non servono a molto, se non a farsi nemici sanguinari.
Ovviamente, a causa del fattore di prossimità, la strage parigina è vissuta in modo drammatico dalla maggioranza degli europei, perché ogni cittadino dell'Unione sente che quello che è accaduto al centro di Parigi lo riguarda; lo minaccia da vicino, perfino quando va nel supermercato sottocasa. La Nigeria, invece, non lascia traccia alcuna. Pensiamo che, sotto, sotto si tratti di selvaggi, permeati (questo è verissimo) di una cultura tribale ancestrale, che risuona come un epifenomeno rivendicativo per quelle popolazioni, scagliato come un'arma invincibile verso l'Occidente invasore, per riscattare la passata, aborrita (spesso, a ragione!) dominazione coloniale.
Subito dopo i fatti di Parigi, il Governo italiano, per il tramite del Sottosegretario ai Servizi Segreti, Minniti, ha parlato di "terrorismo molecolare", concetto sul quale vado scrivendo da 25 anni. Mi fa piacere di non essere più solo. Ma, il cittadino comune capisce le implicazioni di tutto ciò? Credo di no. Eppure, basta ascoltare e vedere il video di Choulaby: tutti gli obiettivi sono legittimi (io, voi, chiunque, qualunque luogo pubblico frequentato..) per i miliziani jiahdisti. Bene: come e chi ci aiuta a preparaci culturalmente, per fare fronte a una simile minaccia, destinata a perdurare ancora per decenni nel panorama politico dell'Occidente?
Quindi, se i bersagli sono infiniti, e non c'è alcuna difesa possibile. Né affondando Mare Nostrum; né abbattendo le moschee; né rimandando a casa, con la forza, milioni di immigrati musulmani. Il solo rimedio, come dicevo, è la costituzione di una Delta Force occidentale, che operi con le leggi e i protocolli di guerra, in modo da neutralizzare in situ le teste pensanti e i mandanti potenziali dei miliziani armati. M16, contro AK-47, che operino nel silenzio vellutato dell'Intelligence. Poi, tutto ciò sarà vano se l'Occidente non ripristinerà i suoi valori cristiani e illuministi, smaltendo nelle discariche della Storia il suo buonismo d'accatto, in modo da rinunciare a finanziare, con i suoi giganteschi consumi di droga e con l'accoglienza indiscriminata dei clandestini, i gruppi più oltranzisti (come l'Isis) del fondamentalismo radicale.
Aggiungerei che il significato meramente tecnico di Terrorismo molecolare è quello (banale) di voler dire che non esiste più una "centrale" ideologico-operativa per la Jihad. Quindi, lo "Jiahdismo", oggi, è un fenomeno polverizzato in una miriade di gruppuscoli, o singoli, che colpiscono chi e come vogliono (e possono) loro, senza ricevere ordini da nessuno, tranne che quello di "colpire gli infedeli ovunque essi siano". Indovinate chi l'ha detto? Ed è così che i miliziani restano idealmente compatti, come il granito, attorno alla pietra miliare del Corano, fonte religiosa e del diritto secolarizzato. Vengo ora all'altro punto dolente. Ha senso dire (come sento da più parti) che bisogna armarci individualmente (magari copiando la Costituzione degli Stati Uniti!), per combattere in prima persona i nostri carnefici? È giusto parlare di "scontro tra civiltà" (furono civili, secondo voi, Cortez e Pisarro, che sterminarono le civiltà incaiche e azteche?), tra musulmani e cristiani, come se i primi non avessero dato un contributo fondamentale con le loro arti e scienze al progresso dell'umanità?
