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Dic 15

E-Government: teorie e pratiche nei Paesi Maturi e in via di Sviluppo

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E-Government: teorie e pratiche nei Paesi Maturi e in via di Sviluppo A Roma questa settimana, si è tenuto un interessantissimo seminario che ha raccolto in una tavola rotonda docenti della London School University, docenti italiani, indiani e africani, per discutere di E-Governament e di E-Governance. Ma cosa s’intende, dato che se ne legge tanto e se ne sente parlare sempre più spesso e ci si riempie la bocca di inglesismi che sembrano farci fare un figurone e invece spesso rischiano di non chiarirci le idee. Sono due termini entrambi traducibili in italiano con la parola "Governo". Ma il significato è sensibilmente differente. "Government" è infatti traducibile con la modalità classica di Governo, attribuita ad una entità statale o comunque legittimata a governare da parte dello Stato. Per similitudine "Government" è l’organizzazione dell'attività di governo formalmente prevista dallo statuto ed esercitata. "Governance" è invece l'attività di governo di un territorio (o di una organizzazione) che deriva dall’insieme delle iniziative e delle attività messe in campo da tutte le componenti sociali che caratterizzano quel territorio. La Governance è la gestione delle politiche pubbliche, che non vede lo Stato come unico attore, ma anche attori pubblici e privati. Potremmo dire che: Government e Governance convivono, e sicuramente l’E-Government svolge un ruolo fondamentale nella E-Governance. Con il termine E-Government, si fa riferimento oggi, all’utilizzo di tecnologìe innovative nelle Pubbliche Amministrazioni (PA) per fornire servizi ai cittadini. La rapida diffusione di internet e delle tecnologìe di rete hanno reso possibile l’erogazione di molti servizi on line, come quelli bancari, postali, Lottomatica, acquisto biglietti, informazioni, chioschi telematici attraverso i quali effettuare pagamenti e controllare il proprio conto. A questo proposito, nel seminario di Palazzo Vidoni, dopo i saluti del Presidente di Think, The Innovation Knowledge Foundation che lo ha sapientemente organizzato, e di Carlo Mochi Sismondi, Presidente di Forum PA, il prof. Antonio Cordella della London School of Economics ha parlato dell’urgenza della riforma nell’amministrazione pubblica. Quali sono gli obiettivi? E cosa si può fare nel nostro contesto italiano? E’ corretto parlare di E-Government quando l’utilizzo delle tecnologìe innovative nelle pubbliche amministrazioni sono veramente un contributo evidente al miglioramento dei servizi resi agli utenti, i cittadini, le imprese. La Pubblica Amministrazione vive oggi una grave crisi d’identità e necessita di un nuovo paradigma, un nuovo programma di azione: dobbiamo chiederci quale sia il futuro dell’e-Government. L’innovazione è continua e nella PA dev’esserci un progresso costante, in tutti i campi. Forse ci sono strutture inutili e di cui si può fare a meno. Ci vuole un perimetro più flessibile. Si può governare attraverso la rete. Ma come possiamo farlo? Cosa ci serve? Il paradigma dell’Open sembrerebbe la risposta. Il G Cloud, una tecnologìa adottata prima dai Comuni di Udine e Faenza rendendo pubblici i dati relativi al bilancio e dal 10 ottobre di quest’anno anche dal Comune di Firenze, fortemente voluto dal suo sindaco Matteo Renzi, che invece ha proposto altre nove aree tematiche: l’Istruzione, la Sicurezza e la Mobilità, l’Ambiente, l’Amministrazione, la Cultura e il Turismo, le Opere Pubbliche, lo Sport, la Sanità e il Sociale, diventando di fatto da pochi giorni l’amministrazione comunale più avanzata d’Italia. E’ venuta in aiuto la dott.ssa Flavia Marzano, Presidente dell’Ass.ne Stati Generali dell’Innovazione, che ha espresso quanti benefici possa dare il modello Open Government Cloud alla Pubblica Amministrazione, ma resta il fatto che i cittadini vogliono essere ascoltati, che l’utente oltre ad accedere alle informazioni, desidera esprimere il proprio parere e rendersi parte attiva del processo di modernizzazione che può vivere la sua città. Gli analisti sono entusiasti del Cloud, la crescita è rilevante, ma le Amministrazioni temono ancora l’eventualità