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Feb 15

Risorge il nazionalismo tedesco e muore l’Unione Europea. Di Enzo Coniglio

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Foto Enzo Coniglio
E’ una verità dura da accettare e che la grande stampa cerca di rimuovere accuratamente anche a costo di falsare in tutto o in parte la lettura della crisi attuale che sta affamando milioni di persone in Europa in sinergia con la crisi finanziaria: si tratta della rinascita del “nazionalismo tedesco” di Frau Merkel. A lanciare l’allarme, sono stati due protagonisti della Gerrmania del dopo guerra che conoscono a fondo il sistema dall’interno: l’ex Ministro degli esteri Gioschka Fischer e il leggendario Cancelliere Helmut Schmidt che hanno deciso di affidare la loro denuncia a due libri di successo, rispettivamente: “Scheitert Europa” (l’Europa sta fallendo) e “Mein Europa”, nei quali puntano il dito contro Frau Merkel responsabile di aver adottato e alimentato una incisiva forma di nazionalismo tedesco, pur sapendo come esso sia del tutto incompatibile con i principi che regolano l’Unione Europea a tal punto da condannarla al fallimento o ad una posizione subalterna. Deutschland über alles” : la Germania sopra tutto! Seguendo questa chiave di lettura, si comprende facilmente che le “regole” di cui Frau Merkel e il suo ministro, Wolfgang Chaeuble parlano e impongono, con la complicità di Christine Lagarde e di Jean-Claude Junker, sono in effetti le regole del nuovo nazionalismo tedesco di natura squisitamente economica, in sinergia con la finanza internazionale. E il grande imbroglio che pochi hanno messo in rilievo, sottolinea Philippe Legrain, già apprezzato consigliere principale di Manuel Barroso, “consiste nell’aver infranto la base legale su cui l’euro era fondato, cioè la clausola del divieto di salvataggio fra stati, e della volontà di salvare i creditori della Grecia: Improvvisamente i cattivi prestiti delle banche private divennero obbligazioni fra governi”. E questo imbroglio fondato su una palese illegalità rispetto al Trattato, fu imposto per evitare perdite alle banche tedesche e francesi. Frau Merkel & Co. hanno finto che l’insolvenza della Grecia fosse dovuta ad una temporanea difficoltà di finanziamento e, assumendo surrettizziamente che la stabilità finanziaria dell’eurozona fosse a rischio, decisero di infrangere la base legale su cui l’euro era fondato, appena ricordato. Conseguentemente, il secondo prestito concesso alla Grecia nel 2012 non era destinato al salvataggio della Grecia e ad assicurarne la ripresa, ma a permettere alle banche tedesche e francesi di rientrare dal debito che era frutto di comportamenti privati e non di Stati. Un atto di dominio senza precedenti, dettato appunto dalla volontà di potenza e coerente con il nuovo nazionalismo tedesco che si prefigge di diventare la potenza egemone in Europa e di sottomettere, attraverso l’economia, tutti gli altri Stati europei. Altro che Europa Unita e solidale. In questa ottica, l’Euro diventa un potente strumento per assicurare una supremazia indiscussa e di sicura subordinazione degli altri Stati. Non dimentichiamo che i meccanismi finanziari attuali, permettono alla Germania di finanziarsi a costo zero e di diventare una nazione orientata all’export che aumenta il proprio surplus a scapito degli altri Paesi, non tenendo conto dei limiti imposti dai regolamenti comunitari che chiede un riequilibrio dei conti. Il più fedele interprete di questo nazionalismo, è il ministro delle finanze, Wolfgang Schaeuble che, con serio cipiglio, va ripetendo che la Grecia deve “ubbidire” e “deve rispettare quelle regole” che la potenza egemone tedesca ha imposto nsieme alla Troika. Per Schaeuble vale il principio barbarico: “Vae Victis”, (guai ai vinti) del barbaro condottiero dei Galli, Brenno nei confronti dei Romani dei Romani ieri e dei Greci, oggi. La Merkel, ritornando da Minsk e incotrando Tsipras ha invece parlato di “necessario compromesso” che nel suo linguaggio vuol dire “sottomettersi addolcendo la pillola”.Due linguaggi diversi della stessa radice egemonica. Naturalmente, il nazionalismo tedesco della Merkel non vuole e non può essere soltanto un nazionalismo economico ma deve essere anche geopolitico, come nel passato. E l’occasione le è stata offerta dai recenti negoziati con Vladimir Putin, dove Frau Merkel ha rappresentato il suo Paese, la Grande Germania, e non certo l’Unione Europea, la cui Ministro europeo degli affari esteri, l’italiana Mogherini, rimane relegata in un cantuccio. Siamo di fronte alla rinascita dell’Europa delle Nazioni e delle potenze: germanica e russa che hanno fagocitato gli altri Stati trattandoli come colonie e privandoli del loro diritto di stampare moneta e di regolare il proprio sviluppo! Una mossa magistrale quella di Frau Merkel & Co. che neppure il grande Bismark e il non qualificabile Hitler avrebbero immaginato possibile. Ma attenzione alle conseguenze: i Padri fondatori avevano voluto l’Unione europea per porre fine alle superpotenze dalle guerre infinite. Con il risorgere del nazionalismo tedesco e russo rischiamo di ridare la voce alle armi e di riesumare il sogno delle potenze belliche: una nuova grande guerra! Renzi sembra abbia avuto sentore di questa rinascita e propone anche lui, nel suo piccolo, il “partito della nazione” dimenticando che una cosa è il “partito delle chiacchiere” e un’altra cosa sono i nazionalismi tedeschi e russi intrisi di barbarie e di stragi, lontani anni luce del rinascimento della tradizione italiana. Una guerra impari e dalle poche vie d’uscita.

di ENZO CONIGLIO

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