Si può giustificare chi fa di tutta l'erba un fascio, accomunando miliardi di musulmani (che allevano figli, si ammazzano di fatica lavorando, e sono assolutamente pacifici!) ai loro epigoni fondamentalisti? E, in quest'ultimo caso, che facciamo? Montiamo su colossali crociate contro tutti costoro? La risposta a tutto questo (e a molto altro) è: NO! Ma, allora, dobbiamo capire bene determinati meccanismi. Sarò breve. Avete notato che i due miliziani, armati di AK-47, hanno lasciato una traccia indelebile e inconfondibile, "dimenticandosi" addirittura un documento di identità nel cruscotto della macchina, servita per l'azione? Volevano firmare il blitz, punto e basta, come fanno i martiri suicidi con i loro messaggi audiovideo, pubblicati su YouTube. Quelli volevano il martirio e noi glielo abbiamo volentieri concesso. Del resto, i tiratori scelti(ssimi) -e ce ne erano a decine- avrebbero potuto colpire con calma (visto che i due esaltati erano a petto nudo) il bersaglio piccolo.
Ma non l'hanno fatto. Per una semplicissima ragione: vivi, li avrebbero dovuti giudicare, mediatizzando per anni il mito del guerriero invincibile, che avrebbe attirato dalle banlieux francesi decine di migliaia di giovani esaltati magrebini, per immolarsi e fare stragi, invocando la loro liberazione. Oggi, al tavolo della Roulette islamica osservo moltissimi giocatori puntare su due soli colori: verde e nero. Il primo, viene definito "moderato", il secondo jiahdista. C'è chi punta tutto sul primo; e c'è chi fa il "cavalluccio" su entrambi, per cui non vince, né perde mai. Questa ultima specie di scommettitori a vuoto si chiama dei dialoganti, luogo privilegiato dei distinguo e della fede compromissoria, per cui una soluzione e un accordo con il feroce nemico, volendo, si trovano sempre.
E si è visto come funziona il ragionamento di quest'ultimo filone di pensiero, nel caso di Hamas-Israele: un dialogo impossibile tra chi (il primo) ha nella sua carta fondativa la mission della distruzione dello Stato ebraico, che fa del secondo interlocutore la vittima predestinata. Tipo: prima muori, e poi ci parliamo (con te da morto, s'intende!). Forse, in passato, per la questione palestinese, è esistito un barlume di speranza, che oggi si è del tutto spento, a causa della dittatura fondamentalista in Cisgiordania. Chi scommette, invece, sul nero pieno, pensa che si possa ragionare con coloro che, per prima cosa, mettono la pistola (o l'AK-47) sul tavolo, per rendere più ragionevole il dialogo! Veniamo all'oggi. A Charlie Ebdo e alla strage di innocenti in Nigeria (per un numero stimato di migliaia di vittime!), per mano della più sanguinosa milizia armata jiahdista: quella di Boko Haram.
Da almeno venti anni, si parla di blindatura delle società democratiche, per impedire che le nostre libertà si traducano in un vantaggio pratico, per i miliziani jiahdisti e terroristi (vedi caso, quasi tutti, rigorosamente, cittadini occidentali, che si muovono, quindi, come pesci nell'acqua, all'interno dei territori nazionali), che serrano la giugulare di un intero Paese, paralizzandolo con il terrore, come farebbe una vedova nera con la sua preda. Come si è visto nei recenti blitz delle teste di cuoio francesi, la Jihad è un potente propulsore psicologico ed emotivo, capace di offrire a marginali e piccoli delinquenti l'occasione della vita, per diventare dei giganti mediatici, costringendo tutto il mondo a puntare gli obiettivi sulle loro gesta armate e sull'eccidio di civili e poliziotti.
La Jihad è una droga onnipotente, perché ti dà la sensazione di disporre a tuo piacimento della vita degli altri. E lo puoi fare se sei convinto che anche la tua vita valga meno di nulla, in confronto al Paradiso che ti attende, al termine del martirio. Del resto, non erano così (anche se "pacificamente"!) le prime comunità cristiane perseguitate? Di conseguenza, il rischio più immediato, mortale, è quello dell'emulazione delle gesta dei miliziani jiahdisti, da parte di migliaia di giovani musulmani (di terza generazione), naturalizzati europei (o americani!). Ad esempio, uno dei fratelli Kouachi -con alle spalle una storia di piccolo spaccio e consumo di droga, fallito in tutti i sensi-, grazie alla Jihad, ha visto il proprio nome comparire sulle prime pagine dei giornali e sui telegiornali di tutto il mondo. Lo scopo della sua vita è stato così raggiunto, al modico prezzo di tredici vittime. Quanti Kouachi ci sono in Occidente nelle stesse condizioni psicologiche, che possono cercare il loro epocale riscatto, lasciandosi armare la mano da imam improbabili e improvvisati, che li spediscono, per il relativo addestramento, nel regno del Califfo Nero? Del resto, non è pensabile che le prossime due generazioni di musulmani mediorientali escano (mentalmente e culturalmente) dal regime tribale dei loro avi.
