FLI incontra le associazioni di Palermo

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Futuro e Libertà Palermo con la collaborazione di Generazione Palermo, Generazione Innovazione e l’associazione il Valore delle Piccole Cose è lieta di invitarla giorno 5 Febbraio 2011 alle ore 11,00 all’evento di presentazione di un nuovo approccio politico per il rilancio di Palermo.

INTERVERRANNO:
On.le Nino Lo Presti deputato nazionale
On.le Alessandro Aricò responsabile provinciale FLI
Alessandro Piergentili responsabile circolo Generazione Palermo
Maria Prestigiacomo presidente associazione Sicilia Futura
Alessandro Costa responsabile circolo Generazione Innovazione
Vanessa Seffer presidente associazione Il Valore delle Piccole Cose
associate all’evento una piccola mostra fotografica e la presentazione di un video sui disastri di Palermo.

 

A cura di Alessandro Ingroia e Davide Velardi

 

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Filaga un’occasione di crescita

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F: formazione

I: interazione

L: lavoro

A: armonia
G: giovani generazioni
A: amicizia

 

Raggiungere Filaga non è stato facile : la strada accidentata e senza luci durante quel viaggio nella notte fredda e incombente di montagna non era un grosso incentivo a proseguire. All’arrivo il cellulare completamente irraggiungibile e la visione di una borgata, pressoché dispersa nelle campagne dell’ entroterra siciliano, costituita da un unico rettilineo (una sorta di linea immaginaria) che unisce un dormitorio ad un unico tendone bianco occupante quasi completamente la piazza principale, aveva suscitato in me qualche perplessità sulla opportunità di restare. Eppure qualcosa mi aveva condotta a Filaga ,avevo voluto partecipare ad ogni costo perché avevo avuto la sensazione che lì sarebbe accaduto qualcosa di entusiasmante e galvanizzante.

 

E Filaga non mi ha delusa.

Parlare della Summer School della politica organizzata dalla LUP a chi non è stato a Filaga non è semplice ; si tratta di descrivere sensazioni, colori , emozioni che solo un esperto narratore saprebbe fare sapientemente.

Si potrebbe parlare dell’ infinito programma che ci ha tenuti impegnati giorno e notte in una sorta di immenso esercizio mentale di attenzione , concentrazione e riflessione.

Si sono prese in considerazione le materie piu disparate, materie che ogni amministratore,ogni politico dovrebbe approfondire per risolvere i problemi sostanziali della società in cui viviamo: in primo luogo lo sviluppo del capitale sociale e la costruzione di leadership sensibili, lo sviluppo dei trasporti e le tecnologie applicabili, numerosi aspetti del federalismo , le problematiche degli agricoltori, l’ energia in Italia ,le organizzazioni giovanili , il ruolo del mediterraneo nel terzo millennio , il lavoro e l’ impresa.

E da qui l’ immenso palinsesto che ha visto impegnati ,in lezioni frontali e convegni pomeridiani e serali , una congerie di intellettuali , politici , amministratori e uomini di potere tutti impegnati a definire meglio e sviluppare il più possibile il tema dello stage: IL SUD TRA POTERE E CAMBIAMENTO.

Fare tutti i nomi sarebbe impossibile ma voglio citare coloro i quali mi hanno più colpita stimolando in me la voglia di studiare e approfondire quelle tematiche.

Da Padre Francesco Beneduce allo scrittore Aurelio Pes , dal prof. Gianfranco Viesti ad Andrea Piraino , da Vanessa Seffer a Pino Aprile, Carla Monteleone , Vincenzo Porcasi , Floriana Cerniglia, Mario Ciampi , Alessandro Bertirotti , Paolo Contini , il vulcanico Beppe De Santis , Ettore Artioli.

Ma Filaga non è stato “solo” questo.

Sotto quel tendone bianco ci siamo ritrovati ,conosciuti e riconosciuti in tanti: giovani con la voglia di fare qualcosa per cambiare il proprio futuro , annunciato ormai da più fronti come nefasto.

Il confronto e talvolta lo scontro di pensieri e caratteri differenti hanno creato quell’ alchimia che ben viene definita spirito di gruppo, e ritrovarsi differenti ma pronti al dialogo e al dibattito ha stimolato la nostra voglia di collaborare per creare una politica diversa , non eretta su blocchi contrapposti ma capace di creare quel compromesso necessario al raggiungimento del bene comune che dovrebbe costituire l’ interesse primario di ogni buon politico.

In un clima di profonda crescita culturale e spirituale si sono create conoscenze e amicizie tra coloro i quali cercheranno di diventare i futuri amministratori della cosa pubblica e coloro i quali lo sono o lo sono stati . Ci si è potuti esercitare nel lavoro del politico sviluppando tematiche e quesiti e intervenendo in piena libertà ed autonomia anche durante comizi importanti , come quello tenuto dal Presidente della Regione Raffaele Lombardo.

Ma Filaga è stato ancora di più: momenti di divertimento , sorrisi , goliardia e una bellissima festa a sorpresa a fine stage ; momenti in cui docenti e discenti si sono incontrati , conosciuti e stimati.

Che altro dire: mi dispiace per tutti coloro i quali non hanno partecipato , perché un vero politico è un politico preparato, consapevole dei problemi che affliggono il proprio territorio e capace di risolverli.

