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Feb 28

E l’Italia gridò: “Zero Burocrazia!” Di Maurizio Bonanni

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Ascoltate i.. rumori di dentro? Come un’onda sismica, in tutto il bel Paese monta il disgusto contro il Leviatano burocratico, che ingoia nel suo ventre centinaia di miliardi di tasse, per restituire alla comunità, in compenso, servizi pubblici da Terzo Mondo! Da più parti, si levano voci adirate di semplici cittadini che chiedono il  “Default” immediato (come accade negli Usa, non solo per le metropoli in deficit, ma persino per gli Stati dell’Unione!) di città come Roma, che sperperano molte centinaia di milioni/anno, per mantenere i loro apparati burocratici, elefantiaci e inefficienti. Sono in tantissimi a dire che è prossima la rivolta dei produttori netti di ricchezza (sempre di meno, per la moria/delocalizzazione delle imprese, nonché a causa del “credit-crunch” e della burocrazia asfissiante e onnipresente) e i percettori netti di ricchezza, che divengono sempre più petulanti, a seguito del dilagare della disoccupazione, soprattutto giovanile..

Sappiamo benissimo che le persone in difficoltà continuano a chiedere sempre più l’intervento dello Stato (con conseguente aumento della spesa!), quando le leggi economiche e i Trattati europei indicano l’esigenza opposta: taglio significativo della spesa pubblica, per mettere più risorse a disposizione della crescita economica, attraverso una drastica riduzione della tassazione su cittadini e imprese (l’unico modo per rilanciare l’occupazione e i consumi interni!). Osservo che, lontano, oramai, anni luce dallo spirito dei padri fondatori della Comunità Europea, qui in Italia, più che altrove, si sta chiudendo, sul nostro Sistema-Paese, la morsa a tenaglia delle pazze regole di un'Europa squinternata, super burocratizzata, coniugata alla dissolutezza di una moneta unica, che più artificiale di così non si può! Quali risposte dovrebbe poter dare la politica, nell'immediato? Dal mio punto di vista, c'è un solo rimedio che può salvare questo Paese, sintetizzabile con lo slogan: “Zero Burocrazia!”.

Come? Ad es. chiudendo, da subito, tutti gli Uffici pubblici, che lavorano solo sulle scartoffie, e sprecano più del 90% della loro attività globale in pratiche di auto amministrazione! Se lo facessimo, alleggeriremmo i bilanci pubblici dell'onere di spesa di centinaia di miliardi/anno! Infatti, basta tenere i burocrati nullafacenti in cassa integrazione per un lustro, al 60/70% dello stipendio attuale, risparmiando così cifre colossali (parecchie decine di miliardi!) per il mancato acquisto, da parte dello Stato, di beni e servizi, inutilissimi per noi, ma utilissimi per loro! Compreso il risparmio dovuto alla decongestione (spesa per i carburanti di cittadini e impiegati) del traffico urbano nelle maggiori città del Paese! Il licenziamento in massa degli impiegati pubblici, invece, non serve e sarebbe un dramma epocale. Chi predica una simile misura non sta ragionando, probabilmente, sul fatto che moltissimi di quegli stipendi/pensioni servono per garantire un minimo di sopravvivenza a parecchi milioni di giovani e di adulti disoccupati, o in difficoltà..

Perché, oggi più che mai, prevalgono le famiglie monoreddito. E i pensionati pubblici, assistono i propri cari, con i loro trattamenti pensionistici, anziché essere assistiti! Mettere per la strada, da un giorno all’altro (come se lo Stato fosse la Lehman & Brother, con la gente che impila in quattro cartoni, alla rinfusa, una vita di lavoro), parecchie centinaia di migliaia di persone, significa avere, il giorno dopo, le barricate in strada, e la sepoltura -per un lungo periodo- delle residue speranze di liberismo, in questo Paese. Perché, in fondo, ci si dimentica un po’ troppo spesso che la Maggioranza elettorale che, dal 1948 a oggi, vince "tutte" le elezioni, è trasversale e campa di Stato! Da noi, è pura follia pensare di licenziare, su due piedi, mezzo milione di persone, come hanno pur fatto, di recente, Spagna, Inghilterra e Usa. Solo che quelle sono delle vere e proprie.. “Nazioni”, mentre noi, da 150 anni, godiamo di una finta “Unità” d’Italia!

