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Dic 29

“Manna miele ferro e fuoco”.

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CULTURA & ARTE Giuseppina Torregrossa "colpisce" ancora. Orgoglio di Sicilia e siciliana doc, maestra di rappresentazioni grafiche e di saggezza, medica e scrittrice, miscellanee di roventi pagine che ti attanagliano e che non vuoi perdere. Fin quando una volta finite ti lasciano orfano e ricco. Il successo dei suoi libri è certamente dovuto al fatto che Giuseppina Torregrossa dice sempre e soltanto la verità, senza contaminarla di fesserìe che chi legge assapora e riconosce, poi fa sue e dentro di sé ammette, dicendosi “talè, vero è!”. E come fai, quando la genuinità raggiunge il tuo cuore, quando vivi in un mondo dove tutto è apparenza, un falso, un magnifico niente e tutti o quasi, specie chi ha legiferato per te, chi ha condotto la tua vita, chi ti ha guidato e ha deciso cosa dovevi fare e come lo dovevi fare è un “nuddu, ‘mmiscatu cu ‘nnenti”, ignorante come la càlia, gente spesso inquisita, corrotta, malvagia, perversa, che torna a governarti pure dagli arresti domiciliari se è il caso... E tu non ci puoi fare niente, sei lì e subisci... Di fronte a tanto spreco di tempo e di energie, non puoi che ritrovarti con l’anima ferita e il bisogno di un lenimento è d’obbligo. Giuseppina, come uno sciamano, corre in aiuto con un’idea, “la terapìa del libro”, un ambulatorio vero e proprio lei sogna, poiché un libro ha il potere di guarire anche ferite profonde e di accompagnarti per una vita intera. Sembra una “piccola cosa”, ma non è così. Cosa può salvarci a questo mondo se non la Cultura? Cosa ci ha fatto sprofondare se non l’ignoranza? Se non il fatto che non sappiamo più sognare? Il transfert che l’autrice, geniale e accurata, sa procurarci immediatamente può lenire per un po’ il dolore, e i libri e la Cultura possono un giorno raggiungere l’obiettivo della cura. La seduzione di Giuseppina consiste nel saper sorridere all’amara realtà che descrive con saggezza e dovizia di particolari, raccontando un’altra storia di donne, l’ultima che ci aveva lasciato era “Il conto delle minne”, una storia di donne per altre donne. Attraverso quel racconto della ricetta dei meravigliosi pasticcini catanesi, le minne di Sant’Agata, che veniva trasferita da madre in figlia, da nonna a nipote, gelosamente, lasciando fuori volutamente il mondo maschile, esiliandolo dalla procedura. Quel lavoro, tradotto in 10 lingue evidentemente più che fedelmente e lo dimostrano i numerosi fan’s club aperti in tutta Europa, che ha consacrato Giuseppina all’estero come una delle nostre risorse più di valore. “Manna miele ferro e fuoco”, invece, ambientato nella Sicilia del Risorgimento, introduce un nuovo percorso che s’intona perfettamente all’esigenza del nostro tempo e alla nostra attualità: il bisogno di comunicare fra i sessi. Il mannaluoro Alfonso cerca d’insegnare ai tre figli maschi il suo mestiere, ma si rende conto che nessuno dei suoi tre figli “c’ha le palle” nonostante siano tre meravigliosi figli con altre bellissime qualità. La sua splendida figlia Romilda, quasi magica poiché coniuga il suo corpo con la natura, ha un rapporto fatato con lei, la capisce, parla con le api le quali l’ascoltano, le ubbidiscono e producono miele a seconda dell’umore di lei, promessa sposa del ricchissimo barone siciliano sin dai suoi primi anni di vita, sarà la prima mannaluora femmina e ne trarrà anche grandi profitti, poiché non sfrutterà le piante ma ne avrà rispetto, come le ha insegnato suo padre. In questo libro l’universo separatista del lavoro precedente viene ampiamente superato quindi e gli uomini vengono integrati, così come oggi è arrivato in ogni senso il momento di dialogare fra uomini e donne, “anzi no” dice Giuseppina, “più che di dialogare si ha bisogno dell’ascolto reciproco”. Per Giuseppina le “bad girls” sono simpatiche, vanno di moda, ma si tratta di quelle ragazze che sopravvivono alle difficoltà, che non si accontentano e che fanno percorsi e scelte diversi, che fanno fatica, le eroine quotidiane che non si fanno abbindolare dal tutto e subito, che cercano di farcela senza mezzi ma con i sacrifici personali, che hanno il coraggio di essere madri. Perché anche per essere madre oggi ci vuole un grandissimo coraggio. Un figlio costa moltissimo, in termini di fatica fisica, in termini economici e di rinunce personali. Un coraggio finora molto femminile. Nessun moralismo, solo dati certi. Giuseppina ci racconta anche di libertà e la associa all’identità della persona: “ciascuno ricerca una sua libertà ed una propria identità, è una ricerca alla portata di tutti, non di eletti. Bisogna guardarsi indietro per poi guardare avanti, il nostro futuro dipende dal nostro passato. L’aspirazione alla libertà è il nostro tormento, può diventare una malattia”. Si scrive per bisogno, per intrattenere, non per anestetizzare. I siciliani lo sono già fin troppo. Ma l’amore smisurato per la Sicilia prende il sopravvento: “non si perderà mai- dice- ad ogni annuncio funebre le si allunga la vita”. Vanessa Seffer da Sicilia Informazioni 14 settembre 2011
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