La Summer School ha sviluppato le prime due tematiche lasciando volutamente irrisolta l’ ultima , perché il primo ruolo del politico è trovare soluzioni semplici a problemi complessi e per questo dovremo lavorare ed elaborare programmi e progetti in maniera autonoma e in armonia con i nostri differenti punti di vista.

A fine settimana ho scoperto che per arrivare a Filaga c’è una strada più veloce , facile e scorrevole, non accidentata. Se l’ avessi percorsa all’ inizio del mio cammino probabilmente non avrei apprezzato cosi tanto il punto d’ arrivo.

Percorrete sempre la strada più difficile , perché le avversità possono essere delle formidabili occasioni di crescita.

Anche questo è Filaga.

Un ringraziamento particolare all’ Architetto Michelangelo Salamone, ai tutor della Summer School ed a Generazione Palermo che grazie all’accordo con la LUP mi ha dato la possibilità di vivere questa bellissima esperienza.

Annalisa Unti

8 settembre 2010

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Futuro e Libertà accende Palermo

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Palermo-5 Febbraio 2011- ore 11.00 presso l’Astoria Palace via Montepellegrino, 62
Futuro e Libertà con la collaborazione dei circoliGenerazione Palermo eGenerazione Innovazione, organizza l’evento di presentazione di un nuovo approccio politico per il rilancio di Palermo. Vogliamo chiamare a raccolta la gente, professionisti, bancari, dipendenti pubblici e privati, studenti, laureati, precari e disoccupati, tutti assieme dobbiamo elaborare un piano strategico per far tornare orgogliosi i palermitani di abitare a Palermo. Economia del territorio, infrastrutture e mobilità, valorizzazione del patrimonio artistico-culturale e turismo, ambiente e pulizia della città. Questi sono i 4 capitoli che distinguono una città vivibile da una invivibile e saranno le nostre quattro sfide. Chiamiamo a rcaccolta tutti coloro i quali vorranno partecipare ai 4 tavoli di discussione per elaborare il nostro piano strategico di rilancio della città, per la città e con la città.
Interverranno l’on.le Nino Lo Presti deputato nazionale e segretario amministrativo FLI, l’on.le Alessandro Aricò deputato regionale e coordinatore provinciale FLI,Alessandro Piergentili responsabile Generazione Palermo, Maria Prestigiacomo presidente associazione “Sicilia Futura”, Alessandro Costa responsabile circolo Generazione Innovazione, Vanessa Seffer presidente associazione onlus “Il Valore delle Piccole Cose”.
Saranno associate all’evento una piccola mostra fotografica di Antonio Ingoia e la presentazione di un video sui disastri di Palermo a cura di Davide Velardi.

 

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Cgil, oggi manifestazione a Palermo. Presente anche la Camusso

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Cgil, oggi manifestazione a Palermo. Presente anche la Camusso

 

Susanna Camusso, Segretario nazionale della Cgil, sarà oggi a Palermo per una manifestazione regionale del sindacato su giovani e lavoro. Interverranno Maurizio Calà, Segretario della Cgil di Palermo e Mariella Maggio, Segretario Cgil Sicilia, poi i giovani di alcune associazioni porteranno le loro testimonianze e lanceranno un messaggio forte al nuovo Governo nazionale, per il lavoro, un diritto che viene ormai sempre meno, minando sempre più la dignità dell’essere umano di qualsiasi età.

 

Vanessa Seffer

Da palermomania.it

14 novembre 2011

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Le tanto attese dimissioni del Cavaliere

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Le tanto attese dimissioni del Cavaliere

Dalla BBC ad Al Jazeera, gli occhi di tutto il mondo ieri erano puntati sull’Italia.

La CNN ha seguito la diretta da Montecitorio. I titoli dei giornali esteri chiedono se questa sia “la fine di un’era”!
Berlusconi non ha più la maggioranza alla Camera, si dimetterà dopo la Legge di stabilità.
Ieri, dopo il voto sul rendiconto di bilancio con 308 voti, 8 in meno di pochi giorni fa, Silvio ha deciso di salire al Colle, accompagnato dal Sottosegretario Gianni Letta e dal Consigliere Donato Marra, e dopo 45 minuti di colloquio con il Presidente Giorgio Napolitano ha deciso di gettare la spugna, ma non prima di veder approvata la legge di stabilità, solo dopo chiuderà la sua terza legislatura,”per l’urgente necessità di dare risposte alle attese dei partners europei… una volta compiuto tale adempimento, il Presidente rimetterà il suo mandato al Capo dello Stato, che procederà alle consultazioni di rito..” dalla nota del Quirinale.
Più o meno, quindi, ci vorranno una ventina di giorni perchè ciò avvenga.
Sembra che Berlusconi si sia fatto portare la lista dei votanti per prendere coscienza dei traditori.
Oltre agli assenti, la differenza pare l’abbiano fatta cinque parlamentari che votando contro hanno emesso la sentenza di condanna: Giustina Destro, Antonio Buonfiglio, Roberto Antonione, Fabio Gava e Giancarlo Pittelli.
Assenti invece Santo Versace, Calogero Mannino, Francesco Stagno D’Alcontres e Luciano Sardelli.
Per ora ancora fedeli, Straquadanio e i tre ex finiani Adolfo Urso, Andrea Ronchi e Pippo Scalia.
Subito dopo Il Cavaliere ha convocato un vertice nella sua residenza romana, Palazzo Grazioli, con i coordinatori del PDL Ignazio La Russa e Denis Verdini, il segretario Angelino Alfano, Umberto Bossi, Maroni e Calderoli. Bossi è stato il primo ad andarsene. E’ noto che il senatur abbia chiesto al suo storico “alleato” di fare un passo “di lato” per far posto ad Alfano che garantirebbe il processo di federalismo che gli sta tanto a cuore.
I prossimi giorni saranno davvero interessanti.
Vanessa Seffer

