La sensazione che assale il cittadino, gradito come spettatore ma fastidioso come interlocutore, è quella di essere considerato un’idiota da chi dovrebbe rappresentarne gli interessi. L’Italia è considerata dai politici come un immenso ospizio per minorati psichici ai quali gli eletti propinano il verbo convinti di poterli abbindolare ma che, invece, sfruttano la situazione finché possono trarne vantaggio e non rovesciano il carro nella speranza di poterci salire sopra. Una classe politica, che ha perso ogni credibilità per non essere mai riuscita a tradurre le dichiarazioni in azioni concrete, sta tentando di ricompattarsi per ripresentarsi con nuove etichette e nomi spendibili sul mercato elettorale. Infatti, dietro i nomi nuovi si nascondono vecchi attrezzi che continuano a guidare il Paese per procura. Il rottamatore è arrivato alla Presidenza del Consiglio attraverso una manovra di palazzo nel solco della migliore tradizione democristiana, ha formato il governo con l’occhio rivolto al manuale Cencelli e sembra essersi fatto risucchiare in quel meccanismo che diceva di voler combattere. Ora che si è impadronito del sistema ha perso l’interesse a cambiarlo imitando la Democrazia Cristiana che, dopo la caduta del fascismo, ha rivitalizzato la legislazione e le strutture corporative che avevano consentito al regime di restare al potere per un ventennio. Se il Governo si regge sul consenso delle solite minoranze organizzate non persegue l’interesse pubblico generale ma quello dei mandanti per cui non c’è alcun cambiamento ma solo una rotazione dei beneficiari degli stessi privilegi: cambiando la data di nascita dei rappresentanti politici il prodotto non cambia. Anzi. Forse sarebbe preferibile l’originale !
La santa alleanza delle corporazioni è sempre più solida e continua ad arricchirsi con la creazione di nuove consorterie, più interessate ad entrare nel circuito che a cambiarlo, mentre la tecnologia, liberando il mercato dal controllo statale, demolisce il sistema verticistico lasciando sotto le macerie un’intera generazione.
Di Riccardo Cappello, Il Cappio
Mar 06