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Gen 18

COOPERANDO CON IL DEMONIO, di Maurizio Bonanni

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  Si può cooperare con il Diavolo? Certo, in cambio della tua anima. Ma anche no: dipende da chi paga la transazione tra anonimia e fama. Fantastico che, nel caso delle due cooperanti filo-Isi, sia lo Stato italiano ad aver provveduto a renderle famose, a nostre spese. Che volete che siano una decina di milioni di euro, a confronto degli 800 miliardi di risorse fiscali, che entrano ogni anno nelle casse dell'erario? Sulle due cooperanti, rapite da mercenari, vicini ad Al Qaeda, e rilasciate previo pagamento di un consistente riscatto, il web trabocca di insulti e insinuazioni piuttosto turpi e pesanti, anche a sfondo sessuale. L'ipotesi più magnanima è che abbiano spartito con i finti sequestratori parte del compenso pagato -con i denari dei contribuenti-, per la loro liberazione. Personalmente, in generale, visto che le due ragazze si sono volontariamente esposte a un rischio così grave e scontato, troverei giusto e sensato chiedere a loro e alle famiglie di appartenenza un risarcimento adeguato. E mi pare che qualche procura stia procedendo, in tal senso. Per quanto mi riguarda, invece, sono molto più orientato a analizzare le conseguenze politiche, di questo ennesimo intervento pubblico, per riportare a casa cittadini italiani, finiti in zone di guerra. Perché, una cosa è certa: così facendo, ogni connazionale rischia di diventare una miniera d'oro per avventurieri e miliziani di ogni risma; soprattutto in quelle aree del mondo, controllate dalla guerriglia e da milizie armate, che si autofinanziano con i rapimenti di stranieri e di residenti locali benestanti. Volendo seguire alla lettera la massima "a pensar male..", coniata da Giulio Andreotti, mi sembra di poter affermare -per tutto quello che riguarda i rapimenti di cittadini italiani, liberati con dazioni in denaro- l'esistenza di un fondato sospetto, dato che, dietro quei sequestri, si celano, a mio avviso, sempre indicibili verità. Una di queste è il possibile pagamento di un "pizzo-nazione" (come si fa, nel piccolo, con le mafie), per ottenere una robusta protezione preventiva dagli attentati e da azioni tipo Charlie, da parte delle centrali integraliste. Loro (terroristi e fondamentalisti) si finanziano, così, abbondantemente, con più o meno finti rapimenti; noi, in contropartita, dormiamo sonni tranquilli. Stando alle indagini e ai dossier della magistratura, che ha continuato a indagare, per decenni, su fatti delittuosi, occorsi nel anni 80 del secolo scorso, risulterebbe che noi siamo un po' maestri in questo, fin dai tempi dell'Olp. Successivamente alle stragi di Fiumicino e della Sinagoga di Roma, infatti, abbiamo manovrato in modo sotterraneo (con soldi, scambio di favori, politici e di altro tipo, dando rifugio a latitanti mediorientali -soprattutto palestinesi dell'Olp-, ricercati dalle polizie e dai servizi di mezzo mondo), per ottenere -riuscendoci!- proprio questo tipo di immunizzazione dagli attacchi sul nostro territorio. In fondo, "Il Mondo sta fatto", dice un detto montanaro paesano.. Del resto: chi può sapere se sia stato pagato, o meno, un riscatto? Solo chi ha ricevuto il denaro potrebbe dirlo. Ovvero: terroristi, o semplici briganti col turbante, loro fiancheggiatori. Ma, per averne la certezza, occorrerebbe offrire molto denaro ai mediatori responsabili, che stanno dalla parte di chi è stato pagato. La filiera potrebbe essere lunga, defatigante e molto depistante.. Va chiaramente detto che noi, innanzitutto, abbiamo un problema di carattere, come Stato-Nazione. Americani e israeliani fanno sapere a tutto il mondo che non trattano con chi sequestra i loro cittadini. Quindi, tutti sanno che, anche se falliranno, americani e israeliani cercheranno di liberare con la forza i propri ostaggi. Quindi, i "turbanti", in questo caso, mettono sul proprio conto un bel coefficiente di rischio. Bene, nel nostro caso, quel coefficiente è pari a "zero". Sequestrare cittadini italiani è come vincere al super enalotto. Quindi, la prima cosa che dobbiamo fare è cambiare nel mondo questa percezione di noi stessi, come popolo italiano, anche se, personalmente, io rimango sempre un convinto anarco-individualista, che non ha mai torto un capello a nessuno, in vita sua! Ma, a oggi, qual è la strategia italiana, messa in atto per fronteggiare la nuova minaccia mediorientale, rappresentata dallo "Stato islamico"? Temo che nulla sia cambiato, da allora, nella nostra politica estera. Del resto, sulla questione palestinese, tutto il mondo ha giocato al buono (finto) e al cattivo (vero!). L'Olp è stato sconfitto quando l'Occidente, in prima persona, e poi delegandolo a Israele, ha smantellato con le armi e con i bombardamenti i campi di addestramento dei miliziani dell'Organizzazione. Successivamente, si è lasciato il campo alla sola Israele, con un giochino pericoloso, quanto ignobile: ai palestinesi di Arafat arrivavano, ogni anno, un bel mucchietto di miliardi di dollari (che, oggi, continuano ad affluire nelle casse di Hamas), dei quali pochi spiccioli andavano a lenire il grande disagio dei loro profughi. La maggior parte, finiva (finisce) alle milizie e ai boss prima civili, oggi islamici e, soprattutto, ieri come oggi, è impiegata nell'acquisto di armi. Quindi, in base a questo perverso giochino, l'Occidente che dava i soldi alla causa palestinese, se li vedeva tornare sotto forma di acquisti di beni e servizi, che andavano a irrobustire i rispettivi Prodotti Interni nazionali! Allora, anche i Paesi europei della Cortina di Ferro ci guadagnavano su un bel po' di soldi, svuotando i propri arsenali di armi leggere. Oggi, sono i mercanti di armi di tutte le risme, a fare lo stesso. Dopo di che, quelle armi, come i missili kassam, venivano (e vengono tutt'ora!) puntualmente impiegate per tenere sotto ricatto il mondo e la sicurezza di Israele. Con il risultato che, una volta intervenuto l'esercito israeliano, per annientare la nuova minaccia palestinese, gli uni e gli altri danno fondo ai rispettivi arsenali, e tutto ricomincia da capo, arricchendo sia l'industria degli armamenti nel mondo, sia quella dell'edilizia civile, chiamata a sostegno dello sforzo di ricostruzione dei quartieri arabi, rasi al suolo dai bombardamenti israeliani. Ecco, il pagamento dei riscatti, per liberare i nostri cittadini, caduti (molto spesso, irresponsabilmente) nelle mani di miliziani e fondamentalisti islamici, va proprio ad alimentare quel perverso circuito del "dare-avere", in cui vince sempre, in un modo o nell'altro, chi.. dà. Di Maurizio Bonanni
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