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Feb 04

IL MONDO HA FATTO.. “DUUM”. Di Maurizio Bonanni

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modificata Quando il teatro è una prodigiosa transumanza. Come quella che ci racconta il gruppo volante dei Sonics, quattro coppie di acrobati, artisti e performer dalla caratura internazionale, come li descrive la locandina, in scena fino all'otto febbraio al Teatro Quirino di Roma. Il loro, è un trasmigrare complesso, ritmato da un misterioso Mondo di sotto, alla ricerca della formula magica, che consenta ai protagonisti di costruire un'infinita scala elicoidale, tale da condurli, attraverso un perenne movimento a spirale, fin sulla superficie della Terra. Duum suona quasi come el duende, che rappresenta il respiro dell'anima, ovvero l'estasi emotiva, fonte di ispirazione e di elevazione spirituale. Lo spazio scenico è dominato da un fondale misterioso, dove si intravede una gigantesca maschera dai disegni complessi, rigorosamente geometrici, che domina una grande cavità, dove hanno trovato rifugio gli esseri di Agharta, un mondo leggendario, il cui popolo abita nelle viscere della Terra. Sono le gocce ritmate che cadono dal soffitto sulla pietra, a introdurci in questo spazio incantato. Il maestro di cerimonie è un curioso homo sapiens, nei panni di un alchemico architetto, che riempie la grande parete della maschera di formule metamatematiche, con simboli importati dai caratteri cuneiformi e da alfabeti arcaici, alla ricerca della combinazione vincente, per riuscire a vedere il Sole, dopo una lunga, penosa risalita. Le sue corse prive di direzione, quasi casuali, lungo tutto lo spazio del palcoscenico, agitando e scrivendo di continuo fogli che non lo soddisfano mai, forniscono l'orchestrazione ai corpi, per mostrarsi nelle loro più virtuosistiche posizioni. Perché, in fondo, per ascendere bisogna sfidare la forza di gravità, allineando di continuo i baricentri, con il fine di conservare un equilibrio che ha del prodigioso, sia nelle figure complesse, che gli artisti disegnano appoggiandosi al pavimento, e usando come leve i compagni; sia nell'aria, secondo verticali immaginarie, lungo le quali salgono i singoli componenti, per formare immagini corali, o assolo straordinari, di una geometrica perfezione stilistica, che ispira applausi, sempre generosi (anche se, forse,.. deconcentranti!), a scena aperta. Così, come la vita tira i fili invisibili di ognuno di noi, acrobati per caso e per necessità, l'architetto del Duum si muove con la sua maschera grottesca, alla disperata ricerca della combinazione vincente delle forze. Nel suo andirivieni, usa manichini e maquette, che rappresentano in scala autentiche macchine elevatrici, sui ganci delle quali sono posti i robusti elastici che, nella dimensione reale, consentiranno, poi, agli acrobati di allacciarsi piedi, mani e dorso, per sospendersi nel vuoto, dal tetto della caverna, imitando, così, la postura di quei mammiferi notturni con le ali a membrana, che vivono nelle grotte, e si riposano a testa in giù. Dal burattino, grazie al tocco energetico dell'architetto del Duum, il movimento mimato passa direttamente nel mondo vivente, facendo muovere i personaggi, che essi rappresentano in miniatura, in forma anonima e scarna, fino a spingerli a descrivere, nei complessi plurali degli schemi, una sorta di origami, realizzati con una stoffa d'organza, bianca lucente. L'arte dell'equilibrio mostra così la sua bellezza sicura, attraverso un sistema sofisticato di spinte e controspinte; si fa ammirare per la tensione spasimante di muscoli possenti, che debbono tenere sospese, appoggiate ai sostegni irrisori di una mano, o di una schiena incurvata, altre figure umane, ambosessi. Uomini e donne rivaleggiano, senza farsi condizionare dalla loro natura, nella costruzione ritmata di composizioni, che sfruttano l'arte baricentrica e la legge del parallelogramma delle forze, in modo da sprigionare un'energia vitale, nell'allineamento a squadra di gambe e dorsi. A osservarli bene, quei corpi vibranti, tesi come corde di un arco, pronte a sfrecciare nelle direzioni ammesse dalla Rosa dei Venti, comunicano un amore intenso per l'arte dell'equilibrio, della rappresentazione corporea complessa, fine a se stessa, che desidera soltanto spingersi ai limiti della resistenza plastica di tendini e muscoli. La musica, potente e ritmata, che ricorda le sonorità cupe delle cavità, accompagna lo sforzo di chi si arrampica come un felino lungo un palo minuto, munito di sottili e lunghi becchi all'estremità, come i rami sporgenti di un albero, da cui si appendono per la coda gli esseri volanti di quello strano mondo umano. Giochi di luce colorati, con atleti che, in sequenza o in sovrapposizione, fanno roteare clavette ricurve, con cui nutrono l'illusione ottica di giochi dinamici complessi; o spingono cerchi luminosi; o si mostrano con grandi ali lucenti multicolori di fenicotteri giganti: tutto viene utilizzato nell'apparato ricco della rappresentazione dei Sonics, per costruire l'ambientazione magica degli accadimenti, nello spazio silente di Agartha. Le maquette si trasformano, come per magia, nei prototipi in scala reale, come grandi ragni d'acciaio, o cerchi magici, che ricordano le giostre rotanti: e i meccanismi invisibili, simili, nell'immaginario, agli ingranaggi di un gigantesco orologio, mettono in moto quelle macchine statiche, per portare gli acrobati più in alto possibile, senza rete, come si addice ai fabbricatori di pathos, che abitano i cieli dei tendoni circensi. Finché, dopo incessanti tentativi, e mille combinazioni dinamiche, arriverà la "soluzione": un silenzioso Eureka, ritmato dagli otto figuranti, attori e acrobati, in una sorta di finale sinfonico travolgente, in cui i corpi si allacciano, si avviluppano e si sospendono l'uno all'altro, evidenziando come la chiave del tutto, la soluzione stia solo e soltanto nella cooperazione tra viventi. Quella che ha permesso alle specie più evolute, che oggi popolano la terra, di giungere sino a noi. Come il popolo di Agartha, finalmente riemerso alla luce. Uno spettacolo imperdibile: delizioso, immaginifico e fruibile per tutte le età. Di Maurizio Bonanni
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1 comment

  1. Fanzia

    Grazie Maurizio un’analisi perfetta !

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