Set 29
MARINATO. Di Maurizio Bonanni
Il Sindaco di Roma? Marinato. Come le alici: color morte e dal sapore acetognolo, che ricorda la Crocefissione. Ma anche ("marinato") come il participio passato del verbo "marinare"; cioè disertare la scuola, specie in occasione del compito in classe di matematica. Ed è così che, quasi miracolosamente, il nostro si rifugia all'estero in prossimità di tempeste e bufere (materiali e politiche) che si scatenano sulla Capitale. Buon ultimo, il distacco di parte del rivestimento di un condotto della metro A che ha bloccato i treni per mezza giornata, mentre il suo bravo assessore al traffico, un certo Esposito, si faceva a quell'ora, per l'appunto, un giro ispettivo sulla stessa metropolitana. Fossimo a Napoli, ci sarebbe la vendita sistematica dei cornetti rossi (rigorosamente "made in China") a tutti gli ingressi del metrò. Però, diciamolo, il suo ultimo viaggio a Filadelfia, anche per incontrare il Papa (come se non lo avesse a portata di fischio, in sella al cavallo del Marcantonio nella Piazza del Campidoglio) ha del fantascientifico.
E così, ancora una volta, tutti straparlano del Sindaco Marino e delle pessime figure che rimedia in giro per il mondo. Certo, l'antipatia del Papa proprio non gli ci voleva, in prossimità del Giubileo. E questo perché, un po' grazie alle rotture di scatole di troppi colleghi pettegoli e insistenti, il Papa di ritorno dal suo viaggio in America ha alzato la voce dicendo "Io Marino non l'ho invitato" (a Filadelfia). E il nostro povero menestrello che cosa risponde? Che lui non ha mai pronunciato quel participio incriminato. "Invitato io dal Papa al suo seguito? Non sia mai. Anzi, il viaggio e il soggiorno -dichiara- mi sono stati offerti dallo stesso sindaco di Filadelfia". Il quale, puntualmente smentisce, forse perché aveva chiesto un riscatto a rovescio per tenerselo sottochiave nella sua città. Ovviamente, un Renzi in bolletta gli avrà risposto "niet". E così, rieccolo Ignazio, per non farci mancare nulla all'arricchimento dello "storytelling" romanesco! Solo che, purtroppo, il Papa sembra aver dato un po' troppa importanza al nostro Sindaco-Pinocchio, che promette di occuparsi dei guai della città ma, poi, puntualmente si rifugia all'estero, invece di preparare quanto basta (appena) per il prossimo Giubileo.
Certo, debbo confessare il mio sgomento davanti alla smentita in diretta da parte di Papa Bergoglio di aver mai lontanamente pensato a un Marino al suo seguito. Però, mi chiedo: una personalità venerata da tutto il mondo può dare corda al pettegolezzo mediatico? Non sarebbe stata sufficiente, per chiarire il falso invito a Marino, una secca smentita da parte dell'ufficio stampa del Vaticano? Se ricordo bene, la parola di un Papa -per i credenti- è quella di Dio in terra! Quindi, mi sarei aspettato che, al limite, il Pontefice mostrasse, in risposta ai giornalisti pettegoli, il suo accattivante sorriso rispondendo semplicemente: "Figlioli miei, un Papa non commenta queste cose". Quelli (miei colleghi, ahimè!) avrebbero fatto una figura barbina e Marino avrebbe potuto sproloquiare su altri più interessanti argomenti. Invece, siamo di nuovo finiti (sempre nel male) sulle prime pagine dei giornali di tutto il mondo! Una novità assoluta, però, visto che i canoni delle esternazioni papali sono protocollati da circa 20 secoli!
Una nota di colore che amo ripetere, tratta dall'ultimo viaggio papale. I gesuiti, lo dovreste sapere, sono molto pazienti, pur venendo assai dopo la tradizione cinese che consigliava al saggio di sedersi lungo la sponda del fiume, in attesa che passasse la salma dell'odiato nemico. Il Vaticano ha dovuto aspettare meno di cento anni perché ciò accadesse per le spoglie degli eredi di Lenin e Stalin, e appena poco più di mezzo secolo quando, giorni fa, ha sottomesso al rito del bacio (simbolico) dell'anello lo zombie di Cuba. Cosa straordinaria davvero, a ben pensarci! E tutto questo è avvenuto "pacificamente". La Russia e Cuba si sono riscoperte cristiane, com'era ovvio, del resto. Due millenni contro pochi spiccioli di anni. Lotta impari davvero.
Di Maurizio Bonanni