 

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IX Stage di Formazione Socio-Politica di Filaga. Al via la “scuola estiva” della politica

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“Il meridione faccia fronte comune per uscire dalla crisi”. Docenti, storici, economisti, tutti conordi nell’idea che il federalismo non può penalizzare le regioni del Sud ma deve rappresentare un’occasione di rilancio. Se n’è discusso oggi nel secondo giorni di dibattiti a Filaga, dove ha avuto inizio anche la seconda edizione della “International Summer school”. L’evento, promosso dalla Libera Università della Politica, ha avuto inizio nell’ambito degli stage della politica, giunti alla nona edizione. Tema centrale di quest’anno è il sud e il federalismo fiscale. “Come scrisse nel 1974 padre Pintacuda – dice il vicepresidente della Libera università della politica, Roberto Caggia, la questione meridionale per essere affrontata richiede nuove strategie culturali e nuovo agire politico che si fonda una classe dirigente responsabile”.

Presente anche lo storico Pasquale Hamel, per il quale “bisogna evitare il rischio di asfissianti tassazioni, che potrebbero essere causate da un comportamento poco responsabile degli amministratori. La Sicilia – ha aggiunto Hamel – ha lavorato in passato contro il fronte dell’unità delle regioni meridionali, sfruttando l’autonomia regionale, ma con esiti disastrosi. Adesso è tempo di invertire la rotta”. Oggi sono stati circa 60 gli studenti provenienti da varie parti del mondo, che hanno ascoltato anche gli interventi del preside della facoltà di scienze politichedell’università di Palermo, Antonello Miranda, dello scrittore Aurelio Pes e del gesuita padre Franco Beneduce. È intervenuto anche il direttore, Emilio Giammusso: “Per lo sviluppo del sud è necessario puntare sullo sviluppo del capitale sociale”. Le lezioni proseguiranno per tutta la settimana.

Le lezioni della Summer School proseguiranno domani alle 9 sul tema “Le istituzioni, la politica e l’economia del meridione italiano: dall’unificazione all’Italia federale”. Introduce e coordina: Giuseppe De Santis, esperto programmazione Regione Siciliana. Lezioni di Manlio Corselli, professore di Filosofia politica, Antonino Corsaro,docente di Diritto pubblico comparato dell’Università di Catania, Dino Paternostro, giornalista, Vanessa Seffer, Social network e associazione onlus Il Valore delle Piccole Cose.

In serata, dalle 20,30, incontro-dibattito su “L’Italia federale, il Sud e l’identità siciliana”. Interverranno tra gli altri Benedetto Adragna, senatore del Pd, Giovanni Avanti, presidente della Provincia, Salvatore Lentini, deputato Mpa dell’Ars, Nello Musumeci e Carlo Vizzini, senatore Pdl.

BY

30 AGOSTO 2010

 

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E-Government: teorie e pratiche nei Paesi Maturi e in via di Sviluppo

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E-Government: teorie e pratiche nei Paesi Maturi e in via di Sviluppo

A Roma questa settimana, si è tenuto un interessantissimo seminario che ha raccolto in una tavola rotonda docenti della London School University, docenti italiani, indiani e africani, per discutere di E-Governament e di E-Governance. Ma cosa s’intende, dato che se ne legge tanto e se ne sente parlare sempre più spesso e ci si riempie la bocca di inglesismi che sembrano farci fare un figurone e invece spesso rischiano di non chiarirci le idee. Sono due termini entrambi traducibili in italiano con la parola “Governo”. Ma il significato è sensibilmente differente.

