È tutta questione di… ritorno al presente.
Mi sono ritrovato ultimamente a parlare, durante una cena, in compagnia di persone decisamente gradevoli e competenti, di questioni sociali e culturali, con qualche riferimento alla politica nazionale.
Non voglio tediarvi sulle considerazioni, più o meno accalorate, che tutti i partecipanti hanno espresso su questo Governo, l’originalità di un Parlamento assai spesso simile ad una giungla di comportamenti da australopitechi, e la situazione reale in cui il Paese Italia si trova.
Al di là della sensazione comune a tutti i commensali che la realtà quotidiana della nazione è praticamente lontana dalle discussioni parlamentari e la maggioranza degli italiani è decisamente arrabbiata rispetto a quello che si legge sulla vita politica romana (ma non solo romana…), ciò che è emerso ha riguardato l’idea che esistano azioni di destra ed azioni di sinistra. Il fatto sconcertante è stato che la definizione delle azioni di sinistra e di destra, come se la canzone di Giorgio Gaber non fosse mai stati scritta, si rifacessero ad ideologie praticamente scomparse, defunte e miseramente fallite. Non possiamo certo continuare a dire che l’ex Unione Sovietica era un luogo di sinistra e gli Stati Uniti, assieme a qualche paese europeo, fosse di destra. I contenuti ideologici di entrambi gli schieramenti antropologico- geografici hanno ampiamente dimostrato la loro incapacità ad entrare nello stile di vita degli allora governanti, portando il Mondo Globale allo stato in cui si trova: la resa di fronte all’egoismo umano, al desiderio sfrenato, e fine a se stesso, di potere, per l’esercizio di azioni cruente e sadiche, sotto le più svariate forme.
Sarebbe forse l’ora di imparare, tutti quanti, a definire le intenzioni umane, ossia i proponimenti ideali che vengono prima delle rispettive azioni concrete, civili oppure incivili, antropologicamente utili allo sviluppo totale e generale dell’Umanità, oppure semplicemente disumane.
Le questioni del lavoro, del diritto alla libertà e ad essere curati dignitosamente, ad essere considerati persone e non merce di scambio con valore minimo, sono domande antropologicamente determinate che, pur entrando a far parte di entrambe le ideologie, sono un a priori, ossia vengono prima di qualsiasi filosofia politica.
Invece, sino a quando queste tematiche faranno parte di diatribe partitiche, decisamente costruite per l’accattonaggio dei voti, questo mondo non migliorerà che ben poco, e ci saranno sempre i vincitori a sostenere le ragioni della loro vittoria, dimenticando che nel frattempo stiamo morendo tutti un po’, ogni giorno che passa.
Eppure crediamo di vivere nelle differenze, quando l’unica vera differenza essenziale è tra la vita e la morte, rovesci della stessa medaglia: l’amore che sprechiamo ogni giorno.
Di Alessandro Bertirotti, l'Antropologo della Mente