del ricatto dei fornitori, per la visibilità del sistema, per cui ancora non si sentono pronte a sostenere questo modello. La professoressa Shirin Madon, indiana, docente Ordinario di Information Systems and International Development alla London School of Economics, ha raccontato che in India hanno varato una legge secondo cui nessun indiano dovrebbe aver fame, pertanto già solo per questo si potrebbe far causa milioni di volte al Governo. In questo Paese sono sorti invece moltissimi gruppi di auto aiuto che suppliscono alla mancanza di Government, che favoriscono gli incontri di “villaggio” e che riducono il ruolo degli attori del contesto rurale per capire meglio quali siano i bisogni, le necessità dei cittadini e degli agricoltori in prevalenza dato che la stragrande maggioranza del popolo indiano vive nei campi lavorando la terra. Poiché non ci sono forum elettronici, non c’è ancora rapporto fra imprenditori e cittadini. La distanza socio-politica è troppo grande. Anche il professor Mammo Muchie, etiope, direttore del Research Centre of Development Studies and International Relations alla Alborg University (Danimarca) e Tshwane University (Sud Africa), ha fatto presente che nei paesi africani non c’è alcuna strategìa per affrontare la mancanza imprenditoriale nei sistemi di Government. C’è sempre la promessa di maggior trasparenza nell’erogazione dei servizi e di un minor livello di corruzione, ma la scorrettezza dei governatori è sempre stata sotto gli occhi di tutti, e il loro ruolo è sempre stato opinabile. “Mettendo davanti l’Africa sosterrete l’umanità” ha detto il prof. Muchie, chiedendo maggior attenzione ai Paesi occidentali per il Sud del mondo. Secondo Ivan Illich, grande filosofo contemporaneo austriaco e teologo, ma ricordato anche come un anarchico cristiano, considerato uno dei più grandi sociologi del nostro tempo, scomparso nel 2002, la sostituzione dei valori nella nostra società ne ha fatto una realtà piuttosto carente. La crisi planetaria ha le sue radici nel fallimento dell’impresa moderna, cioè la sostituzione della macchina all’uomo. Non c’è più equilibrio nella triade “uomo – macchina – società”, dunque l’uomo è diventato schiavo della macchina e un ingranaggio della burocrazia. “Esistono delle soglie che non si possono superare – dice Illich – infatti, superato il limite, lo strumento da servitore diviene despota. Oltrepassata la soglia, la società diventa scuola, ospedale, prigione e comincia la grande reclusione”. Solo in una società “conviviale” questo pericolo viene scongiurato secondo Illich, cioè in una società dove lo strumento moderno sia utilizzabile dalla persona integrata con la collettività e non riservata ad un gruppo di specialisti che detengono il controllo e quindi il potere assoluto. “Conviviale” è la società in cui tutti possono accedere allo strumento per disporre di beni e servizi allo stesso modo. Così Claudio Forghieri, direttore scientifico della rivista E-Gov,  ha presentato un piano per un ideale progetto per una Pubblica Amministrazione predittiva, che hanno cioè lo scopo di prevedere gli sviluppi futuri. Innanzitutto dei canali one to one a basso costo come sms, mail ancora meglio, social network, attraverso i quali poter comunicare le informazioni, per ottenere un canale dove tutti i cittadini, convivialmente, possono lasciare pareri, notifiche. Poi un Business Intelligence, cioè un nuovo modello di relazione che si basa sull’anticipazione dei bisogni del cittadino. Così l’Openess, i servizi che l’utente installa quando servono, come le funzioni che si trovano sui propri canali bancari, postali ecc.. E il Social Networking, per dialogare e reperire informazioni utili, conoscere le opportunità di un territorio da un altro territorio. Infine le SmartCities, ossia i cittadini come sensori del mondo: indossare cioè dei sensori di rilevamento per dare informazioni per una serie di cose, per esempio  l’inquinamento, il traffico, il tempo di attesa alla posta, per essere più collaborativi e fare un controllo più capillare del proprio territorio. Certo ci vorrebbe una formazione adeguata, la cultura della funzione pubblica e della politica, come cura della polis, della città. Vanessa Seffer
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