“Government” è infatti traducibile con la modalità classica di Governo, attribuita ad una entità statale o comunque legittimata a governare da parte dello Stato. Per similitudine “Government” è l’organizzazione dell’attività di governo formalmente prevista dallo statuto ed esercitata.
“Governance” è invece l’attività di governo di un territorio (o di una organizzazione) che deriva dall’insieme delle iniziative e delle attività messe in campo da tutte le componenti sociali che caratterizzano quel territorio. La Governance è la gestione delle politiche pubbliche, che non vede lo Stato come unico attore, ma anche attori pubblici e privati.
Potremmo dire che: Government e Governance convivono, e sicuramente l’E-Government svolge un ruolo fondamentale nella E-Governance.
Con il termine E-Government, si fa riferimento oggi, all’utilizzo di tecnologìe innovative nelle Pubbliche Amministrazioni (PA) per fornire servizi ai cittadini. La rapida diffusione di internet e delle tecnologìe di rete hanno reso possibile l’erogazione di molti servizi on line, come quelli bancari, postali, Lottomatica, acquisto biglietti, informazioni, chioschi telematici attraverso i quali effettuare pagamenti e controllare il proprio conto.
A questo proposito, nel seminario di Palazzo Vidoni, dopo i saluti del Presidente di Think, The Innovation Knowledge Foundation che lo ha sapientemente organizzato, e di Carlo Mochi Sismondi, Presidente di Forum PA, il prof. Antonio Cordella della London School of Economics ha parlato dell’urgenza della riforma nell’amministrazione pubblica.
Quali sono gli obiettivi? E cosa si può fare nel nostro contesto italiano? E’ corretto parlare di E-Government quando l’utilizzo delle tecnologìe innovative nelle pubbliche amministrazioni sono veramente un contributo evidente al miglioramento dei servizi resi agli utenti, i cittadini, le imprese.
La Pubblica Amministrazione vive oggi una grave crisi d’identità e necessita di un nuovo paradigma, un nuovo programma di azione: dobbiamo chiederci quale sia il futuro dell’e-Government. L’innovazione è continua e nella PA dev’esserci un progresso costante, in tutti i campi. Forse ci sono strutture inutili e di cui si può fare a meno. Ci vuole un perimetro più flessibile. Si può governare attraverso la rete. Ma come possiamo farlo? Cosa ci serve? Il paradigma dell’Open sembrerebbe la risposta. Il G Cloud, una tecnologìa adottata prima dai Comuni di Udine e Faenza rendendo pubblici i dati relativi al bilancio e dal 10 ottobre di quest’anno anche dal Comune di Firenze, fortemente voluto dal suo sindaco Matteo Renzi, che invece ha proposto altre nove aree tematiche: l’Istruzione, la Sicurezza e la Mobilità, l’Ambiente, l’Amministrazione, la Cultura e il Turismo, le Opere Pubbliche, lo Sport, la Sanità e il Sociale, diventando di fatto da pochi giorni l’amministrazione comunale più avanzata d’Italia.
E’ venuta in aiuto la dott.ssa Flavia Marzano, Presidente dell’Ass.ne Stati Generali dell’Innovazione, che ha espresso quanti benefici possa dare il modello Open Government Cloud alla Pubblica Amministrazione, ma resta il fatto che i cittadini vogliono essere ascoltati, che l’utente oltre ad accedere alle informazioni, desidera esprimere il proprio parere e rendersi parte attiva del processo di modernizzazione che può vivere la sua città. Gli analisti sono entusiasti del Cloud, la crescita è rilevante, ma le Amministrazioni temono ancora l’eventualità del ricatto dei fornitori, per la visibilità del sistema, per cui ancora non si sentono pronte a sostenere questo modello.
La professoressa Shirin Madon, indiana, docente Ordinario di Information Systems and International Development alla London School of Economics, ha raccontato che in India hanno varato una legge secondo cui nessun indiano dovrebbe aver fame, pertanto già solo per questo si potrebbe far causa milioni di volte al Governo. In questo Paese sono sorti invece moltissimi gruppi di auto aiuto che suppliscono alla mancanza di Government, che favoriscono gli incontri di “villaggio” e che riducono il ruolo degli attori del contesto rurale per capire meglio quali siano i bisogni, le necessità dei cittadini e degli agricoltori in prevalenza dato che la stragrande maggioranza del popolo indiano vive nei campi lavorando la terra. Poiché non ci sono forum elettronici, non c’è ancora rapporto fra imprenditori e cittadini. La distanza socio-politica è troppo grande.
Anche il professor Mammo Muchie, etiope, direttore del Research Centre of Development Studies and International Relations alla Alborg University (Danimarca) e Tshwane University (Sud Africa), ha fatto presente che nei paesi africani non c’è alcuna strategìa per affrontare la mancanza imprenditoriale nei sistemi di Government. C’è sempre la promessa di maggior trasparenza nell’erogazione dei servizi e di un minor livello di corruzione, ma la scorrettezza dei governatori è sempre stata sotto gli occhi di tutti, e il loro ruolo è sempre stato opinabile. “Mettendo davanti l’Africa sosterrete l’umanità” ha detto il prof. Muchie, chiedendo maggior attenzione ai Paesi occidentali per il Sud del mondo.
Secondo Ivan Illich, grande filosofo contemporaneo austriaco e teologo, ma ricordato anche come un anarchico cristiano, considerato uno dei più grandi sociologi del nostro tempo, scomparso nel 2002, la sostituzione dei valori nella nostra società ne ha fatto una realtà piuttosto carente. La crisi planetaria ha le sue radici nel fallimento dell’impresa moderna, cioè la sostituzione della macchina all’uomo. Non c’è più equilibrio nella triade “uomo – macchina – società”, dunque l’uomo è diventato schiavo della macchina e un ingranaggio della burocrazia. “Esistono delle soglie che non si possono superare – dice Illich – infatti, superato il limite, lo strumento da servitore diviene despota. Oltrepassata la soglia, la società diventa scuola, ospedale, prigione e comincia la grande reclusione”. Solo in una società “conviviale” questo pericolo viene scongiurato secondo Illich, cioè in una società dove lo strumento moderno sia utilizzabile dalla persona integrata con la collettività e non riservata ad un gruppo di specialisti che detengono il controllo e quindi il potere assoluto. “Conviviale” è la società in cui tutti possono accedere allo strumento per disporre di beni e servizi allo stesso modo.
Così Claudio Forghieri, direttore scientifico della rivista E-Gov,  ha presentato un piano per un ideale progetto per una Pubblica Amministrazione predittiva, che hanno cioè lo scopo di prevedere gli sviluppi futuri. Innanzitutto dei canali one to one a basso costo come sms, mail ancora meglio, social network, attraverso i quali poter comunicare le informazioni, per ottenere un canale dove tutti i cittadini, convivialmente, possono lasciare pareri, notifiche. Poi un Business Intelligence, cioè un nuovo modello di relazione che si basa sull’anticipazione dei bisogni del cittadino. Così l’Openess, i servizi che l’utente installa quando servono, come le funzioni che si trovano sui propri canali bancari, postali ecc.. E il Social Networking, per dialogare e reperire informazioni utili, conoscere le opportunità di un territorio da un altro territorio. Infine le SmartCities, ossia i cittadini come sensori del mondo: indossare cioè dei sensori di rilevamento per dare informazioni per una serie di cose, per esempio  l’inquinamento, il traffico, il tempo di attesa alla posta, per essere più collaborativi e fare un controllo più capillare del proprio territorio.
Certo ci vorrebbe una formazione adeguata, la cultura della funzione pubblica e della politica, come cura della polis, della città.

