Set 28
L’EUROPA ALLE ARMI? Di Maurizio Bonanni
Ci risiamo. L'Europa in armi contro l'Isis significa più droni e cacciabombardieri per colpire dall'alto un nemico fantasma. Non è la logica di Hiroshima e Nagasaki, ma poco ci manca. Almeno, "Enola Gay" il suo tragico significato ce l'aveva, a posteriori. Se il Giappone non si fosse piegato all'inutile sacrificio -in un colpo solo!- di centinaia di migliaia di suoi cittadini civili indifesi, quel Paese sarebbe diventato un deserto di radiazioni mortali. Ora, fare ricorso oggi agli stessi metodi che, nel 2011, determinarono lo sfarinamento della Libia e la tracimazione in Europa dei conflitti conseguenti (per mezzo delle migrazioni di massa) significa, perlomeno, essere assai poco lungimiranti. Mandando i nostri moderni caccia bombardieri a colpire dall'alto chi non agisce in campo aperto significa non capire che l'Isis potrà agevolmente puntare sul Cavallo di Troia delle opinioni pubbliche mondiali, quando salirà (inevitabilmente!) la conta dei danni collaterali! Lo si è visto, più di recente, nell'ultima guerra tra Hamas e Israele.
I fondamentalisti non si fanno il minimo scrupolo a far uccidere decine di migliaia di civili "musulmani", presi in trappola -poveri cristi- nei centri abitati che gli jiahdisti utilizzano come avamposti fortificati. I sicari neri di Al Bagdadi si sfidano esclusivamente sul terreno: catturandoli e annientandoli uno a uno. Il resto, sono solo chiacchiere, buone per farsi propaganda alle prossime presidenziali. E chi sarebbe in grado, in nostra vece, di fare una simile pulizia? Risposta scontata: coloro che odiano i miliziani radicali sunniti molto di più di quanto possiamo fare noi occidentali. Già, perché come ripetono moltissime voci autorevoli nel mondo, questa in fondo è una guerra tutta interna all'Islam.
Pertanto, dal punto di vista delle ciniche convenienze, poiché gli sciiti sono i nemici mortali di questo sunnismo waabita, non rimarrebbe che dare semaforo verde, ad es., a Teheran per fare pulizia. L'Iran ha dimostrato per ben otto anni di durata della guerra con l'Iraq, negli anni '80, di poter subire molte centinaia di migliaia di perdite, senza che la sua opinione pubblica interna chiedesse nelle piazze il ritiro dei propri contingenti al fronte. Invece dell'accordo sul nucleare (servirà a poco: tanto, l'atomica iraniana sarà di certo clandestina, comunque!) avremmo dovuto procedere a una ben diversa santa alleanza! Poi, sul confine curdo-siriano ci sarebbe da legare per bene le mani a quell'altra inquietante figura di Erdogan, armando adeguatamente la guerriglia curda e proibendo ad Ankara, per gli stessi fini strategici suddetti, di continuare con i suoi raid aerei sulle posizioni della guerriglia curda anti-Isis.
Sarò un malpensante "Nato", ma continuo a pensare che l'America abbia tutto da guadagnare da un'Europa imbastardita e impoverita. Se arrivassero milioni di africani che non sanno fare nulla, non sono integrabili e producono un mare di illegalità (monopolizzando i commerci ambulanti abusi, ad es.) e di criminalità aggiuntiva, assorbendo -tra l'altro- quote rilevanti del nostro welfare, senza pagare un soldo di tasse, quanto ci metterà l'Europa a implodere? In 20 anni saremo belli che sepolti tutti.. Ne dico una: per obbligare alla ragione i due governi contendenti (di Tripoli e Tobruck, rispettivamente) bastava minacciare un serio e radicale embargo della vendita di petrolio e un congelamento dei 150 miliardi di dollari del Fondo sovrano libico (che continua a produrre profitti che vanno ai contendenti e alle diverse fazioni della guerriglia islamica).
Questa era la strada maestra da seguire riducendo così alla miseria i 300 rais libici che, invece, stanno accumulando fortune personali miliardarie con le vendite di petrolio libico. Ma nulla in tal senso è stato fatto. Perché? Rispondano di questa mancanza di coraggio coloro che guadagnano fortune nell'intermediazione finanziaria, come Londra e Wall Street e i loro Governi imbelli e opportunisti, che hanno generato il caos in tutto il Medio Oriente, con le loro politiche folli!
Ma anche noi, qui, abbiamo le nostre belle colpe. Prendiamo le missioni di soccorso navale congiunto in Mediterraneo. Non è chiaro -almeno a me!- il motivo per cui l’Italia non possa dirottare in Germania o in Francia i migranti che sbarcano sulle nostre coste, mentre una nave militare francese o tedesca può, invece, riversare sul territorio italiano i migranti imbarcati sul proprio naviglio militare, svolgendo così un ruolo determinante in relazione all’ingresso e al soggiorno di un richiedente nel territorio degli Stati membri! Lo sappiamo o no che quelle navi militari rappresentano, per convenzione internazionale, una "porzione di territorio europeo" che, nel rispetto degli accordi di Dublino, dovrebbe essere obbligato a dare protezione internazionale agli aventi diritto e nello stesso tempo a procedere al rimpatrio dei “migranti economici” e dei clandestini?
Non è che, forse la Ue e il suo (inutile) Alto Rappresentante per la Politica estera europea dovrebbero pretendere una più rigorosa applicazione dei trattati europei? E perché i nostri fin troppo servili mezzi di comunicazione nazionale non danno più ampio risalto a queste incongruenze? Chiudo ricordando a tutti noi che l'Isi e l'Iran non sono una creazione del genio perverso del Pentagono, della Cia e di Washington. Il fondamentalismo musulmano non si può rappresentare alla stregua di un complotto degli Stati Uniti per ridurci in schiavitù (politico-economica). Chi fa arretrare l'orologio della storia al VII sec. d.c.. è un nemico "escatologico", che ha la forza di dichiarare, unilateralmente, guerra a tutto l'Occidente e a tutti coloro che non la pensano come lui (compreso oltre un miliardo di musulmani nel mondo!)! E noi su questo versante, credetemi, non possiamo fare altro (attenzione a non deciderlo troppo tardi, però!) che contraccambiargli la cortesia, come nella Guerra di Piero, visto che se non spari tu a lui per primo, sarà l'altro a farlo colpendo te.
Di Maurizio Bonanni