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Apr 29

QUANDO GLI UOMINI UCCIDONO LE DONNE

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QUANDO GLI UOMINI UCCIDONO LE DONNE   La maggior parte degli uomini non uccide le donne. Ma tante donne vengono uccise dagli uomini. Dall’inizio dell’anno sono 47. Una ogni tre giorni. Nel 2010 sono 127 le donne uccise da un uomo e dal 2005 ad oggi le vittime sono 440. Femminicidio, non è un errore questa parola, una volta si parlava di uxoricidio, si ammazzava la moglie e si era quasi un eroe romantico, un poveretto da compatire perché aveva tanto amato, aveva ammazzato una parte di sé uccidendo la “sua” donna, quindi aveva compiuto il sacrificio più alto secondo letteratura; ma nel tempo l’amore cavalleresco e l’idea che le donne non si toccano nemmeno con un fiore si è rivoluzionata al punto da far vedere solo le donne forti, ribelli, indipendenti, indomabili e quindi si è acuito un forte senso di inferiorità in certi uomini, per cui  è esploso un fenomeno diverso, che si accompagna a personalità fragili, che hanno paura dell’abbandono, che se perdono la figura che amano, terrorizzati appunto di perderla, piuttosto preferiscono ucciderla. Uomini troppo dipendenti, che dicono di “amare” troppo. Alla larga care donne da chi usa oggi simili parole! Gli uomini che ammazzano le donne non sono dei delinquenti espressionisti, sono dei delinquenti e basta! Ometti piccoli, partner o ex, senza nè arte né parte che si mischiano in una moltitudine di altri senza segni particolari, apparentemente tranquilli a volte, pure perbene per la gente e i vicini di casa, ma che fra le mura domestiche pestano a sangue e massacrano d’insulti le loro compagne, fidanzate, mogli, amanti, figlie, le tormentano e le violentano, sciorinano un repertorio impressionante di fantasie malate, che rendono la vita di queste donne impossibile, misera, paurosa, una tragica realtà di minacce e di botte. Ma gli uomini ammazzano anche per questioni economiche, perché non vogliono pagare gli alimenti, o non vogliono lasciare la loro casa coniugale, (chissà che non ci metta piede un altro al posto loro), oppure perché la propria moglie sarebbe d’intralcio alla nuova vita che vorrebbe avere con un’altra! Sembra un film. Rischiamo invece di abituarci a questo fenomeno o allo stolking, si può fare di più, ma facciamolo allora! Spesso definiamo questi omicidi come passionali, ma non c’è niente di passionale in questi omicidi: sono drammi che non hanno altra spiegazione se non nella malattìa. Secondo l’ultimo rapporto Eures-Ansa le regioni d’Italia dove sono più frequenti i femminicidi sono quelle del Nord. In Lombardia 26 casi dal 2010, in Toscana 15 casi, in Puglia 14, in Emilia Romagna 12. Questi delitti si sono consumati prevalentemente dentro le famiglie. Fa venire i brividi che nel 2008 sia stato compiuto il 70,7% dei femminicidi e che in contesti familiari siano state uccise 104 donne a fronte di 67 uomini, 21 casi per le vittime della criminalità comune e nessun caso di omicidio connesso alla criminalità organizzata. Le donne più colpite sono le anziane e quelle fra i 25/34 anni per ragioni passionali, prese di mira comunque per il fatto che si è donne, perché certi comportamenti con altri uomini questi “piccoli ometti” non sarebbero capaci averli. L’aumento delle violenze è anche un atteggiamento mentale nei confronti delle donne che nel pensiero di tanti, potendo oggi liberamente frequentare più uomini, viene vista come una “puttana”; lo stesso fanno gli uomini, ma questo termine non è pensabile per loro che vivono lo stesso atteggiamento come un naturale momento di conquista, “l’uomo è cacciatore” non un puttano, semmai un puttaniere! Ma cosa si sta facendo per scongiurare il femminicidio che sta assumendo dimensioni incontrollabili? Vengono in mente i casi di Vanessa Russo, di Elisa Claps, Simonetta Cesaroni, Melania Rea, di Vanessa Scialfa di soli 20 anni proprio due giorni fa. Solo per citare i più noti fra centinaia di casi meno noti e non meno importanti, per cui si sono costruite trasmissioni televisive che consentono di parlare di cose come queste, prima mai dette, che aiutano la gente a capire e mettono in guardia. Ma c’è di più: associazioni attive, centri e sportelli antiviolenza nei comuni per sottolineare questi atteggiamenti intimidatori in cui si vive nelle proprie case, una Rete internazionale di donne per la solidarietà, ma soprattutto la presenza della polizia femminile, che è un piccolo esercito di persone fantastiche che non ha bisogno di essere istruito per affrontare il problema, capirne le dinamiche o avere la sensibilità, perché la competenza ce l’ha già. Vanessa Seffer
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