Vanessa Seffer

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La strana situazione della guerriglia romana

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La strana situazione della guerriglia romana

Il 15 ottobre scorso hanno sfilato per le strade del centro di Roma migliaia di giovani, donne, uomini, di famiglie provenienti da tutta Italia con bambini, che chiedevano un futuro, un lavoro, un tempo migliore, perché la sensazione è davvero quella di avere perso il controllo della propria vita e di non avere idea di quale sia il nostro futuro. Ma un gruppo, circa un centinaio, di ragazzi violenti si sono impossessati di una notissima Piazza, la nota San Giovanni, quella dove si trova la Cattedrale di Roma e dove si svolgono le più significative manifestazioni politiche, anche travestite da feste canore come quella del 1° Maggio, per ridurla un colabrodo, in barba alle forze dell’ordine che apparivano decisamente impreparate ad affrontrare la rivolta prevedibile degli infiltrati delinquenti.
Mentre pacificamente si protestava in tutto il mondo, in 952 città per l’appunto, oltre 80 Paesi, compresa quella Grecia dove il tasso di suicidi ogni giorno, dato di cui non si parla perché fa rabbrividire, che vede palcoscenico di simili fatti soprattutto il Partenone scelto simbolicamente per dire “basta!”, vedendo protagonisti aggregazioni di giovani fare amicizia in questo momento terribile di difficoltà per tutti, cercando di trovare insieme delle soluzioni, di riflettere sostanzialmente senza trincerarsi dietro a bandiere, simboli o ideologie che in questo momento non servono a nulla ma solo a sfuggire sempre di più alla soluzione, a distrarre dal problema e a restare poveri e senza energie, qui a Roma si è trovato il modo e il tempo per dare sfoggio dell’ennesima prova di stupidità, dell’immoralità che ci sovrasta, dell’indegnità che ci attanaglia.
Ma tutto questo avrà avuto qualcosa a che fare con il voto in più che ha confermato la fiducia al Governo con 316 si e 301 no? E con le nomine – lampo di nuovi vice ministri e un sottosegretario, che stanno costando agli italiani solo 4 milioni e mezzo di Euro? Perché il Governo Berlusconi è una tassa occulta per tutti gli italiani e di questo siamo un po’ stanchi dal momento che, sia chi lo ha votato che chi non lo ha fatto, fa fatica ad arrivare a fine mese e non può accettare in silenzio questi giochetti di palazzo attendendo la manna dal cielo!
Parlando con la gente che ha sfilato per le strade di Roma, andando personalmente a fare un giro per curiosità, per stanchezza e senso del dovere, mi sono resa conto che questa manifestazione è stata davvero il frutto di un movimento interiore che esercita una pressione e la sensazione di essere tutti ormai vicini alla soglia della povertà, con il terrore di poter non avere un tetto sulla testa un giorno o l’latro, di poter non avere un’istruzione decente per i nostri figli o le cure necessarie fra poco, perché tutti stiamo invecchiando e i nostri bisogni si accomunano. Il popolo del 15 ottobre era un popolo che si muoveva per fame, perché servo in un modo o nell’altro del sistema, perché spaventato di non avere più nulla su cui contare. La manifestazione del 15 ottobre somigliava a quella di cui abbiamo studiato sui libri di Storia, è simile a quella dell’inizio della Rivoluzione francese, 1789/99, periodo di radicale sconvolgimento sociale che costituì un momento epocale di cambiamento della storia del mondo, la cui principale conseguenza fu l’abolizione dell’Ancien Règime.

