Giu 12
SENTI CHE.. ECO! Di Maurizio Bonanni
Avete raggiunto grandi vette intellettuali? Allora, sentite che Eco! Soprattutto, quello dell'Umberto nazionale, che nella sua "Lectio Magistralis" per l'ennesima Laurea Honoris causa ha azzannato l'ignoranza dei social network, responsabili -a suo dire- di aver dato "diritto di parola a legioni di imbecilli", visto che prima dell'avvento del web questi ultimi "parlavano solo al bar dopo un bicchiere di vino, senza danneggiare la collettività. Ed erano subito messi a tacere, mentre ora hanno lo stesso diritto di parola di un Premio Nobel". Insomma, secondo Eco il web rappresenta una sorta di “dramma” semantico, in cui si erige “lo scemo del villaggio a detentore della verità”, facendo proliferare a dismisura cretinate, menzogne e false verità.
Occorrerebbe, quindi, rivitalizzare il ruolo dei giornali per “filtrare con équipe di specialisti le informazioni di internet, perché nessuno è in grado di capire oggi se un sito sia attendibile o meno". Per fare questo, sostiene Eco, “i giornali dovrebbero dedicare almeno due pagine all'analisi critica dei siti, così come i professori dovrebbero insegnare ai ragazzi come utilizzare i siti stessi per fare i temi”, riferendosi al fenomeno della copiatura dal web.
Apriti cielo! In un baleno è venuta giù la Rete! Milioni di opinionisti improvvisati (le bestie nere del Prof.) si sono scatenati per dire la loro con commenti, spesso e volentieri, irriferibili. I più maligni (o i meglio informati?) dicono che tutto questo odio proviene dal fatto che con l'enorme diffusione dei blog, dei gruppi social, etc., le cospicue risorse garantite dalla pubblicità cartacea siano migrate, impietosamente e definitivamente, verso il digitale. Chi ha ragione? I libertari duri e puri che dicono "ognuno scriva quel che vuole", o i tutori della grammatica e dell'Accademia della crusca, dove chi parla in pubblico deve avere la "patente" di sapiente, per evitare la cattiva informazione?
Io la vedrei così. Punto primo: esiste un paradosso che si esprime nei seguenti assunti fondamentali, tra di loro contraddittori: il web moltiplica per un fattore esponenziale il diritto di parola. Il calcolo è semplice da fare: si prendano tutti i soggetti individuali che hanno accesso a Internet, e poi li si moltiplichi per tutte le possibili combinazioni di frasi (sensate e non!) cui possono dar luogo nel tempo. Si avrà, così, un flusso esponenziale di messaggi con un'immensa capacità di Disinformazione! In tal modo, da privilegio di pochi (quelli che comparivano in radio e tv, ovvero pubblicavano sulla stampa quotidiana e periodica), si è passati di colpo a numeri dell'ordine dei centinaia di milioni. E' controllabile tutto ciò? No. E non è nemmeno lontanamente censurabile. Nessuna giurisdizione al mondo potrebbe mai reggere alla crescita esponenziale di ricorsi e denunce!
Allora, esimi Proff. della comunicazione mediatica, sapreste indicarci quale sia, a vostro giudizio di grandi pensatori, la.. "Bussola"?! Da vecchio lupo di mare, che naviga da sempre nelle acque tormentate dell'informazione, la mia risposta è: "comparare, comparare e poi ancora comparare" le fonti informative che si hanno a disposizione. Da qui, tuttavia, discende il seguente, insolubile dilemma: chi dovrebbe insegnare i relativi fondamenti a centinaia di milioni di soggetti potenziali destinatari di una disinformazione più o meno planetaria? Beh, "This is the Problem", cari Proff.!
Secondo aspetto: chi scrive su FB lo fa a titolo personale. Mentre chi pubblica su organi e siti istituzionali agisce per conto dell'istituzione alla quale appartiene (anche una testata di stampa registrata, rientra in questa accezione!) e ha ben altra rilevanza e rilievo, dal punto di vista dell'ufficialità dell'informazione contenuta e proposta. Il vantaggio del web, però, sta nella sua grande capacità di autoregolazione: essendo molti milioni i punti di osservazione diversi e indipendenti, accade che si attivino anche molto rapidamente i meccanismi "immunitari", in grado di smascherare i "fake" e l'informazione manipolata. Ovvero, il singolo potrebbe facilmente cadere vittima di grossolane manipolazioni e falsificazioni. Ma, trascorso un tempo sufficiente di reazione (è un po' come la febbre, per un organismo malato), si attiveranno milioni di singoli anticorpi per mascherare il furto di verità. Tutto qui.
Giuridicamente, poi, trovo arduo equiparare la diffamazione su FB a quella a mezzo stampa, dato che i social sono, in fondo, identici allo scambio di opinioni tra "4 amici al bar!". Diverso è twitter: chi ha migliaia di followers può ben calunniare in 150 caratteri! Pensateci: se io scrivessi sul mio profilo FB un post diffamatorio verso un terzo, tutti quelli che mi replicano condividerebbero la mia stessa responsabilità (a meno di commenti censori nei miei confronti). In pochissimo tempo, per l'effetto domino, occorrerebbe portare i giudizio migliaia di persone per volta. Quale sistema giudiziario è in grado di governare tutto ciò?
Però, è vero: occorre fare attenzione agli imbonitori e ai venditori di sogni.. In fondo, c'è chi con la Rete ha avuto una rappresentanza parlamentare del 25%, senza mai prendersi la responsabilità di governare, a forza di credere (e di far credere) nelle scie chimiche e nel complotto degli Ogm.. Sì, il problema è proprio questo. La notizia-buco-nero che tutto attrae e fagocita nel suo ventre infinito. L'utente normotipico di Internet non compara, non allarga a sufficienza i propri orizzonti informativi e sopratutto "non studia"! Adora le semplificazioni e le notizie-monstre, a effetto deflagrante, che contribuisce poi, di regola, lui stesso ad amplificare.. Rimedi? Il buon senso.
Di Maurizio Bonanni