È tutta questione di… umanità.
Potrebbe non essere semplicemente una vittoria di tipo politico, e diventare una vittoria di tipo esistenziale, di fronte ad un malessere che continua ad essere sempre più di tipo affettivo, relazionale, in pratica, umano.
Rimodulare il concetto di debito pubblico non è una questione solo economica, essa riguarda invece il concetto di tempo all’interno del quale nutrire la speranza di poter fare investimenti che migliorino la qualità della vita quotidiana. E se le imprese, che sono costituite da uomini e donne, con relative famiglie, hanno bisogno di banche che credano in loro, anch’esse formate da altri uomini e donne, è necessario che questo rapporto non sia valutato in base allo spread.
In Grecia, non a caso in quella nazione nella quale si radica la nostra civiltà occidentale, sembra rinascere l’esigenza di ritornare a pensare all’Uomo, nella sua completezza, contro una frammentazione finanziaria che può funzionare per i signori del denaro, ma certo non funziona per gli esseri umani.
È probabile, anche se dobbiamo attendere i risultati reali, che questa vittoria favorisca un nuovo dialogo nuovo anche in Europa, specialmente con quelle nazioni all’interno delle quali la supremazia economica, quella del denaro più forte contro un denaro più debole, è diventata il nuovo dio di riferimento, con una totale perdita di fiducia verso il prossimo.
Certo, non proprio di prossimità si può parlare in questa Europa, almeno allo stato attuale della situazione culturale, né tanto meno possiamo parlare di civiltà, quando questa si presenta contaminata da idee pseudo-liberali e che rimangono tali solo per i più abbienti e mantengono nella povertà i meno facoltosi.
Nello stesso tempo, la mia non è una esortazione al ritorno di ideologie vetero-comuniste, che hanno dimostrato quanto siano praticamente inutili di fronte ad esseri umani antropologicamente affetti da egoismo debordante, ma rappresenta solo riflessione che giudico importante: le battute di arresto, quelle come questa in Grecia, rappresentano spesso un’occasione per fermarsi e guardare non solo dentro se stessi, ma anche intorno per scoprire se la direzione intrapresa è quella che abbiamo creduto giusta.
È utile considerare le proprie decisioni all’insegna di una revisione pacata dell’esistenza, nella quale il possesso delle cose non si confonda con il possesso della vita.
La vita è un prestito, che dovremo restituire proprioquando vorremmo averla per sempre
Di Alessandro Bertirotti, l'Antropologo della Mente