Vanessa Seffer

 

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IL TOCCO DELL’ANGELO

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IL TOCCO DELL’ANGELO

Con i tempi che corrono non è più bello pensare di essere “divinamente protetti”?
Troppa negatività, solitudine, tasche sempre più vuote, rabbia, malumore, niente lavoro, l’amicizia che è una parola sempre più sconosciuta, la famiglia un’ immagine che si va diradando, i progetti di tutti noi sono sogni sempre più sbiaditi..
Qualcuno che ho incontrato poco tempo fa in una circostanza davvero molto casuale, mi ha parlato degli Angeli, in particolare del nostro Angelo custode.
Ammetto di essermi preoccupata in prima istanza, nonostante abbia ricevuto un’educazione molto cattolica e la preghiera all’Angelo sia stata una costante della mia vita, questa è stata forse una cosa effettuata meccanicamente, senza convinzione, non ci ho dato mai un peso davvero.
Adesso qualcuno mi aveva fatto notare che non siamo soli, che qualcuno ci segue dalla nostra nascita e che possiamo fare ricorso a lui se ne abbiamo bisogno, perché sta lì, pronto e felice di aiutarci e tenerci per mano, se solo gli chiediamo di farci da guida e ad entrare in connessione con lui.
Impressionante! Affascinante!

Non so se ho voglia di crederci perché mi sento davvero molto sola o perché mi sento nei guai visto il periodo tanto complicato che stiamo vivendo un po’ tutti, ma mi rassicura l’idea di sapermi in compagnia di un paziente amico che tollera i miei malumori e mi protegge nonostante tutte le cattive idee che mi vengono.
Ma che cosa è un Angelo? Nella Sacra Scrittura gli Angeli più importanti, gli Arcangeli, hanno il nome di Dio iscritto nel loro nome, tutti e tre i loro nomi finiscono per El, che significa “Dio”. Sono i messaggeri di Dio, gli stanno dinanzi e portano Dio agli uomini.
Papa Pio XII, Paolo VI, Giovanni Paolo II e Benedetto XVI hanno parlato ed esortato addirittura gli Angeli e li hanno pregati pubblicamente, chiedendo ai fedeli di mantenere da quaggiù “relazioni di familiarità con i loro invisibili compagni di strada, chiamati a divenire un giorno i loro visibili compagni d’eternità”.
Papa Pio XI confidò che si rivolgeva all’Angelo custode al mattino e alla sera, ma anche ogni volta che doveva incontrare qualcuno col quale sapeva di dover avere una conversazione difficile.
Papa Giovanni XXIII diceva che “la presenza degli Angeli penetra e avvolge tutta la storia dei secoli: accanto ai progenitori nostri, e poi ai condottieri del popolo eletto, ai suoi re e profeti, fino allo stesso Gesù ed agli Apostoli suoi”.
Tutta la vita di Gesù, dalla sua nascita all’Ascensione è circondata dall’adorazione, dall’attenzione e dal servizio degli Angeli.
Si può credere a questo oppure no, si può aprire il cuore a questo incontro che non è un impegno, anzi, sembra che Dio abbia dato loro il compito di starci accanto, quindi siano loro ad avere un grosso impegno con noi, di seguirci in ogni istante, nostro malgrado, come un’ombra d’Amore inconsapevole al nostro fianco. Noi esseri umani siamo così bisognosi di credere in qualcosa, perché molti di noi da piccoli parlavano con un amico invisibile?
Eppure ci sono delle testimonianze e tante coincidenze a supporto di esperienze, racconti, insegnamenti, che lasciano più che dei dubbi molte speranze.
Intanto a Roma, da domani comincia un percorso, in parte artistico in parte dedicato alla preghiera agli Angeli, che sarà un cammino fra le Chiese dedicate agli Angeli, fra arte e fede. Si potranno ammirare opere di grandi artisti, visitare Chiese meravigliose e Santuari per poter meditare e cogliere il “tocco dell’Angelo”. Ogni 29 del mese ci sarà un percorso dedicato per un intero anno, a partire da domani, 29 novembre 2011. Primo percorso: Castel Sant’Angelo e Angeli del Ponte; Chiesa dei Frisoni SS. Michele e Magno; Scala Santa.
Ore 14.00 partenza dalla Basilica San Giuseppe al Trionfale, via Telesio 4/B Roma.
Ore 18.00 Santa Messa in onore dell’Arcangelo Michele in Basilica.
Guida spirituale: Don Wladimiro Bogoni
La parte storico- artistica è curata da Laura Minniti, bravissima e ispirata pittrice di Angeli, dell’Associazione Culturale “Bell’Italia 88”. Suo l’angelo della locandina.


Contributo 9 Euro, che in parte verrà devoluto in favore della Mensa dei poveri.

 

Vanessa Seffer

 

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GIOVANI MUSULMANI IN ITALIA: UN’INTEGRAZIONE POSSIBILE?

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GIOVANI MUSULMANI IN ITALIA: UN’INTEGRAZIONE POSSIBILE?