A proposito dell'Isis: vi siete mai chiesti che fine abbiano fatto le divisioni regolari che si arrendono (consegnando ai vincitori le loro armi moderne, grazie alle diserzioni di massa) ai miliziani del Califfo? Vi siete resi conto che la nostra superiorità aerea non è assolutamente in grado di fermare i nuovi barbari? Non avevamo, forse, lo stesso vantaggio in Afganistan e Irak? A che serve bombardare, quando l'Isis controlla città densamente popolate e, quindi, per cercare di neutralizzarli, occorre impiegare contro di loro adeguate forze terrestri? E, anche qui, ricordate che cosa accadde al migliore esercito del mondo, quello israeliano, quando tentò di bonificare il Libano dagli hezbollah? Siete in grado di citarmi una sola opinione pubblica occidentale che sia, oggi, disposta a veder rientrare a casa decine di migliaia di sacchi neri, senza reagire e chiedere il ritiro immediato dei propri soldati? È lì che risiede l'immensa forza dei fondamentalisti, che non temono perdite illimitate, e praticano la guerra non ortodossa, con migliaia di uomini e donne bomba, seminando tritolo in ogni forma e circostanza, o facendo stragi con gli AK-47.
I fondamentalisti, forse, non uccidono chiunque, tra la popolazione civile, che si renda complice di una qualsiasi intendenza con il nemico invasore? Per battere costoro, non rimane altro che scegliere una guerra non convenzionale, molto più crudele della loro. Ma, l'Occidente e i suoi giovani sono disposti a morire a migliaia, per difendere le terre del petrolio? Certo, se avessimo la forza federativa necessaria, dovremmo fare come all'epoca dell'invasione del Kuwait, da parte di Saddam Hussein, mettendo su una coalizione mista arabo-occidentale, che ci liberi per sempre dell'Isis e delle milizie di Boko Haram. Tuttavia, il problema insolubile risiede nel fatto che chi ha scatenato i demoni del fondamentalismo, non potrà mai esserne il giustiziere naturale. L'involuzione tecnologica nell'estrazione di greggio dagli immensi giacimenti irakeni, libici e nigeriani, fa estremamente comodo a Emirati e Arabia Saudita, che possono autonomamente pilotare gli attuali, forti ribassi del prezzo del petrolio, per contrastare la quasi autosufficienza degli Stati Uniti, nello sfruttamento degli scisti bituminosi, conveniente solo e soltanto quando il prezzo del greggio superi i 100 $ a barile. Sapete quale è la materia prima indispensabile, che manca del tutto all'Occidente? Il coraggio. Se fossimo una società del coraggio, non dovremmo nemmeno porci il problema di reagire con la forza all'attacco. Basterebbe dare la caccia al nostro nemico dichiarato ovunque egli sia, senza tregua e senza quartiere, esattamente come lui fa con noi!
Concludo con un'ultima osservazione. Da moltissimi anni (ricordate l'OLP?) il terrorismo impegna, per tutto l'Occidente, l'esigenza di procedere a investimenti colossali per il mantenimento degli attuali livelli di sicurezza. Domanda: a quale tipo di attività pacifica è sottratta questa montagna di miliardi di dollari (le regole sempre più restrittive alla libera circolazione, etc., etc..). Per esempio, dico io, alla ricerca fondamentale e a quella per la scoperta di fonti alternative rinnovabili indefinitamente.. Voi dite che no?
Di Maurizio Bonanni