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Set 05

Senatori a.. “Vite”? di Maurizio Bonanni

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Chiamiamoli pure Senatori a.. “Vite”, i quattro campioni nominati di recente dal Presidente Napolitano, in base al c. 2 dell’Art. 59 Cost.. Già, perché così strutturati e davvero intempestivi, i quattro nomi sono altrettanti “viti”, destinate a “imbullonare” un eventuale Governo Letta-Bis, nel caso che il Pdl prenda la strada dell’Aventino, a seguito della (praticamente, scontata) decadenza come senatore del suo leader storico. Credo che, in tal senso, un po’ tutti noi faremmo bene ad adottare la mefistofelica massima andreottiana, in base alla quale “A pensar male si fa peccato, ma spesso, così facendo, si indovinano le cose arcane..”. Se mi chiedete che cosa ne penso, sarò chiaro e esplicito dal mio punto di vista.. La storia della difesa dei Senatori a vita data dal 1947, anno in cui l’On. Alberti (uno dei Padri costituenti) ne volle fortissimamente l’introduzione, per garantire ai «geni tutelari della Patria [...] una tribuna che essi non hanno, che non hanno più [...] dove le moltitudini possano vederli». E vi pare che questa sia stata la maggiore preoccupazione (cioè, quella della visibilità) per questi ultimi quattro, che fanno letteralmente una fatica boia a sottrarsi ai riflettori dei media? Non scherziamo, suvvia..

Tra l’altro, in passato, è anche prevalsa la stramba interpretazione Pertini-Cossiga, del citato art. 59 Cost., secondo cui ogni presidente avrebbe avuto diritto a nominare cinque senatori a vita, “a testa”! Pensate voi al paradosso, se quella versione si fosse consolidata nel tempo! Se, ad. es., nell’arco delle tre ultime  Legislature si fossero succeduti, che so, tre Presidenti (dimissionari per ragioni di salute, o sostituiti per altri motivi), i nuovi 15 senatori di nomina presidenziale sarebbero, oggi, in grado di sconvolgere tutte le recenti, precarissime maggioranze senatoriali create dal “Porcellum”, a partire dal 2006 (da allora, infatti, si sono svolte tre elezioni, in tutto: 2006; 2008; 2012).  Di più: le statistiche sono nettamente a sfavore della presenza dei senatori a vita non “di diritto” (ovvero, che non abbiano svolto, in precedenza, le funzioni di Presidente della Repubblica), dato che, questi ultimi, raramente, partecipano alle votazione, visto che -se in buona salute- hanno ben altro da fare!

Prendiamo gli ultimi esempi: Abbado, per premere il pulsante a Palazzo Madama, dovrebbe rinunciare alle sue tournée milionarie, per “soli” 12.000 € netti al mese? O, forse, Renzo Piano dovrebbe stazionare fisso soltanto a Roma, perdendo appalti e progetti miliardari, in giro per il mondo? Etc., etc.. Pertanto, quale contributo culturale e scientifico straordinario potranno mai dare i “Quattro” dell’Ave Maria, nominati pochi giorni fa da Napolitano? Il Presidente, tra l’altro, sempre con le dimissioni in mano, contraddice se stesso, in quanto aveva giurato e spergiurato di non volere alcun rinnovo di mandato, ragione per cui si sarebbe astenuto dalla nomina dei quattro senatori a vita mancanti. Ma Monti, in tutto questo, come lo si giustifica, se non con il fatto che, qualunque cosa fosse accaduta, dopo la tornata elettorale del 2012, il “Professore” era destinato a condizionare tutti i giochi parlamentari, per la formazione del nuovo Esecutivo, a garanzia e in ossequio dei diktat di Brussells e della Merkel? Per non parlare poi, anche dei senatori a vita di diritto: in genere personalità in età piuttosto avanzata, che hanno notevoli problemi perfino a recarsi episodicamente a Palazzo Madama, per le votazioni più critiche e delicate. Per cui, come considerare esclusivi e di fondamentale importanza i contributi intellettuali e politici di tutti costoro che, spesso (anzi, sempre, nel caso dei senatori di nomina presidenziale), ignorano tutto della contabilità del bilancio dello stato e dei processi di formazione delle leggi? Sappiamo bene che l’istituto dei Senatori a vita è un retaggio del vecchio Statuto Albertino, in cui si riconosceva al Re la nomina dei senatori, senza alcun limite prefissato (in modo da farci rientrare comodamente tutti i principi di Casa Savoia..). Ma, oggi, tutto questo che senso ha? Direte voi: e che vuoi che siano cinque nominati in più, rispetto ai mille del “Porcellum”? Vero: grazie a quella legge elettorale scandalosa, le liste uniche nazionali sono decise o dai “Padroni” dei Partiti, o da finte primarie.. Basti ricordare, in tal senso, le “Parlamentarie” di Grillo (per cui hanno votato poco più di 30.000 indirizzi Ip, per scegliere qualche centinaio di parlamentari da mettere nelle liste bloccate del M5S!), o quelle ancora più ipocrite del Pd, costruite sul “numerus clausus” (del resto, che cosa vi aspettavate dagli eredi “impuri” del marxismo-leninismo?) e sul potere “regale” del Segretario Pd di riservarsi, in prima persona, una quota intangibile di centinaia di posti al sole per i cacicchi -o “mandarini”- del suo Partito! Via, diamo un bel tratto di penna a questo istituto obsoleto e, al suo posto, costruiamo una vera Authority dove poter collocare (anche a vita, va benissimo..) quelle eminenti personalità, facendone il massimo controllore di tutta la “regolamentazione”, primaria e secondaria dello Stato e del Governo, che renda pareri vincolanti in materia di cultura, scienza e arte, ponendola al di sopra del burocraticissimo Consiglio di Stato! Rinnovare il Paese, significa proprio iniziare a svecchiare la sua burocrazia malata e avvelenata da varie forme inguaribili di paralisi decisionale e organizzativa! Di Maurizio Bonanni
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