 

Interessante presentazione della ricerca “G2: una generazione orgogliosa” a cura del prof. Mario Abis al Centro Studi Americani di Roma,  seguita da una discussione con un professore dell’Università di Padova, Renzo Guolo, e dal direttore di Reset, Giancarlo Bosetti. A seguire l’attesa tavola rotonda presieduta da Giuliano Amato, Presidente del Centro Studi Americani, Massimo D’Alema, Gianfranco Fini, Federico Ghizzoni Presidente di Unicredit, Giorgia Meloni e Maurizio Sacconi.
Vale la pena riportare il pensiero di ciascuno sull’argomento spinoso dell’immigrazione ma di più dell’integrazione, parola che sembra essere spiacevole per i giovani di seconda generazione che vivono nel nostro Paese e che percepiscono come una mancanza, un’amputazione, qualcosa da colmare.
Mi è gradito sottolineare la presenza di una donna musulmana nella moderazione delle due parti del pomeriggio, quella con i docenti e quella con i politici, la bella dott.ssa Karima Moual, che ha firmato il significativo filmato sulle giovani musulmane che vivono in Italia, di apertura ai lavori dell’incontro.
La parola che apre il filmato è HARAM: PECCATO. La giovane intervistata da Karima Moual è andata via di casa, fuma, vive la sua vita rispettando se stessa  ma sente di aver tradito la sua cultura e la cultura di suo padre che non la riconosce più come figlia. Lei ritiene di vivere nel “peccato” secondo la sua religione, perché non vuole sposarsi ma vuole lavorare ed essere libera.
Il prof. Abis ha indagato il mondo musulmano in Italia, riscontrando nei giovani di seconda generazione, cioè nati e cresciuti in Italia da genitori che sono venuti nel nostro Paese precedentemente, per lavoro o motivi socio-politici, un modello di interculturalità basata sulla reciprocità e sulla doppia appartenenza. La domanda di integrazione è una richiesta di rispetto della frammistione fra la cultura italiana, occidentale con quella della propria tradizione familiare. L’orgoglio di essere portatori di una cultura da conservare e da valorizzare, perché in questo caso la doppia appartenenza è un valore e una ricchezza, per loro e per i nostri figli.
La Primavera Araba, o il sogno di essa, è il prodotto della percezione che si è avuto del nostro Paese. Invece si è trovato, per chi ci è arrivato, un Paese in declino, chiuso, diffidente, mentre lo si pensava ricco e aperto. L’11 settembre è sentito come il momento cruciale di passaggio per questo cambiamento di rotta, il sostanziale momento di cambiamento dell’opinione, da dove inizia l’indebolimento valoriale. Gli italiani ignorano cosa sia l’Islam, la complessità del mondo islamico, le differenze che ci sono all’interno di esso. Il ruolo negativo che giocano i media quando semplificano ed esibiscono i fatti estremi, mostrando gli aspetti ignoranti che suscitano l’indifferenza o il rifiuto. Questo a sua volta nei musulmani che sono da noi provoca un’altra reazione: “non mi vuoi conoscere, allora io mi chiudo sempre di più in me stesso: recupero la mia identità islamica associandomi con i miei simili soltanto, come ripiego”.
La pratica religiosa è un altro momento di identità che soddisfa questo ruolo al posto della famiglia o della comunità se queste sono carenti, come fanno le associazioni.
G. Fini ha precisato che la politica italiana dovrebbe volare un po’ più alto, che in 6 anni il fenomeno degli emigrati nel nostro Paese è raddoppiato da 400mila a oltre 900mila unità, e che 572mila ragazzi sono nati in Italia fra questi. Parlare di immigrazione o di semplice convivenza significa a questo punto non comprendere la trasformazione che è in atto e a cui siamo chiamati, e la componente musulmana è notevole nella nostra società. L’interazione culturale e la mediazione è necessaria. I giovani di seconda generazione che vivono nel nostro Paese sentono risuonare la parola “integrazione” come negativa perché sembra assumere una perdita di identità, perché loro si formano nel nostro Paese che è lo stesso dove ci s’interroga su come affrontare questo fenomeno. Il fenomeno dell’emigrazione è necessario per favorire il fabbisogno dell’Economia e costruire la società del futuro. I ragazzi sono insoddisfatti perché senza risposte da parte della società ospitante. Questi ragazzi non vedranno mai l’Italia come la Patria intesa in senso stretto, cioè come la terra dei loro padri, ma come la Nazione dove si condividono i valori, ecco la cittadinanza attiva ed ecco la ricchezza che può essere condivisa dagli italiani. E’ necessario però un superamento delle differenze e dei pregiudizi, le fobìe allontanano tutto questo.
Per Bosetti l’obiettivo di Reset è promuovere il dialogo e la cultura del dialogo, nel rispetto dei diritti di ciascun individuo, per una maggiore ed efficace conoscenza tra le diverse culture basata sulla dignità, l’uguaglianza, il rispetto, senza manipolazioni e discriminazioni. D’altronde la prima generazione di emigrati ha trovato da noi una politica in crescita, la seconda generazione una politica in difficoltà e in tensione. Quindi non più un passaggio verso l’Eldorado, ma dalla disperazione all’incertezza assoluta. Anche loro adesso chiedono soluzioni a questa situazione triste che stiamo vivendo nel nostro Paese e in Europa. Occorre introdurre più pratiche interculturali, i ragazzi stranieri e non apprezzano moltissimo la conoscenza di nuove atmosfere.
