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Lug 22

Facebook, il Giustiziere? Di Maurizio Bonanni

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Foto Facebook

Facebook (Fb, per brevità), ovvero: una Corte suprema on-line planetaria? E chi sono i possibili ricorrenti (persone offese e presunti colpevoli)? Risposta: tutti coloro che navigano nella Rete.. Praticamente, qualcuno sta cercando di omologare Fb a un sistema di giustizia veloce (sommaria, per alcuni), che rappresenta un ibrido tra due sistemi -teoricamente indipendenti- amministrativi e penali: quello degli Uffici di Polizia, da un lato, e dei Tribunali dall'altro. Di fatto, una sfida di immensa portata, tra garantismo e giustizialismo. Per ora, non mi pare che nessuno -tra detrattori ed estimatori- abbia definitivamente  ragione. In Italia, il caso De Cataldo (accusato di violenze dalla sua compagna, che ne ha documentato su Fb i relativi dettagli..), ha suscitato l'interesse di giuristi, giornalisti, ultra garantisti, colpevolisti a prescindere, guardoni,  contumentalisti di professione (che insultano chiunque, a ogni ora del giorno, tormentando e compulsando tablet e smartphone, anche durante i loro ritiri fisiologici nel wc!). Insomma, tutte le anime variegate del mondo del web si sono avvalse del diritto atomizzato di tribuna, per dire la loro -sempre non richiesti!-. Perché la Rete è, in fondo, libertà di affabulazione, in ogni direzione e dominio intellettuale, anche quando non si possiede nessuna informazione specifica su quello che si dice e si scrive!

 

Chiedersi se tutto ciò sia o meno giusto, è come porsi la questione assurda se sia mai possibile svuotare il mare, attraverso un secchiello con un foro sul fondo! Le onde radio (ovvero, i segnali digitali) vibrano in tutte le possibili direzioni che sono, all'incirca, pari agli stati d'animo degli esseri umani! Quindi, meglio ragionare sugli scenari, partendo dal caso concreto (quello di De Cataldo, appunto..). La sua fidanzata ha scelto di denunciare un fatto privato su di un Social network, rinunciando alla difesa della sua privacy e di quella del suo compagno. Quali norme del Codice Penale avrebbe violato, così facendo, in materia di diritto di difesa del presunto colpevole? La prendo da un'altra ottica, nel cercare di rispondere a questa domanda fondamentale. Ipotizziamo che l'interessata avesse chiesto a una sua amica di documentare fotograficamente il suo stato di persona, che ha appena subito violenza, e che abbia allegato il tutto a una regolare denuncia scritta, presentata alle autorità di polizia. Ammettiamo, poi, che avesse voluto spedire a una sua ampia cerchia di parenti e di amici tutta la documentazione così prodotta. Ebbene, che cosa sarebbe cambiato giuridicamente in merito? Nulla, ovviamente.. Nessun reato sarebbe stato ipotizzabile a suo carico. Il convivente, però, avrebbe lecitamente potuto reagire (come mi pare voglia fare il reale, presunto colpevole..) con una denuncia per diffamazione, provando davanti a un giudice terzo la sua buona fede.

 

Tutti sappiamo che, per entrare nella cerchia di amici e conoscenti di un iscritto su Facebook bisogna chiedere al diretto interessato la famosa "amicizia" (sorta di autorizzazione a farsi i fatti dell'altro, entro certi limiti).  Quindi: Facebook è un recinto pubblico o privato? Impossibile sciogliere il nodo, in realtà.. L'abbiamo visto di recente, quando sul caso del Ministro Kyenge si sono incrociati i "post" deliranti di persecutori e indesiderati difensori, che hanno invitato (pubblicamente?) a praticare lo stupro, nell'uno e nell'altro senso. E qui arriva il dramma: quante volte in una lite (grave o banale) abbiamo usato, davanti a testimoni, parole e frasi irripetibili che, poi, per fortuna, non hanno fatto oggetto di ipotesi di reato (tipo: "Io ti ammazzo!", detto al coniuge o ai figli, in un momento di rabbia, o "ti rompo la schiena a forza di legnate!", etc.)? Invece, se queste cose le comunichi e le scrivi su Facebook sei perduto: ti arrivano, decine, centinaia di denunce e c'è sempre un.. "Giudice a Berlino" che ti condannerà, anche se quella stupidata l'hai scritta per fare un po' lo scemo e il dissacratore, come ci capita migliaia di volte nella vita, quando siamo fuori dalla Rete! Del resto, quanti filmati scabrosi, girati con la videocamera di un telefonino, sono stati acquisiti come fonti di prova, in un dibattimento civile o penale, in tutti i Tribunali del mondo?

 

Ma la lezione De Cataldo dice, contemporaneamente, molte più cose. Insegna ai violenti che alzare le mani, oggi, può essere terribilmente devastante, per la propria immagine pubblica e privata. Certo, Internet può facilmente avvallare immagini e filmati "taroccati", che potrebbero mettere anche a dura prova un collegio di esperti a difesa.. Ma tutto questo non ha nulla di diverso, rispetto ad analogo materiale, non proveniente dalla Rete, acquisito agli atti del dibattimento.. In fondo, è bene ricordarsi che, sostanzialmente, i contatti che una persona decide di avere su Fb, non sono altro che una rappresentazione, pur virtuale, del gruppo ordinario di parenti, amici e conoscenti che ognuno di noi ha il diritto di coltivare nella propria vita!

 

Tanto, tranquilli: vi ho spiegato, in precedenza, che i super computer (ovvero, i Grandi Fratelli digitali), che operano nell'ombra, nel resto del mondo, per leggere e analizzare tutto quanto scriviamo (via mail, sms, chat, Fb, Twitter, etc.), non sono fatti per occhi umani. Ti voglio vedere, infatti, a leggere ogni giorno centinaia di miliardi di dati che, quotidianamente, vengono prodotti da molte centinaia di milioni di indirizzi Ip! Chi li analizza, in realtà, sono solo alcune categorie gerarchizzate di algoritmi che, per interpolazioni successive, e solo dopo un adeguato periodo di osservazione nel tempo, pescano dal mare magnum della Rete (ed esibiscono, poi, all'operatore umano incaricato) qualche indirizzo -e relativo intestatario- sospetto.

 

In conclusione: Fb è un'arma di offesa, o di difesa? Io credo, per la verità, che i Social network siano un po' un ibrido tra una cantina da derattizzare, e un immenso salone delle feste, in cui circola un po' di tutto: dagli amori appassionati, a tutte le trappole sentimentali e alle truffe immaginabili, con il corredo di commerci leciti e meno leciti che noi, esseri umani, siamo capaci di esibire nel Gran Bazar della nostra vita.. Insomma, vediamo di "depenalizzare" adeguatamente questi luoghi digitali di libera espressione, anche se demenziale, affabulatoria, denigratoria e diffamatoria che dir si voglia.. Semplicemente, quando ci accorgiamo di essere a rischio di denuncia, auto emendiamoci (possibilmente, in tempo reale), con un semplice "Aho, stavo scherzando, ovviamente!".

Maurizio Bonanni

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