Alessandro Bertirotti
È tutta questione di… cliché.
Leggere che Cenerentola si trova al vertice della classifica dei film più visti in queste ultime settimane è non solo interessante dal punto di vista sociale, ma decisamente importante dal punto di vista antropologico-mentale. Non si tratta solo di ragionare sull’importanza che per la mente umana assume il concetto di immaginazione e favoloso, perché senza la presenza di queste due importantissime facoltà cognitive la nostra specie non avrebbe potuto raggiungere i significativi risultati ottenuti nel corso di millenni di evoluzione. La questione che mi interessa evidenziare è il valore attuale, sia sociale che culturale, della trama che Cenerentola continua a rappresentare, oltre ogni possibile ossidazione del tempo e simbolicamente adatta alle diverse latitudini e longitudini di questo nostro strano e meraviglioso pianeta. Terrorismo, morti ammazzati, malattie virali, crimini contro tutti da parte di tutti, lotte politiche senza esclusioni di colpi, corruzioni e collusioni a tutti i livelli, violenze di genere e di ogni genere, assenza di cibo nella maggior parte del pianeta e mancanza di acqua, etc. Mi fermo qua, perché non finirei di scrivere per qualche settimana se dovessi continuare. Ecco, di fronte a questa realtà, cosa sbanca i botteghini? Cenerentola. Ci sarà un motivo, legato magari ai desideri più reconditi di questa nostra umanità, che si ritrova ad essersi condannata ad una vita improbabile che, in fondo, nessuno vorrebbe? Sì, penso che Cenerentola sia una delle favole più amate nella sua sostanza di base, quando cioè racconta l’amore sincero di un uomo e di una donna che non sanno entrambi nulla del reciproco retroterra socio-economico (quando i due protagonisti si incontrano, per intenderci) per terminare nel modo più bieco possibile, ossia quando la conquista finale è la vita regale all’insegna del successo economico. Anche in questa favola emerge una mente umana inizialmente scevra dai “condizionamenti finanziari” che viene imprigionata poi nella ripetizione di un cliché che conferma il valore fasullo del potere, della reggia e della bellezza da ammirare, come se l’amore al quale si dovrebbe aspirare si concludesse in una grande pubblicità di salotti romani. Ecco spiegato, dal mio punto di vista, perché piace e piacerà per molti anni Cenerentola: perché parte da elementi affettivi comuni a tutti noi e si conclude facendoci credere che il successo economico del benessere e della regalità porta al mantenimento del vero amore. Eppure, nulla vi è di più falso e mendace. Per mantenere un amore (e vissero felici e contenti…) ci vuole la volontà dei partner e un punto di riferimento valoriale che oltrepassi gli ambienti e, spesso, anche i comportamenti umani. Di Alessandro Bertirotti, l'Antropologo della Mente