Per Giorgia Meloni la questione si iscrive perfettamente nella situazione giovanile italiana. Perché i giovani percepiscono con senso d’inferiorità la parola “integrazione”? La sua idea è la costruzione di un’appartenenza armonica con il Paese di provenienza o d’origine. Il ministro non si sente vicina alla cultura della tolleranza, preferisce la cultura del “rispetto”. Si tollera qualcosa che si sopporta. Il rispetto presuppone la valorizzazione dell’identità fiera e forte, insieme allora si può costruire qualcosa di straordinario. Non si deve rinunciare a ciò che si è per dialogare, come al crocifisso o al velo. “Quando l’uomo pensa Dio sorride” il proverbio ebraico, ricordato dal ministro, che evidenzia quanto linguaggio stereotipato nei confronti degli immigrati e non solo, come il pensiero del neopapà N. Sarkosy: “l’Italia è di chi la ama”. C’è di meglio andando a scomodare Renan: “la Nazione è un plebiscito che si rinnova ogni giorno”.
Maurizio Sacconi ha parlato dell’Arcivescovo di Canterbury che disse di accogliere la Scozia per il multiculturalismo laico. Poi si è soffermato sulla Cina, che considera l’Italia suo partner per le politiche sociali (previdenza..). “Noi favoriamo la libertà di religione per evitare le patologie in nome delle quali creiamo un martirio religioso che non è utile – ha detto Sacconi – si chiede la conoscenza di usi ed educazione civica, non un esame di diritto pubblico. I cinesi cucinano h24, non è facile vivere con loro in un condominio”.
Federico Ghizzoni, Presidente di Unicredit, spiegando che fra gli immigrati che hanno il conto corrente da loro il 75% hanno il “Conto TU” e i migliori clienti sono gli ucraini, certamente migliori degli italiani. Nelle agenzìe tradizionali la quota degli stranieri è in forte crescita e nel 2015 ne sono previsti il 15% contro l’attuale 11%. E’ un motore per la crescita di un Paese la presenza degli immigrati ed anche una grande opportunità. Ci sono certamente delle criticità, questa va regolata. Cosa può fare un’azienda per favorire questo processo? Unicredit è presente in 50 Paesi nel mondo. In questi Paesi 25mila dipendenti sono musulmani. Due donne tra questi sono top manager, di cui una pakistana. 16 executive, fra cui 7 di nazionalità diverse. Una presenza etnica importante. Si gestisce nel rispetto delle radici locali. A capo delle banche si cerca sempre di inserire del personale locale, che sia in grado di avere rapporti privilegiati con la gente del luogo. Questo dà i suoi frutti. Gli altri Paesi  e le altre banche non lo fanno. I francesi a capo delle loro agenzìe mettono solo direttori francesi, i tedeschi solo tedeschi, gli americani solo americani.
Il prof. Renzo Guolo ci ha ricordato che in Italia non abbiamo nessun modello di assimilazione come in Germania, in Francia o in Spagna. Siamo un Paese debolissimo che non ha niente da proporre. Senza cittadinanza come si può proporre integrazione? Ma anche la cittadinanza non si può dare indiscriminatamente. Ci vuole lealtà politica e poi la scuola. La scuola italiana vive sulla vocazione degli insegnanti che senza programmi e scarsamente pagati, con pochi mezzi, senza risorse, devono supplire alla funzione dello Stato, accogliendo nelle classi questi ragazzi che a malapena certe volte parlano qualche parola di italiano. Ci sono altri mezzi chiaramente come internet, Al Jazeera per socializzare, oltre alla scuola, luoghi di culto che hanno questa funzione di agenzìa di socializzazione. Quindi urge un rafforzamento della scuola pubblica. Inoltre sarebbe bene che facessimo emergere le personalità islamiche di riferimento con cui dialogare e confrontarci, per indicarci i meccanismi dell’integrazione e del dialogo, piuttosto che tendere alla ghettizzazione per paura e per apparente disinteresse.
D’Alema ha parlato di imbarbarimento più che di decadimento valoriale. “Abbiamo un disperato bisogno di immigrati. La paura genera pericoli. Il 23 ottobre 2011 è un giorno importante per la Tunisia, ci sono le elezioni per un Paese democratico. In tutti i giorni precedenti a questo evento i loro politici sono venuti da noi per fare propaganda e questa è stata un’ottima occasione per fare politica estera. Non siamo riusciti a fare una legge per la libertà religiosa. La politica dell’immigrazione è difficile, ma le politiche etnocentriche sono in declino dovunque nel mondo. Un’assunzione di responsabilità è fondamentale. Regole comuni europee per non mettere a rischio l’equilibrio, questo è giusto, altre cose dette per me non sono giuste. Perché dobbiamo rendere ostile la presenza di questi ragazzi che sono una risorsa fondamentale per il nostro Paese”.
La verità è che nessun Paese europeo è arretrato quanto l’Italia in tema di immigrazione. Non si può negare che la questione vada discussa con spirito aperto e proiettato al futuro, studiando delle regole e senza chiuderci nelle incomprensioni. Partire poi dalla scuola è fondamentale: i ragazzi sono più pronti degli adulti ad accogliere ed accettare i cambiamenti della società e non hanno paura. Per un processo virtuoso di integrazione civile ci vuole reciproca comprensione e rispetto. Se un ragazzo di 14 anni si percepisce diverso perché non è cittadino, è ovvio che può sentirsi attratto da richiami negativi, anche se poi si ritrova a tifare per la Roma, allora tocca a noi, alla scuola, ai suoi insegnanti e a chi deve mettere in condizioni la scuola di avere i mezzi sufficienti, di far sentire il giovane accolto, parte di un gruppo, inserito e protetto.

Vanessa Seffer

 

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