«

»

Giu 04

FRANCA (VALERI) L’IMMORTALE. Di Maurizio Bonanni

Share
Ve l'aspettereste da una... "ragazza" del 1920 di ritrovarla ancora protagonista sul palcoscenico di un teatro? No, in fondo, se stiamo parlando di Franca Valeri, assolutamente intenzionata a restare sulla scena finché avrà vita! L'ho rivista, Franca, alla sua prima del 3 giugno all'Argentina, dove va in scena (ancora per poco. Quindi: affrettatevi!) il suo ultimo spettacolo: "Il cambio dei cavalli", da lei stessa scritto e interpretato, per la regia di Giuseppe Marini. La nostra mattatrice presidia saldamente il suo trono, assistita da una scenografia disegnata su misura per lei, perennemente seduta per ridurre la fatica. La protagonista, infatti, staziona in un punto fisso, attorno al quale viene organizzata una piccola macchina di scena che, a rotazione, alterna il piano della scrivania a quello della tavola da pranzo e del tavolino del bistrò. Ebbene, se doveste andare a vedere vi accorgereste come questa coraggiosa donna minuta, gigante del mestiere, saprà ancora appassionarvi e comunicare emozioni, ragionamenti sul filo del sorriso. Ascoltereste la sua voce un po' scarsa e stentorea fustigare con grandissimo garbo i vizi della modernità recente dell'uomo digitale e di quella appena trascorsa, caratterizzata dai modi garbati, a cui a una donna si sapeva chiedere senza mai osare farlo espressamente e le relazioni -parallele o "clandestine"- potevano durare per l'intera vita, con passione. Lo "story-telling" è in apparenza piuttosto semplice: la protagonista è una donna anziana, che svolge il ruolo di madre putativa del figlio di quello che fu il suo ricchissimo amante (capitano d'industria che viaggiava in Rolls-Royce) per un quarto di secolo. E questo inedito e imprevisto "figlio adottivo" scoprirà l'esistenza di lei tempo dopo la scomparsa del padre, di cui erediterà tutta la fortuna, sommando di suo la noia del vivere mitigata e fustigata dalle conversazioni con l'anziana donna, il cui indirizzo ritroverà vergato su di una busta vuota, infilata nella tasca di uno dei tanti abiti paterni, conservati nell'armadio. La personalità di lei costituirà per lui un robusto miroir retrospettivo, ricostruendo con le parole e il ricordo quella liaison spezzata tra due generazioni. Grazie alla memoria viva e lucida di lei il figlio andrà ben oltre quella diga dell'incomunicabilità che aveva caratterizzato i rari incontri, avari di gesti affettuosi e di parole, con un padre costantemente in giro per il mondo, a causa degli affari. Poi, esiste una figura in apparenza marginale, senza volto, ma evocata da lei, che svolge il ruolo di tessuto connettivo tra passato e presente. Ovvero, il cuoco Ambrogio che prepara gli stessi piatti per il padre e il figlio, ospiti in casa di lei, non disdegnando qualche segreta visitina laboriosa nella cucina della vedova del padre di lui, per finire a fare da testimone al matrimonio del giovane erede. In tutto questo, emerge la prosa creativa della Valeri autrice, quando ci parla del corpo e della mentalità femminile, aprendo autentici varchi a sorpresa nel giudizio sessista di lui, intento a "consumare" esperienze machiste, a seguito di quel suo intrattenere un rapporto confuso di amore e odio vero una bellissima escort che, però, è solo una falsa declinazione della fatuità fatta donna. La parte costruens che la Valeri-amante opera sul carattere superficiale di lui è proprio quella del saper andare oltre le apparenze, fino a convincere il giovane ricco e annoiato industriale a sposare l'oggetto del suo disprezzo maschile, quasi fosse proprio quella signorina provocante e scollata "l'erede" naturale di lei, donna nascosta del padre, in grado di nobilitare con la sua praticità e debordante sensualità la confusione esistenziale di quel suo figlio adottivo, in fondo così solo e privo di timoniere. Incredibile davvero la prestazione e la presenza scenica di questa brillante ragazza del '20 (allora, era appena nato il charleston e furoreggiavano le vesti corte!) che, malgrado l'impietosa menomazione della malattia, sa ancora piegare le incerte parole alla vis comica e ironica che costituisce l'essenza del suo vissuto, e continua a incastonarsi nel presente come gemma preziosa, per una recitazione storica imperdibile, difficilmente eguagliabile per spirito e modernità del pensiero, come dimostrano gli oltre dieci minuti di applausi ininterrotti! Ciao, Franca: grazie, e alla prossima! Di Maurizio Bonanni
Share

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Puoi usare i seguenti tag ed attributi HTML: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <s> <strike> <strong>

Questo sito fa uso di cookie tecnici e di terze parti per il suo funzionamento. Per ulteriori informazioni sui cookie e su come eventualmente disabilitarli, leggere la Informativa estesa cookie. Proseguendo la navigazione, ricaricando questa pagina o cliccando sul link Accetta cookie si accetta quanto specificato nella Informativa estesa cookie. Informativa estesa cookie | Accetta cookie