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Giu 10

VEDI, ECCO MARINO. Di Maurizio Bonanni

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  Ve lo ricordate il ritornello: "Vedi, ecco Marino!"? Abbinato con quell'altro titolo di stornellata romana "La Società dei magnaccioni", fa sì che entrambi, nel loro insieme, descrivano compiutamente tutto il folklore tristo e sguaiato della Capitale di ieri e di oggi. Avete notato? Ormai, in politica, nemmeno la prova magistrale della pistola fumante conta più nulla. Eh già, perché i famosi "rappresentanti del popolo" hanno il potere di autoassolversi e di attribuirsi (praticamente, "ad libitum") prebende e stipendi. Ieri, l'Angelo Sterminatore di "Mani Pulite" del 1992 ebbe davvero qualcosa da... "sterminare" (ergo, i grandi Partiti politici, Dc e Psi in testa a tutti), mentre non servirebbe a nulla, oggi, contro le innumerevoli cordate di opportunisti della politica che, con brillante destrezza, passano da uno schieramento all'altro, al grido imbarazzante "Franza o Spagna, purché se magna!". Grandioso il verbo romano "magnare"! Per esempio, la corruzione si mangia la Capitale. Altrove, lo fa il malaffare e il crimine organizzato, facendo scivolare nel gorgo della paura e dell'omertà intere regioni del Sud. Ma, in fondo, con il crimine vai alla grande: se prendi il pizzo stai dalla parte dei malfattori; se lo paghi sei una vittima. Semplice e chiaro. Provatevi ad applicare lo stesso schema alla grande mangiatoia (qualcuno la definisce "La Mucca da mungere") rappresentata dalla miriade dei flussi di spesa pubblica, che vengono distribuiti da migliaia di enti pubblici pagatori ai vincitori di gare e appalti. Perché se è vero che "Pecunia non olet", è ancora più vero che il denaro pubblico non ha padroni. A guardia della cassaforte, si fa per dire, ci sono i guardiani-ladri, che alcuni insistono a chiamare "burocrati". Senza di loro, i clientes beneficiari e i politici donatori sarebbero impotenti, privi di braccia operative. Chiaro, chiarissimo, quindi, che i primi pretendano di partecipare al banchetto gratuito: i soldi sono di tutti e, quindi, di nessuno. Ovvero: a portata di furto e di borseggio da parte di tutti coloro che hanno il potere di firma sugli atti contabili degli enti pubblici appaltanti. I controllori (teoricamente, chi fa le leggi!), nel loro caso, conoscono benissimo il detto "l'occasione fa l'uomo ladro". Ed è per questo che hanno cercato un rimedio preventivo alla disonestà umana ingabbiando i controllati in una rete fittissima di norme primarie e secondarie, che rendessero trasparenti procedimenti e procedure delle gare di appalto per lavori e servizi. Con l'ovvia conseguenza che, da un lato, si è facilitato l'ingigantimento degli organici di personale pubblico per la complessa gestione (contenziosi compresi, che rallentano di anni la costruzione di un'opera pubblica!) di quella selva fittissima di norme. D'altra parte, si sono trovati mille e uno modi per sfuggire alle suddette maglie strette della legge, ricorrendo ad esempio ad affidamenti diretti e proroghe "ad perpetuum" a beneficio dei soggetti amici di burocrati e politici. Ovvio, quindi, che i beneficiari, del tutto illecitamente favoriti rispetto alla concorrenza, a loro volta costruiscano una rette fittissima di scambi di favori e di relazioni interpersonali, che non hanno nessun discrimine politico-ideologico. Vanno bene tutti (le amministrazioni possono cambiare di mano, purché i mediatori e percettori di denaro pubblico restino sempre gli stessi!), perché il vero bandolo della matassa è saldamente in mano, sempre e comunque, alla dirigenza burocratica apicale e intermedia, che vive della manna delle ricadute economiche originate dalle dazioni ambientali, capillari e insostituibili. Si deve dimettere, quindi, Marino? Per me, non avrebbe mai dovuto essere eletto, talmente si è rivelato non all''altezza delle situazioni! Ma la verità del ragionamento sostanziale è un'altra: come e perché i burocrati corrotti perdono magari l'incarico, ma mai il posto e lo stipendio? Quali folli norme difendono costoro? Quando si metterà mano, in Costituzione, per equiparare lavoro pubblico e privato, liberando così lo Stato da un'enorme zavorra di pesi morti? Di Maurizio Bonanni
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