Infatti, dal 1861 in poi, il Sud (dominato delle mafie e da élite burocratiche corrotte), si è retto grazie all'assistenza pubblica, dipendendo così, come unica fonte di reddito, dai sussidi e dagli appalti pubblici.. In particolare, la politica post unitaria ha utilizzato da sempre, come gigantesco ammortizzare sociale, la leva delle assunzioni in ambito pubblico. Ergo: milioni di impiegati pubblici vengono da e, molti, lavorano, in regioni meridionali.  Per cacciarli via c’è bisogno di una prova di forza non trascurabile! Possiamo, ma, soprattutto, vogliamo farlo? E chi, poi, se ne farebbe carico? Renzi? Grillo o Berlusconi? Senza una crescita parallela e adeguata del Pil, che favorisca il riassorbimento degli esuberi nel pubblico impiego, mandare via, senza compensazione, molti gli impiegati pubblici, significa non solo spezzare in due il Paese, tra Nord e Sud, ma correre il rischio di scatenare una guerra civile vera e propria.. E indovinate, per assurdo, chi vincerebbe? Chi le armi se le procura al mercato clandestino, in grandissime quantità. Cioè, la Criminalità Organizzata! Scusate, ma caro Salvini e Lega Nord, di che cosa stiamo parlando?

Per conto mio, non vedo altra via di uscita da quella che, da molti anni, ho individuato come un gioco a somma positiva per tutti i protagonisti (i produttori e i consumatori netti di ricchezza).. Del resto, è anche vero che se la pressione sociale, dovuta alla crisi economica, sale oltre il livello di guardia, allora l’intero Paese rischia l’esplosione, e dalle macerie conseguenti ci servirà più un secolo per raddrizzare di nuovo la schiena! Esistono soluzioni intermedie, del tipo: a) mettere in cassa di integrazione, con un serio percorso di riqualificazione professionale, un numero consistente di impiegati pubblici; b) licenziare (e si può fare!) molte migliaia di dirigenti inutili; c) svuotare le migliaia di edifici pubblici che occupano attualmente gli impiegati, per attività di “Back-office”; d) trasferire in digitale tutte le scartoffie e le attività burocratiche connesse al punto c), eliminando, così, il peso schiacciante delle attività devolute all’auto-amministrazione (non meno del 90% del totale!). Gli impiegati, così "virtualizzati", produrrebbero, on-line e on-demand, solo e soltanto la documentazione e gli atti che servono al cittadino! Facile, a questo punto, farsi quattro conti, su quante decine e decine di miliardi/anno risparmierebbe lo Stato così facendo, senza provocare un terremoto sociale e la forza armata nelle piazze, per sedare le rivolte..

Immaginate, poi, se lo Stato riuscisse, finalmente, a definire i suoi “costi standard”, a livello nazionale, per la prestazione di servizi pubblici essenziali, mettendo così sullo stesso piano “produttori” pubblici e privati. Es.: se il costo studente è stimato a “X” migliaia di euro/anno, allora basta rimborsare tale importo a chi decide di iscrivere il figlio a scuola privata, per ricreare un sano mercato della formazione. Non solo: una simile misura permette di assegnare un budget congruente alle scuole pubbliche (“X” moltiplicato il numero degli iscritti per singolo Istituto), perché gli Istituti funzionino come vere e proprie “Aziende”, pagandosi da soli gli insegnanti e i propri strumenti di funzionamento. Identico discorso vale per la sanità: il cittadino che paga una prestazione a una struttura privata (che so, una Tac, una Risonanza, etc.), ha diritto a vedersi rimborsato il costo standard previsto per quella prestazione. Questa, è la Rivoluzione vera, non credete?!

Di Maurizio Bonanni

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