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Gen 26

NEL NOME DI TSIPRAS, di Maurizio Bonanni

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modificata   "Bye-Bye Greece?". Il problema, però, non consiste nel prevedere se, quando e come la Grecia uscirà dall'Euro, quanto nel capire perché sia stata fatta entrare a suo tempo, ben sapendo i rischi che avrebbe comportato il suo ingresso, per tutto il sistema. Quindi, la Troika non doveva intervenire a chiudere le greppie pubbliche greche, dopo che i suoi governanti le avevano svuotate, truccando i conti, bensì prima, agendo in via preventiva, con controlli analitici sui conti pubblici ellenici. Domanda: c'è una sola ragione, per cui ciò non sia stato fatto? Bruxelles dormiva, negli anni più cruciali dell'accumulo del debito pubblico greco? E, perché mai, quest'ultimo, ha continuato a crescere in modo sorprendente, malgrado fosse presente, sul posto, la temutissima Troika? Detto cinicamente: quanto ci vorrà, ai così detti Poteri forti europei, in caso di rifiuto di pagare il debito pubblico greco, per fare campagna acquisti tra i parlamentari di Syriza, provocando così una scissione, e la conseguente caduta del Governo greco? Io di Tsipras preferisco tenere a mente una sola cosa: è pur sempre un ingegnere civile che, quando è ragionevole è opportuno, prima demolisce il fatiscente, e poi ricostruisce l'insieme. Ritengo molto probabile, tuttavia, che i creditori ci rimettano pesantemente, in questo gioco dei vasi comunicanti europei. L'Italia, la Francia e la Grecia, oggi, non presentano, forse, un rischio di scivolare nel socialismo reale, rifiutando l'austerity, a favore di uno sviluppo drogato, basato su più spesa pubblica e, quindi, sulla crescita ulteriore del debito sovrano (che, ricordiamolo, in Italia supera già il 135%!)? Grecia a parte, vorrei che qualcuno mi spiegasse un po' meglio il QE (Quantitative Easing) di Draghi. Si dice: l'ha fatto per sconfiggere la deflazione, e per far salire un po' l'inflazione, diciamo al 2%, su base annua. Allora, mi limito a guardare la cosa dal punto di vista di un lavoratore, che percepisce un salario fisso mensile (e già gli è andata bene, visto il tasso interno di disoccupazione!). Se l'inflazione sale, e lui non può recuperarla, il suo potere di acquisto diminuisce, nella stessa percentuale. Poi, se disgraziatamente dovesse risalire il prezzo del barile di greggio, lui si ritroverà a pagare alla pompa i fatidici 2€/litro, visto che il petrolio è prezzato nella valuta Usa e, per volontà di Draghi, il cambio euro/dollaro tende a sfiorare la parità! Ma, si dice, se le banche non se la terranno in.. pancia, questa ulteriore liquidità (di poco superiore ai mille miliardi), potrebbe finire -seppur in minima parte- nelle tasche dei privati, sotto forma di mutui e prestiti (che domani saranno meno cari di ieri..), per l'acquisto di beni, casa compresa. Nessuno, però, che abbia fatto una seria analisi preventiva sulla propensione all'indebitamento delle famiglie italiane che, a mio avviso, rimane molto bassa. Si dice: il QE favorirà l'aumento della domanda complessiva di beni (presi a credito, quindi..) e ripartirà la produzione. Ah, sì? Ma a me (ipotetico), che ho spostato la mia produzione in Cina, che cosa mi interessa? Aumenterò i ritmi di lavoro dei miei operai, pagandoli come prima, per tenere dietro alla domanda italiana.. Per di più, c'è il sensato rischio che il QE sia utilizzato dai Governi, per sostenere il proprio debito sovrano, senza procedere a nessuna di quelle riforme strutturali promesse, in cambio dei consistenti aiuti, da parte della Bce. Quest'ultima sembra destinata a stampare moneta, anche per il futuro, mentre gli Stati-cicala, come Italia e Francia, continueranno a tassare allo spasimo i produttori netti di ricchezza (imprenditori e partite Iva, in particolare), per mantenere lo Stato-Leviatano (o mostro burocratico, sul modello leninista), che ben conosciamo. E questo vorrebbe dire, obiettivamente, andare dritti filati verso il default, per chi non ha la disciplina tedesca dei conti pubblici. Ma, prima che accada una simile catastrofica eventualità, temo che la parola passi ai demagoghi iperkeynesiani, che inviteranno l'Europa a stampare ancora più moneta, per ritardare il fallimento del sistema. Se nemmeno ciò dovesse servire (lo vedremo tra meno di due anni, una volta tirate le somme, a consuntivo, degli effetti del QE), allora non vedrei molto altro, all'orizzonte, al di fuori di demagoghi dittatori, per una chiusura autarchica nazionale. Noto, tra l'altro, che almeno in tre Paesi dell'area euro, Grecia, Italia e Francia, la deresponsabilizzazione di cittadini e governanti è il motore vero che fa girare (a vuoto!) il sistema, consumando (inutilmente!) un'infinità di risorse, per far finta di cambiare tutto affinché nulla cambi, nella sostanza. La sfida impossibile da vincere, infatti, è quella di costruire, oggi, una società del merito: da decenni si insegna ai giovani la deresponsabilizzazione sistematica, e si accetta il principio che a loro sia tutto dovuto. Come la scuola che promuove tutti. Che non insegna il valore del lavoro e del rischio, come "sale" dell'avventura umana su questa Terra.. La barca comune ha parecchi buchi, questo sì, ma anche numerosi passeggeri volenterosi, che ne svuotano furiosamente l'acqua in eccesso, per non annegare e continuare a navigare sulla Nave Concordia della spesa pubblica. E l'Europa farà di tutto per far rimanere a galla la barca e i suoi Schettino. Del resto, siamo un mercato di sudditi consumatori, per Germania, Usa e Asia.. Ci prestano soldi che restituiamo con gli interessi per remunerare le loro produzioni.. A me pare così chiaro. A proposito di.. patti: ma non ha 2015 anni, il.. Nazareno? Io, ne conosco solo uno. Poi, conosco sempre solo e soltanto un Francesco. Quello, per dire, che la chiesa se la tirava su, pietra dopo pietra, con le proprie mani. E amo tanto la Germania, che vorrei sempre averne almeno.. Due! Di Maurizio Bonanni
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